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Mi liberai finalmente degli elettrodi attaccati alle mie tempie e mi tolsi anche la flebo, sibilando infastidita dal pensiero che avevo qualcosa infilato nelle vene. Bruce mi diede un batuffolo di cotone con un pezzetto di scotch ed io non esitai ad attaccarmelo sul braccio.

"Non è al top della completezza, ma è il massimo che posso fare in una Facility ancora in costruzione." si giustificò Banner, introducendo i campioni nel sequenziatore per DNA.

Scrollai le spalle, osservando tutti i macchinari medici con sguardo assente. "Potesti avere anche soltanto un computer di metà secolo, e faresti comunque un lavoro grandioso." risposi, cercando di non guardare troppo le mani che ancora venivano percorse da fremiti sconnessi.

Bruce sospirò e si spinse indietro gli occhiali con il medio, accennando un sorriso. "Eppure non ancora riesco a capire cos'hai."

"Quella non è colpa tua."

"Ti ho dato la diagnosi sbagliata e ho rischiato di farti avvelenare; ti pare che non sia un po' colpa mia?"

"Stavi solo cercando di alleviare il mio dolore. Ormai il Vicodin è acqua passata."

Era veramente acqua passata. Avevo lasciato quel farmaco per sempre. Shuri mi aveva avvertito che non avrei avuto più bisogno e, nonostante la forza dell'abitudine dei primi giorni mista alla leggera dipendenza che avevo purtroppo sviluppato, avevo smesso definitivamente. Sembrava che non ci fosse più motivo per prenderlo, in ogni caso. Ma ora i tremori e il dolore ai nervi delle mani erano tornati, più imperterriti che mai.

"Come mai sei tornata in anticipo?" domandò Bruce, appoggiandosi alla scrivania mentre i macchinari laboravano silenziosi.

"Avevo la strana sensazione che qualcosa non andasse," confessai la mia assoluta mancanza di prove concrete per aver infranto una legge. "Ma a quanto pare mi ero sbagliata. Ho solo ignorato un'interdizione di volo temporanea e ho trovato lo SWORD ad aspettarmi all'aeroporto."

"Lo SWORD? Quello SWORD che ha accordi extraterrestri?" corrugò la fronte l'uomo, guardandomi oltre le lenti degli occhiali.

"Ho solo capito qualcosa al riguardo delle armi senzienti e di come devono disassemblarne una," rimuginai. "Ma suppongo che sì, stiamo parlando dello stesso SWORD."

"Zelda, temo che la tua sensazione non sia infondata, dopotutto," disse Banner, per poi aprire la linea dell'intercom sul muro. "Potete raggiungerci nell'ala est del Compound? Nel laboratorio sotterraneo, livello -5." comunicò.

Non udii risposta, ma sentii chiaramente l'intercom venire riappoggiato sul suo supporto. Di certo non aveva parlato con Bucky, che era nella nostra stanza a provare a bypassare i file di Easton che lo SHIELD non aveva neanche avuto la decenza di decriptare per noi – e poi aveva parlato al plurale. Per quanto mi riguardava eravamo solamente in tre all'interno del novello Avengers Compound.

"Bruce, chi altro è qui dentro?" diedi voce ai miei pensieri.

Neanche un secondo dopo, che balzai all'indietro quando qualcuno attraversò letteralmente il soffitto e si librò con estrema precisione e delicatezza per posare i piedi sul pavimento. La Gemma scintillava brillante sulla fronte e il suo mantello ondeggiava appena, come smosso da una brezza inesistente. "Chiedo scusa per l'intrusione, ma l'ascensore non è ancora funzionante." si scusò Visione.

Troppo presa alla sprovvista per poter articolare anche un solo suono, fui ancora più sbigottita quando anche Wanda varcò la soglia del laboratorio fluttuando in aria grazie alle sue sfere energetiche. "Zelda." disse, anche lei quasi sorpresa di vedermi lì.

"Che cosa significa questo?" chiesi, alternando il mio sguardo su tutti i presenti della stanza.

"L'arma senziente di cui parla lo SWORD," riprese Banner, facendo un cenno nella direzione del sintezoide. "È Visione."

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now