can't remember

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Spalancai gli occhi, che incontrarono subito il soffitto bianco della stanza da letto.

Mi ero già dimenticata del fatto che eravamo tornati all'Avengers Tower qualche ora prima, per fortuna, aggiungerei. Il Quinjet era molto lento durante il volo, la modalità Stealth non funzionava e Jarvis era operativo a scatti così come le luci all'interno del velivolo. Chiaramente, non erano condizioni ottimali per poter volare a lungo, ma hey, io e i Science Bros avevamo fatto del nostro meglio per rattoppare il jet alla bell'e meglio.

La camera era ancora buia, i vetri oscurati per la modalità notturna. Allungai una mano e tastai il comodino di fianco al letto fin quando non trovai la radiosveglia, che agguantai e attirai a me con poca delicatezza. Il filo si tese pericolosamente, ma io non ci vedevo per colpa degli occhi ancora poco collaborativi. 2:27.
Cosa diavolo ci facevo sveglia nel cuore della notte?

Beh, la risposta non tardò ad arrivare.

Mi misi seduta, sistemando meglio il cuscino dietro la schiena. Lanciai uno sguardo in direzione di Bucky e lo sentii mormorare cose incomprensibili. Oramai il mio cervello aveva creato un meccanismo che mi faceva svegliare non appena sentissi il ragazzo iniziare ad agitarsi per colpa degli incubi. Ma Buck non sembrava che stesse avendo un incubo - stava parlando nel sonno, sì, ma non in maniera allarmante o spaventata. Non capivo cosa stesse dicendo, ma non mi sembrava il caso di svegliarlo, così mi girai su un fianco, riabbassai il cuscino e provai a riaddormentarmi.

Ormai il sonno, però, mi era passato. Attesi interminabili minuti nella speranza di poter tornare a dormire, ma alle 3 in punto ci rinunciai. "Ah, al diavolo." borbottai, togliendomi la coperta di dosso e alzandomi dal letto cautamente. Affarai il telefono dalla scrivania ed uscii dalla stanza, lanciando un ultimo sguardo al mio fidanzato.

La Torre era inquietante di notte: nessuno in giro, le luci spente, il silenzio irreale. Sembrava di camminare in un sogno, piuttosto che un edificio nel bel mezzo di Manhattan. Entrai nell'ascensore e chiesi a Jarvis di portarmi in cucina. L'atmosfera era spaventosamente familiare. Mi ricordava di quel giorno che avevo incontrato l'allucinazione malefica di Easton. Dio, avevo ancora i brividi a pensarci. Eppure... avrei potuto giurare che quella versione di mio fratello che aveva creato il mio cervello dipendente dal Vicodin voleva avvertirmi su qualcosa. Qualcosa di reale. Se lo avessi detto a qualcuno, allora sì che sarei stata presa per pazza. Mi tenni il pensiero per me e versai del caffè freddo in una tazza, aggiungendo uno schizzo di latte e mezzo cucchiaino di zucchero, giusto per soddisfare la mia voglia improvvisa di dolci e cibi zuccherati.

Rimanere in cucina per più di un minuto mi mise l'agitazione addosso, così me la diedi a gambe fino al penultimo piano, nel laboratorio di Tony, dove riattivai l'illuminazione e mi misi a sedere su uno sgabello, sorseggiando la bevanda fredda e sfogliando alcune cianografie per tenermi occupata.

"Che diamine, il mio rifugio mi è stato fregato."

Sussultai, colta di sorpresa, e rischiai di far cadere anche la tazza sui fogli blu. "Maledizione, Tony!"
Per qualche strana ragione, non lo avevo udito arrivare.

"Mi raccomando, macchia anche i miei progetti e te li faccio ridisegnare da capo. A mano." aggiunse l'uomo, raggiungendomi e mettendosi a sedere su uno sgabello di fianco al mio. "Che ci fai qui?"

Eravamo tornati alle conversazioni amichevoli e sarcastiche, e a me andava benissimo. Più passava il tempo, più mi rendevo conto di quanto fossi stata stupida ad essermi arrabbiata con Stark, praticamente il mio salvatore. "Non riuscivo a dormire." risposi con una scrollata di spalle.

"Incubi?" s'informò, voltandosi verso di me.

"Nah. Meccanismi di difesa per gli incubi che hanno gli altri." accennai un sorriso, aggrappando istintivamente una mano intorno alla dog tag di Bucky che portavo al collo. "Tu, piuttosto?"

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now