your defense attorney

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L'aria ghiacciata avvolse il mio corpo come una lama affilata, facendo vorticare qualche fiocco di neve nel vuoto per pochi secondi. Non provai neanche a stringermi nella felpa o a riscaldare le mani che stavano andando lentamente in cancrena, così lentamente che non me ne stavo neppure accorgendo.
Il freddo era un buon modo di lasciare perdere il dolore emotivo per focalizzarti sugli effetti che stava compiendo sull'organismo; le mani gelate, le labbra screpolate, i brividi così forti da farti barcollare.
Se solo avessi potuto provarlo, quel freddo. E poiché non potevo provarlo a pieno, ero costretta a tenermi anche il dolore emotivo.

Tradita da un collega, un compagno di squadra. Tradita da un amico.

Il Prozac - il calmante che Natasha mi aveva somministrato - stava ancora placando un po' i miei istinti omicidi, ed in qualche modo offuscava la mia mente in maniera parziale.
Però quella fitta al petto, quel fastidioso scalpello che scavava il cuore, continuava ad essere più imperterrito che mai, troppo forte per farmi dimenticare del fatto che Tony era stato troppo preso dal suo ego e dalla sua smisurata sicurezza di sé anche per applicare qualche protocollo di protezione in più.

Era questione di ore, e tutto il mondo avrebbe letto la composizione del mio DNA e le valutazioni degli psicologi. Era, invece, questione di minuti prima che i New Yorkesi potessero venire con torce e forconi sotto la Torre, per farmi fuori o sbattermi in galera per sempre.

Avevo fatto anche ricerche su Helmut Zemo e avevo scoperto innumerevoli cose sul suo conto che lo rendevano il candidato perfetto per essere il mio assassino. Senza togliere che era stato lui la causa per cui la Civil War si era scatenata.

Una lacrima di rabbia mista a tristezza sfuggì dall'austera compostezza che mi stavo sforzando di mantenere, scivolando rovente sulla guancia rossa e fredda. La eliminai meccanicamente con la manica della felpa e continuai a tenere gli occhi fissi in avanti, rivolti allo skyline che si poteva vedere perfettamente dall'attivo della Avengers Tower.

"La vista non è male, ma converrebbe che tu ti dedichi ad altre cose più importanti." esordì la voce maschile alla mia destra.

"Credevo di aver detto a Jarvis di chiudere le porte dall'interno." dissi a voce bassa, permettendomi un solo sguardo in direzione dell'uomo di fianco a me.

"Quell'intelligenza artificiale può avere potere sul resto degli Avengers, ma non su di me." ribatté, puntando anche lui lo sguardo sull'orizzonte.

Sospirai, formando una nuvoletta di vapore acqueo quando rigettai fuori l'aria. "Che che cosa vuoi, Fury? Se cerchi il responsabile di questo incredibile putiferio, parla con Stark."

Nick sbuffò e mise le mani in tasca, scuotendo la testa come si farebbe quando si parla con un bambino cocciuto. "Ho già parlato con Stark. Sono qui per altro."

"Sputa il rospo."

"Voglio darti un consiglio."

"Un consiglio? A me? Credevo mi disdegnassi." commentai casualmente, lanciando un secondo sguardo all'uomo col giacca nera.

"Credi bene. Ma volevo solo avvertirti del fatto che tutto il mondo ha fatto una petizione per portarti davanti alla corte con tempi massimizzati. Quando quei file sono stati divulgati, le ultime sessantamila firme necessarie sono state raggiunte in meno di dieci minuti. Se non vuoi finire in galera, ti consiglio di trovarti un buon avvocato, Wyatt."

Sulla mia schiena fu caricato l'ennesimo masso, l'ennesimo peso che in un modo o in un altro era legato al mio passato. Era un fardello di cui non mi sarei liberata perché non c'era giorno che qualcosa non continuasse a ricordarmi chi ero stata negli ultimi ottant'anni, sia nelle cose buone che avevo fatto nel 107esimo, sia nelle cose cattive che avevo fatto durante il mio periodo con l'HYDRA.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now