26. La scoperta del boss

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Richard controllò per prima cosa le carte sul tavolo: alcune erano bollette, altre lettere ancora nella busta, quelle che lui credeva fossero una corrispondenza con Sascha, amichetta e confidente di Sara fin dalle elementari. Come fosse possibile che un fiore velenoso come l'Artiglio avesse bisogno di una confidente per parlare di "cose da femminucce" era un mistero per Richard Maverick, ma egli amava questo mistero e lo rassicurava sul fatto che anche la ragazza che aveva accanto era una donna con una sua fragilità e che non avrebbe mai tentato un coup d'etat contro di lui.

«Aiutami, Lenny» Ordinò «Abbiamo da cercare...».

Lennart sbuffò sottovoce, per non farsi sentire dal suo capo, e aprì uno scrigno di legno posato vicino alla scrivania, scoprendo che conteneva una pistola, una custodia con dentro un coltello che puzzava vagamente di formaggio e due fasci di lettere e biglietti.

«Ho trovato dei biglietti, capo!» Esclamò «Sicuramente gli appunti sono qui»

«Ok, dammene metà, li scorriamo velocemente e vediamo se c'è qualcosa che ci serve...».

Lennart obbedì e i due cominciarono a leggere. Richard si faceva più rosso in volto man mano che andava avanti, la mascella sempre più rigida, i denti sempre più serrati.

«Capo» Disse all'improvviso Lennart, contento «Ho trovato una carta che segna l'indirizzo di un esportatore altern... capo!» trasalì «Che succede?».

Richard Maverick girò lentamente la testa per guardarlo negli occhi. Il suo sguardo sembrava iniettato di lava, contornato di aloni scuri e lacrimoso per la stanchezza.

«Sara non è andata a stare da un'amica» Disse, con voce ferma e roboante «Sara mi sta tradendo»

«C-cosa, capo?»

«Ha raccontato ogni singola cosa che io abbia fatto in questi anni» prese un profondo respiro «Sta usando degli pseudonimi per tutti, ma si capisce benissimo. So cosa ho fatto ed è tutto scritto qui» lanciò un'occhiata alle lettere imbustate sul tavolo «Scommetto che lì c'è il resto»

«È possibile che tu abbia capito male...»

«No» Richard inspirò sibilando «No. Non sono stupido. Guarda, parla anche di te» gli indicò un punto della lettera «Vedi? Ti chiama Righini»

«Righini?»

«Per le maglie, scemo. Io sono Tu-sai-chi» Richard indicò un altro punto del testo «E il suo misterioso contatto, la persona a cui ha scritto in tutto questo tempo, non è nemmeno una donna. È un uomo, lei lo chiama Fiore»

«Magari è un malinteso... e poi quella scrittura non è di Sara...»

«Certo che non è di Sara!» quasi urlò Richard «Sono le risposte alle sue lettere! Si firma Fiore! FIORE! E la chiama "Artiglio". Brutto figlio di...»

«Capo, per me è tutto un malinteso»

«Non oso sperarlo. L'unica cosa che spero è che sia uno scherzo o un brutto sogno».

I due malavitosi si precipitarono a leggere il contenuto delle buste sulla scrivania. Lennart grugnì diverse volte, arrabbiato, ma non disse nulla. Lessero per più di un'ora.

«Chi diavolo è Tony?» Quasi urlò Richard all'improvviso «Chi è questo Tony che Sara deve andare a trovare al più presto? Viene citato in ogni lettera... in ogni singola lettera... qui dice che Tony la DIVERTIRÀ parecchio e che è una ragione sufficiente per tornare... per tornare...».

Lennart girò una delle buste e lesse l'indirizzo.

«Capo» Disse «Queste lettere vengono dal Texas»

«Dal Texas?»

«Sì, capo».

Richard si portò la lettera al naso, chiuse gli occhi e l'annusò con una lunga inalazione.

Le minuscole particelle odorose si staccarono dalla carta e penetrarono nelle narici dell'uomo, sfiorando i suoi sensibilissimi recettori olfattivi simili a quelli dei canidi, stimolandoli come lampi su una lastra di metallo. Un'immagine si formò immediatamente nella mente di Richard: l'enorme giovanotto dai capelli rossi, con la faccia spellata dal sole, che al funerale di suo padre aveva aiutato Hector Ugalde a passarla liscia.

«Capo...» Mormorò Lennart «... Chi...»

«Forse so dov'è andata a stare» Richard stritolò il foglio fra le mani «E so cosa sta facendo. Sta pianificando la mia caduta...»

«Non esageriamo, capo»

«Ma hai letto queste lettere? Mi odia, in realtà! Mi odia!» ansimò, stringendo e tirando la carta, causando piccoli strappi su quella superficie una volta liscia «E lei e Fiore stanno pianificando di vendermi, lo so»

«Ma neanche sappiamo chi...»

«So benissimo chi è Fiore» Maverick gettò la lettera per terra e ci posò sopra il piede «Sento la puzza disgustosa del grasso sulle sue dita che impregna le lettere. Questo "Fiore" è l'uomo che ha fatto uccidere uno dei miei, il traditore che per poco non faceva ammazzare mia madre. Quel maledetto bastardo avrebbe fatto bene a restarsene a spalare letame, invece che mettersi contro di me, perché questa volta lo ammazzo davvero. Lennart!»

«Dimmi, capo»

«Domani mattina partirai. Porta con te tre uomini fidati e Pirata: andate a uccidere Mark McWoodland. Fatelo soffrire, se ci riuscite di fronte a lei. Non voglio una morte pulita, lo voglio sparso su tutto il prato»

«Il cugino di Sara?»

«Lui»

«Ma... e che c'entra Pirata?»

«Voglio che ammazzi anche quella stupida cagna di fronte a Sara. Falle capire che le menzogne non le tolleriamo. Falle capire che se non torna da me, se non mi giura fedeltà, se non si pente, facciamo la stessa cosa a sua madre. E poi a suo padre. E se ancora non ha capito, anche a lei. Terrorizzala e riportala qui. E ammazza quell'idiota di McWoodland, ricordati bene»

«D'accordo, capo» Lennart sorrise, arricciando il labbro superiore fino a scoprire le gengive, deliziato «Sarà un onore grandissimo. Lo sparpaglierò come una margherita da "m'ama non m'ama"»

«Vai a prepararti. A mettere a posto le cose con quelli della coca ci penso io con Stephen... dopotutto tu hai trovato il bigliettino che ci serviva».

Lennart si inchinò brevemente, come faceva quando era euforico, e uscì di corsa dalla stanza, per telefonare ai suoi uomini fidati.

Richard guardò la stanza di Sara: se non fosse stata dentro casa propria, avrebbe messo fuoco a quel luogo che adesso gli dava la nausea. Camminò intorno alla scrivania, passandovi sopra la punta delle unghie curate. Non poteva credere di essersi fatto prendere in giro così, per tre anni o forse più. Quante risate si era fatta alle sue spalle quella donna! Ma l'avrebbe pagata cara, oh se l'avrebbe pagata cara.

Richard raccolse le carte e decise che non le avrebbe distrutte, ma che avrebbe costretto Sara a leggergliele ad alta voce, una ad una, e che l'avrebbe colpita per ogni volta che in quelle lettere "Tu-sai-chi" fosse apparso ridicolizzato o disprezzato, che l'avrebbe fatta pagare con il dolore e con il sangue per ogni più piccolo errore. Non aveva ancora deciso se usare i propri pugni o una frusta leggera, era indeciso su quanto e quale dolore voleva provocare, ma era certo che non l'avrebbe uccisa, sarebbe stato un peccato troppo grande, ma avrebbe puntato a renderla più docile... l'aveva viziata troppo, fino a quel momento, ed ecco che adesso le conseguenze gli ricadevano addosso.

«Le donne» Mormorò «Vanno trattate come le bestie, addestrate bene, con la frusta, perché non mordano la mano di chi le nutre».

Il Fiore e l'Artiglio + Versione fantasy estesa +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora