34. Salvataggio

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Sara parcheggiò il pick-up di lato alla macchina di Timothy e capì immediatamente che qualcosa non andava. Tim non parcheggiava mai lì e mai così storto, dimenticando di raddrizzare le ruote.

All'interno della macchina, in cui Sara sbirciò senza ritegno scendendo dall'automezzo, c'erano due soprabiti che le pareva di conoscere.

Poi vide un volto familiare, quello di Bassim, uno dei giovani tirapiedi di Lennart e il suo cuore accelerò. Cosa ci faceva lì? Sperò che non ce l'avesse mandato Richard, perché avrebbe significato che sapeva dov'era e quindi che gli aveva mentito.

Nel 1983 era stato messo in vendita il primo telefonino, il Motorola DynaTAC 8000X, detto "il mattone". Costava più di cinquemila dollari, ma non appena era stato possibile Richard ne aveva regalato uno a Sara, per permetterle di contattarlo in qualunque momento... dopotutto, a che serve essere un gangster se non a rimanere ogni singolo dannato momento in contatto con la tua ragazza? Tuttavia si trattava di un apparecchio poco pratico, che lei non portava con sé, ma che adesso aveva lasciato nella valigia, in camera. Sara sapeva che se lì c'era Bassim era ovvio che anche Lennart, o comunque qualcuno dei suoi uomini fidati, fosse da qualche parte, così decise di raggiungere la propria camera senza passare dall'ingresso principale. Passò dietro la macchina di Timothy, abbassandosi, poi corse verso il retro della casa. Come sperava, la finestra della cucina era aperta, così ci si infilò dentro.

Lennart la stava aspettando in piedi, con un coltellaccio da carne in mano.

«Ciao, Sara» La salutò, tranquillo «Come mai una ragazza perbene come te entra dalla finestra e non dalla porta?»

«Lennart» disse lei, minacciosa «Che diavolo ci fai qui?»

«Io e Richard abbiamo visto le tue... piccole lettere. Le tue letterine piene di cose carine. Così sono venuto qui ad ammazzare il tuo... com'è che lo chiami? Fiore»

«Lascialo in pace»

«Altrimenti?».

Sara allungò una mano verso lo stipetto in cui Mark teneva i coltelli, ma Lennart schizzò in avanti con un passo preciso, aggraziato, da ballerino, e lei dovette schivare per non farsi mozzare le dita.

«No no no» Lui scosse la testa «Non ti permetterò di armarti, principessina della violenza. So cosa sai fare con un coltello. Anzi, tu mi seguirai e guarderai» arricciò il labbro superiore, scoprendo i denti «Guarderai mentre torturo il tuo uomo»

«Non è il mio uomo. Richard è il mio uomo» replicò lei «Anzi, lo era. Mi aveva promesso solennemente che non sarebbe mai entrato nel mio studio senza permesso. Un uomo che non mantiene le sue promesse non è più un uomo»

«Come osi?» Lennart divenne rosso come se lo avessero insultato personalmente «Come... come osi tu? TU? Che l'hai tradito, che hai fatto comunella con... come diavolo osi?»

«È stato Richard a mandarti qui, non è vero? Avete letto insieme le lettere. Razza di comari ficcanaso»

«Non permetterti!»

«Mi permetto eccome, Lenny! Io sono l'Artiglio. Tu sei solo uno dei tanti. Un burattino usa e getta. Un pupazzo che non conta nulla».

Lennart fece un passo avanti, con freddezza, stringendo il pugno sull'impugnatura del coltello

«Adesso sei tu a non contare nulla. Hai tradito l'onore di Richard. Hai tradito la famiglia e tutti noi. Meriteresti un fato peggiore della morte, ma il signor Maverick è magnanimo» si leccò le labbra «Lui non ti ucciderà. Ha deciso di eliminare solo lui, come monito per quelli che si mettono contro la famiglia. Dovresti essere grata al capo, dovresti chinare il capo, non minacciarmi. Adesso sono io l'Artiglio, bambina mia, come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio»

Il Fiore e l'Artiglio + Versione fantasy estesa +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora