29. Al lavoro in fattoria!

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«Vuoi che me ne vada?»

«No»

«Quindi cosa vuoi?»

«Che tu resti» Mark inspirò profondamente dal naso, deglutendo «Che tu resti qui. Ma so che non puoi farlo e allora non voglio starti vicino perché so che diventerà doloroso».

Sara si alzò e andò a sedersi accanto a lui. Gli poggiò una mano su una guancia e lo costrinse a girare la testa per guardarla negli occhi. Ormai erano vicinissimi, lui poteva sentire il calore del corpo di lei irradiare come da una stufa.

«Cavoli!» Disse Sara «Sei ancora più grosso guardato da vicino».

Mark ridacchiò, ma fu un suono strano, venato di dolore.

«Ascoltami» Continuò lei «Non dovresti pensare al futuro. Sei tu che me l'hai insegnato. Sei tu il ragazzo senza tempo, che vive qui e adesso, con le sue bestie, in una terra senza età. Quando mi preoccupavo, tu mi rassicuravi. Tu me l'hai insegnato: vivi adesso. "Non pensare al male che verrà quando il tempo passerà, la gioia è transitoria, ma lo sono anche la rabbia e la tristezza. Alla fine, la natura umana e quella animale sono simili in questo e il tempo stesso perdona tutto, compresi i suoi errori". Te lo ricordi?»

«Me lo ricordo»

«E allora perché ci pensi?»

«Perché penso che te ne andrai?» Mark strinse i denti per un istante «Perché bisogna pensare alle cose, se le si vuole evitare».

Sara gli accarezzò una basetta con il pollice, lentamente.

«Anche io sono confusa» Gli disse «Perché pensavo che l'amore per il potere fosse grande abbastanza da farmi rischiare tutto. Perché mi piace incutere paura e camminare al fianco di un re. E poi all'improvviso ho scoperto che non è un re, ma una sanguisuga, e che quel potere non è reale perché viene messo in discussione in ogni singolo istante. Perché se pestiamo i piedi alle persone sbagliate rischiamo una guerra che ci annienterà tutti. Mi sono detta che è per questa che voglio restare qui...» Mark sentì il suo cuore aumentare i battiti quasi con voracità, come le mascelle di un piranha affamato «... Ma non è per questo che voglio restare qui. Non è perché ho paura o sono insoddisfatta del mio posto nel mondo. Mi piace comandare» quasi ringhiò Sara, con un sorriso «Mi piace essere temuta. E tutto il resto, il pericolo e la precarietà, è solo adrenalina e a me piace l'adrenalina. Perciò sono confusa. Perché voglio restare qui?»

«T-tu v-vuoi restare, quindi?»

«Sì. Ma non sono ancora abbastanza convinta se devo essere sincera»

«Ti convinco io» si offrì lui, con entusiasmo

«Ah si, e come? Borbottando in giro, coprendoti la faccia o... qualcosa del genere?»

«No. Sarà diverso. Sarà diverso, vedrai, mi impegnerò al massimo. Stavolta faccio sul serio» lui le afferrò la mano che lei teneva sulla sua guancia e la tenne vicina, premuta contro lo zigomo «Ti faccio vedere come si diverte un cowboy».

Sara rise e gli diede uno schiaffetto con la mano libera.

«Allora il tuo problema era davvero che stavo per andarmene!» Esclamò

«Se c'è anche solo una remota soluzione, io devo tentare»

«C'è ancora un problema. Anche se mi divertissi qui nella magica fattoria, io ho un ragazzo a Los Angeles, e come credo avrai capito mi piace parecchio...»

«Niente affatto» bofonchiò Mark, lasciandole andare la mano «Da quello che ho capito è un tiranno criminale che ti piace solo perché... perché è carino...»

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