to protect and to defend

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"Hai fatto un attentato a T'Chaka?"

"E ho ucciso le Dora Milaje, oltre a diversi poliziotti della scorta."

Rimasi in silenzio, lasciando che la conversazione fra me e Natasha morisse così, con i crimini commessi nei confronti nel predecessore e padre di T'Challa. Diverse paia di occhi continuavano ad essere puntate su di me. Ebbene sì, avevo dovuto vuotare il sacco e, se prima mi ero tanto impegnata per nascondere ogni singola azione compiuta per conto dell'HYDRA, adesso stavo raccontando tutto quello che mi ricordavo nei minimi dettagli.

"Se ti presenti lì come se nulla fosse, ti spareranno a vista." esordì Tony.

Alzai gli occhi al cielo, per poi rivolgergli la mia piena attenzione. "Wow, come avevo fatto a non immaginarmelo prima?" replicai sarcastica.

"Lo so che avevi bisogno di me per capirlo." si vantò facendomi l'occhiolino.

Seppure la situazione fosse molto delicata, non potevo non sorridere al comportamento egocentrico e saccente di Stark.
Dio, quello era il mio testimone di nozze. Chissà che diavolo avrebbe combinato al mio matrimonio.

"Non ho intenzione di lasciarti in queste condizioni, lo sai vero? Anche tu devi sbarazzarti dell'HYDRA." intervenne Bucky per la prima volta, smettendo finalmente di torturarsi le unghie con i denti. Era la prima volta che lo vedevo così nervoso.

"Lo so, Buck, lo so," sospirai e gli presi la mano sinistra, intrecciando le sue dita di metallo con le mie. "Ma non ho altra scelta: se rimango a New York, rischio la morte e morirò definitivamente fra circa un decennio," rabbrividii alle mie stesse parole, ma continuai lo stesso. "Ma se vengo in Wakanda, mi uccideranno lo stesso."

"Magari non ti riconoscono," ribatté Steve. "Sono passati cosa? Trent'anni? T'Challa era un bambino all'epoca e hai detto di aver ucciso le guardie reali. Non ci sono testimoni."

"La storia si tramanda, Capitano, anche senza prove o testimoni esterni. T'Chaka avrà raccontato a suo figlio gli avvenimenti dell'attentato almeno cinquanta volte – per metterlo in guardia. Lo fanno tutti i genitori con un minimo di sale in zucca." commentò Clint, che di famiglia se ne intendeva.

Seguì un altro momento di silenzio. Abbassai lo sguardo e contrassi la mascella. Ero a corto di idee.

"Il criceto che corre nel tuo cervello non ancora si stanca di andare alla velocità della luce?"

Sobbalzai con un grido soffocato, e Bucky strinse involontariamente la mia mano, rischiando anche di rompermi un paio di dita. Gemetti piano e lui rilasciò la presa, mormorando parole di scusa.

"Cosa sta succedendo?" si alzò in piedi Tony, guardandosi attorno con aria circospetta.

Bruce alzò le sopracciglia e i suoi occhi parvero illuminarsi quando capì quello che stava succedendo. "Non di nuovo..."

"È qui." sentenziai, volgendo il mio sguardo verso l'alto ed incontrando gli occhi della mia allucinazione di Easton, che torreggiava di fianco a me con un'espressione pacifica.

"Hai preso il Vicodin?" chiese Sam, cauto e pacato.

"Giusto due ore fa." risposi mentre gli lanciavo un'occhiata.

"Oh, non era l'astinenza da quella roba a scatenare le mie apparizioni." commentò Easton con una scrollata di spalle.

"Cosa ti sta dicendo?" si allarmò Bucky, poggiando la mano sul mio ginocchio.

"Che le mie allucinazioni non dipendono dalla mancanza del Vicodin." riferii con tono piatto, troppo sorpresa e spaventata per poter aggiungere anche le mie considerazioni personali.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora