31. Mark contro tutti

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«Lo aspetteremo comodi» Disse Lennart, chiaramente a suo agio «E voi!» strillò, rivolto ai suoi compari che lo aspettavano fuori «Se per caso lo vedete arrivare, sparate alle gambe! Non ammazzatelo. È mio!».

Rise forte quando notò che Timothy tremava e lo punzecchiò dietro l'orecchio con la pistola.

«Ops» Gli disse «Potrebbe partirmi un colpo, così, per sbaglio... è per quello che tremi? È per quello che tremi?»

«Non ho fatto niente» replicò Tim «Non hai motivo di uccidermi»

«Non ho bisogno di un motivo per uccidere qualcuno. Ho bisogno di un motivo solo per non ucciderlo» Lennart rise ancora, eccitato «E ora andiamo lì dentro».

Aveva indicato il salottino aperto. Timothy aveva visto nascondersi suo fratello lì dentro e sperò che fosse scappato dalla finestra per andare a chiamare aiuto, anche se non aveva sentito alcun rumore: sapeva bene quanto Mark sapesse essere silenzioso, quando voleva.

«Non ti andrebbe un caffè?» Domandò «Avrete fatto un lungo via-».

Lennart lo colpì alle reni con il calcio della pistola, strappandogli un rantolo, e lo spinse di nuovo

«Credi che io sia nato ieri?» domandò «Credi questo, lurido bastardo mezzosangue?»

«N-no?»

«E lo domandi pure?» Lennart lo afferrò per un orecchio, torcendoglielo dolorosamente «Senti, razza di pezzo di sterco, l'unico motivo per cui non ti ho ancora fatto fuori è che sei una buona esca per tuo fratello e che mi fai da ostaggio, quindi niente giochetti con me»

«Volevo solo essere gentile» rispose Timothy, con voce incredibilmente ferma «Solo questo»

«Beh, sei un ostaggio, non devi essere gentile, devi essere spaventato! E stare zitto!» Lennart lo colpì di nuovo con il calcio della pistola, stavolta sulla parte bassa della schiena «Altrimenti giuro che ti cambio i connotati con le mie mani, sono stato chiaro?»

«Chiarissimo, signore».

Il criminale lo spinse di nuovo, costringendolo ad entrare nel salotto, poi gli si avventò sopra e lo afferrò per i capelli, mettendolo in ginocchio

«Tu rimarrai lì» gli disse «In questa posizione. E io mi siederò lì» indicò con la pistola la poltrona «E ti guarderò. Se farai qualcosa che non mi piace, ti sparerò e sparpaglierò il tuo stupido cervello su tutto il pavimento»

«Perché non posso sedermi sul divano?»

«Perché non posso sedermi sul divano?» lo scimmiottò Lennart, odioso, facendo piccoli gesti affettati con la mano libera «Perché mi piace vederti soffrire, pezzo di sterco. E perché è più difficile rialzarsi in fretta, se stai in ginocchio, così non mi scappi».

Timothy annuì e abbassò la testa, giungendo le mani e iniziando a pregare in silenzio. Pregò che suo fratello potesse riuscire a raggiungere la polizia prima che gli sgherri di Lennart lo trovassero, pregò di non morire lì in quella stanza.

Lennart si sedette comodo sulla poltrona e accavallò le gambe, guardando soddisfatto l'uomo in ginocchio. Si posò la pistola in grembo, ben sapendo di poterla prendere e sparare abbastanza in fretta nel caso in cui l'ostaggio avesse cercato di rialzarsi. Tutto andava secondo i piani, Richard sarebbe stato contento di lui. Magari, si disse, il tradimento di Sara era imperdonabile e gli sarebbe toccato persino di ucciderla! Oh, quanto gli sarebbe piaciuto farla fuori, puntare la canna della sua pistola contro quella testa bionda e premere il grilletto, una bella morte pulita, un colpo solo e si sarebbe liberato di lei per sempre.

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