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Ero sfinita. Una persona potrebbe domandarsi: 'ma un supersoldato può sentirsi stanco?' La risposta è sì, specialmente quando il siero che ti hanno iniettato era ancora un work in progress ricavato dal DNA di Steve Rogers.

Ansimai, appoggiando le mani sulle ginocchia e sperando che Bucky potesse occuparsi dell'ultima decina di guardie rimaste. Gettai un'occhiata alle mie spalle e osservai tutta quella serie di corpi per terra, chi senza vita e chi solamente in stato incosciente. Non volevo fare una strage del genere, ma Meg non mi aveva lasciato altra scelta. Ma dico io, lo squadrone Sigma poteva risparmiarselo.

Quella maledetta costola sembrava aver smesso di fare male, oppure mi ero semplicemente abituata al dolore e avevo relegato il potenziale danno in un angolo del cervello. Il tessuto osseo, purtroppo, non era stato potenziato per potersi rigenerare alla stessa velocità degli altri tessuti. Certo, non ci sarebbero volute sei settimane per guarire, ma questo non toglieva che il fastidio c'era.

"Zelda! A destra!" esclamò Bucky.

Riattivai la maschera e schivai la scossa di un taser per un pelo. L'uomo davanti a me indietreggiò, consapevole di essersi bruciato l'unica chance di colpirmi a distanza ravvicinata. Presi una rincorsa davvero corta, mi ancorai alle sue braccia e gli tirai una ginocchiata nello stomaco. Vedendo che l'avevo già portato in ginocchio, mi limitai a girargli intorno per colpire la nuca col mio gomito. Non sarebbe morto, ma il dolore lo avrebbe messo fuori uso per un po'.

Mi voltai verso Bucky e vidi che era in difficoltà; almeno cinque guardie l'avevano messo praticamente al muro, e aveva finito le munizioni.

"Jarvis, Protocollo Hanged Man." bisbigliai, cosicché nessuno potesse notare che stavo per cogliere tutti di sorpresa.

Il familiare rocchetto di filo di ferro iper-elastico prese forma all'interno di due delle mie numerose tasche. Estrassi il primo e, con passo felpato, mi avvicinai ad una delle guardie che Bucky stava cercando di respingere. Usando il polpaccio dell'uomo come primo punto di appoggio, appoggiai l'altro piede sulla sua schiena. Colto di sorpresa, cadde all'indietro ma, prima che potesse toccare il pavimento (e anche venirmi addosso), srotolai tutto il filo intorno al suo collo e mi feci da parte con un salto laterale. Avevo chiaramente attirato l'attenzione, ora.

"Prendi qua!" dissi ad alta voce, lanciando un rocchetto di filo anche a Bucky, che lo agguantò senza sforzo.

L'uomo a terra si contorse, provando ad allentare il fil di ferro dalla sua trachea, ma più si muoveva e più aggravava la situazione. Va da sé che, secondi dopo, era morto.

Due guardie si avventarono su di me, ma fui più veloce: evocai le lame negli stivali e feci un passo avanti prima di sferrare un calcio rotante. Mi spostai quando vidi che avevo centrato entrambi i loro torsi e avevo fatto diversi danni. Nel frattempo, mi assicurai che Barnes stesse facendo buon uso dell'ultimo rocchetto di filo di ferro – e vidi con piacere che stava facendo un ottimo uso di esso, perché era riuscito ad avvolgerlo intorno a due uomini in contemporanea.

Feci rientrare le lame sporche di sangue all'interno delle scarpe e mi concessi un minuto per riprendere fiato. "In questo momento vorrei solamente un bicchiere di acqua congelata."

"Per farti venire un spasmo esofageo? No, grazie." replicò Bucky, ed io mi voltai a guardarlo come se avessi visto un fantasma.

"Da quand'è che sei un medico, scusami?" gli chiesi, genuinamente interessata.

"Da quando mi hai detto che avremo dei figli, sono pronto per qualsiasi evenienza."

"Lo sai che succederà fra tipo cinque anni? E non farò bere acqua congelata ad un neonato?"

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now