court is adjourned

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Washington D.C.
Day one of Corporal Wyatt v. the People.

La Capitale, quella mattina, era particolarmente trafficata e rumorosa, oltre che estremamente bagnata dal temporale in corso; l'acqua veniva giù a secchiate, e io stavo facendo del mio meglio per avere una presa salda sull'ombrello, che veniva sbatacchiato a destra e sinistra dal vento. Non stava facendo per niente bene ai miei nervi, siccome ero già fin troppo tesa e preoccupata. Certo, confidavo nel mio avvocato, ma allo stesso tempo continuavo ad essere terrorizzata. E il primo giorno di udienza non era neanche iniziato a pieno regime! Io e Alexander continuammo a percorre tutta la Independence Avenue a fatica, cercando di non collidere con le pozzanghere e di non bagnarci gli abiti eleganti.

"Mai stato a Washington D.C. ?" chiesi spontaneamente, guardando con la coda dell'occhio l'espressione di Alexander mentre svoltavamo per entrare nella Corte Suprema. Un brivido freddo mi percorse la schiena non appena vidi i giornalisti già accalcati sulla porta, pronti a farmi domande e veri e propri interrogatori.

L'uomo smise di guardare l'edificio del Congresso e si schiarì la gola. "Oh, no, ci sono stato numerose volte. È solo che... me la ricordavo diversa, in tutta franchezza." ammise, sistemandosi il nodo della cravatta con una mano sola.

Capivo quella sensazione. Eravamo a pochi passi dall'ex-Ministero della Guerra, dove ero entrata a far parte delle truppe Americane. Ora, era tutto così moderno e irreale, e questo era così strano, da una parte. "Lo capisco. Ah, il buon vecchio 1940." sospirai appena.

"Già." rispose in un sussurro che aveva tutta l'aria di avere una punta di... tristezza? Non indagai oltre solo perché eravamo arrivati a qualche metro dalla prima orda di giornalisti. Poi, riprese. "Qualunque cosa ti chiedano, tu non rispondere. Mantieni una faccia neutrale; non vuoi che inizino le speculazioni fin da subito. Anche nell'Aula, fai la stessa cosa e non evitare troppo lo sguardo del Giudice, perché o guardi lui o guardi me. Ogni altro movimento viene interpretato male."

"Capito."

Mi sistemai la gonna e presi un gran respiro. Ora o mai più.

Nel momento in cui io e Hamilton entrammo nel campo visivo dei giornalisti, questi ultimi si precipitarono verso di noi per fare domande e chiedere il rilascio di una dichiarazione. Li ignorai, nonostante li sentissi sempre più vicini al mio spazio interpersonale, come la stretta di un pitone. Anche con la pioggia, erano inarrestabili.

Io e il mio avvocato salimmo le scale e attraversammo il colonnato, sostando nell'ampia sala d'ingresso per qualche minuto. La sicurezza ci guardò di sottecchi, ma era chiaro che non erano proprio felici di vedere una pluriomicida terrorista sostare nel loro raggio di azione. Chiusi l'ombrello, scrollandolo sul tappeto, e mi diedi una sistemata al tailleur.

"Vuoi incontrare Mr Powell e Mr Barber? Sono i membri dell'accusa." proruppe Hamilton.

Deglutii, mordendomi l'interno della guancia. Da una parte, volevo vedere chi avrebbe fatto di tutto per mandarmi in galera come riteneva giusto, ma dall'altra... beh, dall'altra preferivo rimanere all'oscuro. Predissi un attacco di panico e un patetico tentativo di imbarazzante conversazione. "No. Voglio vedere l'accusa solo al momento del processo."

Alexander annuì e mi fece un cenno con la testa. "Dopo di te."

Ripresi a camminare, il suono dei tacchi che rimbombavano in quell'ambiente spoglio e austero.

Non ero pronta.

***

"Tutti in piedi. Attenzione, attenzione. Tutti i cittadini qui presenti comparsi davanti all'Onorevole Giudice Harriet Williams, giudice della Corte Suprema ora in seduta per conto della Repubblica Federale, si avvicinino, prestino testimonianza e saranno ascoltati. Dio salvi la Repubblica e quest'onorevole corte. La seduta ha ora inizio. Prego, sedetevi." annunciò l'usciere.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now