countdown to death

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Distolsi lo sguardo dall'ex-agente HYDRA e mi affrettai alla grande vetrata del salotto, guardando verso il basso per capire cosa stesse succedendo. Dall'alto, i civili che correvano via e si disperdevano sembravano formiche spaventate alle quali avevano distrutto la casa di sabbia. Un'automobile era abbarbicata sul marciapiede, fumo che usciva dal cofano e il metallo del muso accartocciato contro un muro. Il vetro posteriore era imploso, e forse anche quello davanti, seppure non lo riuscissi a vedere. In teoria, non avrei potuto vedere neanche tutti quei dettagli ma, grazie al siero che avevo nelle vene, anche la mia vista era stata ottimizzata al massimo. Ora che ci pensavo, quella macchina aveva tutta l'aria di essere stata presa sotto tiro, e non di essersi schiantata per sfortuna dell'autista. I lanciagranate facevano danni simili.

"Cosa succede?" chiese John, affiancandomi e osservando anche lui il gran caos a svariate decine di metri più in basso.

"Una macchina si è schiantata. Devo andare a controllare." risposi sbrigativa e facendo già per allontanarmi verso la porta. Non potevo di certo dire che era stata colpita da qualcuno con un lanciagranate.

"Vengo anch'io." affermò con decisione l'altro.

Stavo per ribattere, ma tanto valeva che venisse anche lui. Non mi avrebbe recato alcun danno, o almeno speravo. Sospirai e gli feci un cenno vago con la mano, agguantando il parka e infilandomelo distrattamente mentre uscivamo dall'appartamento.
Aspettai che John chiudesse la porta dietro le sue spalle e premetti il pulsante dell'ascensore. Come se fosse stato programmato, nel momento in cui sfiorai la freccia rivolta verso il basso sull'elegante placchetta in metallo, un boato assordante attraversò il Rutherfordium Building, facendolo oscillare pericolosamente e di certo in una maniera più violenta di quanto fosse usuale per un grattacielo di trecento e passa metri.

Mi acquattai sul grès, non avendo altri appigli, e lasciai che la mia gamba sinistra scivolasse più indietro rispetto all'asse del corpo, così che, combinato con la presa dei palmi aperti sul pavimento, potessi avere una specie di equilibrio. Pregai di non avere un attacco di panico in quel momento.

Dal canto suo, John aveva tutto il peso del corpo contro la spalla che appoggiava alla porta ed una mano ben salda sulla maniglia. "Ma che ca–"

"Devo chiamare il Capitano!" lo interruppi, puntando un gomito al pavimento e bilanciando meglio il peso mentre liberavo una mano per prendere il telefono dalla tasca della giacca.

Il grattacielo smise di oscillare all'improvviso, lasciando sia me che il ragazzo interdetti. Per alcuni attimi, nessuno dei due osò muoversi o cambiare posizione. Allo scadere dei dieci secondi di assestamento che ci eravamo entrambi concessi, riprendemmo i nostri movimenti.

"Cosa diavolo è stato?!" domandò John, lasciando finalmente andare la porta.

Mi rimisi dritta e premetti di nuovo il pulsante dell'ascensore, ma che questa volta non diede segno di vita: nessuna luce, nessun suono che segnalasse l'arrivo della cabina. Potevo già iniziare a sentire la paura e il terrore risalire dalla punta dei piedi, ma mi sforzai di essere forte e maniere l'auto controllo. "Mi piacerebbe saperlo, ma al momento so solo che l'ascensore non funziona." replicai amareggiata.

"Ci sono le scale antincendio." disse il biondo, indicando una pesante porta ignifuga alle mie spalle.

"È chiusa a chiave?"

"Temo di sì."

Strinsi i denti e feci due passi indietro, per poi colpire la serratura con un calcio ben assestato. Grazie al Vibranio che concentrai su un punto ben distinto della mia gamba, la porta, seppur blindata, si spalancò e sbatté contro il muro con un rumore metallico. "Forza."

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ