a broken mirror

388 35 17
                                    

Inizialmente ero combattuta tra il dire quello che mi aveva detto mio figlio subito oppure aspettare ed ascoltare prima la storia dei giornalisti accalcati contro le porte della Avengers Tower. Decisi che forse era meglio decidere sul momento, siccome ognuno avrebbe avuto reazioni differenti.
Dal corridoio potevo sentire i miei colleghi mormorare indistintamente ma, non appena misi piede nella stanza, il chiacchiericcio cessò e calò il silenzio, mentre diverse paia di occhi si posarono su di me.

"Dunque, cosa vogliono i giornalisti?" chiesi con nonchalance dopo pochi secondi che fui entrata.

Mi misi a sedere alla mia solita sedia fra Bucky, che era arrivato assieme a me, e Tony, che invece già si trovava lì da un pezzo e davanti a sé aveva già accumulato tre tazze vuote di caffè lungo. Era evidente che era agitato, bastava vedere come si faceva rigirare fra le mani una penna e la torturava, tenendo lo sguardo afflitto fisso su di essa.

"Qualcuno ha intenzione di iniziare a spiegarmi cosa succede?" ribattei, mentre l'impeto di conoscere qualunque cosa mi stesse nascondendo il resto della squadra iniziava a risalire dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli.

Steve, il leader del gruppo, lanciò un'occhiataccia a Tony, che alzò stancamente la testa e ignorò categoricamente il Capitano. Quando feci contatto visivo con Natasha, ella guardò altrove, nella direzione di Clint che scuoteva la testa, quasi indignato, mentre si rimetteva gli apparecchi acustici. Bruce riprese a scrivere qualcosa sul suo taccuino. Sam fu l'unico a sostenere il mio sguardo per più di cinque secondi, ma fu troppo poco per riuscire a decifrare quello che gli stava passando per la testa.

Quell'attesa snervante non mi stava aiutando per nulla. Se non sarebbero stati loro a parlare, avrei rotto io il silenzio. "Va bene. Nessuno dice nulla, allora ve la dico io una cosa: mio figlio, il ragazzino di nome Johnathan, mi ha detto che fra circa un decennio morirò per colpa di un uomo chiamato Zemo."

Bucky prese la mia mano da sotto il tavolo e la strinse, infondendomi un po' di coraggio.

All'improvviso tutta l'attenzione tornò su di me. Tony tornò vigile e mi fissò con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, un espressione che in quel momento stava iniziando ad accomunare anche gli altri. Il modo più brusco e meno delicato di comunicare le cose lo avevo inventato io, perché in meno di dieci secondi avevo riportato alla realtà sei persone che erano intente ad ignorarmi.

Sam provò a dire qualcosa, ma lo riuscii a fermare prima, interrompendolo con la domanda che mi assillava già da un pezzo. "Adesso, perché quei giornalisti vogliono parlarmi così disperatamente?"

A quel punto Steve strinse un pugno e la sua mascella si contrasse, mentre il suo sguardo indurito si posò di nuovo su Tony. "Stark." lo chiamò soltanto con voce bassa e rauca.

"Mi dispiace, Zelda." disse con un tono di voce basso e greve Tony, mentre evitava il mio sguardo accuratamente.

Corrugai la fronte e inclinai la testa di fronte alle scuse. Scuse poi, per cosa? Cambiai leggermente posizione, per essere rivolta con il busto verso Tony.

"Diglielo e basta." intervenne Natasha sbrigativa, impegnata a pensare ad altro, molto probabilmente.

"Dirmi che cosa? Tony, ti prego!" gridai, sull'orlo dell'esasperazione. Mi stavano tenendo tutti sulle spine ed io non potevo resistere più; perché nessuno parlava? Che cosa era potuto succedere di così grave?

"I tuoi file HYDRA e SHIELD sono trapelati. La Torre ha ricevuto un attacco hacker che ho provato a respingere, ma i firewall sono andati giù lo stesso per una manciata di secondi e, al momento del ripristino, tutte le tue informazioni erano state decriptate. Le stavo re-criptando manualmente, ma l'hacker ha fatto un accesso da remoto al sistema e anziché rimettere tutto in sicurezza, ho caricato i tuoi file su internet per colpa dei comandi sballati dall'hacker." vuotò il sacco Tony, più mortificato che mai.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now