28. Guardare in faccia i problemi

100 15 14
                                    

Il toro ruotò le orecchie e passò oltre, raggiungendo le sue femmine.

I cavalli furono riportati nella sella, asciugati e puliti, e solo alla fine fu concesso agli umani di rientrare in casa, lasciando gli stivali incrostati di fango fuori dalla porta.

Timothy sorrise, vedendoli bagnati come pulcini.

«Guarda un po'!» Disse «Ecco i nostri grandi cowboy! Come mai non siete rimasti al pascolo?»

«Le vecchie abitudini sono dure a morire» rispose Mark, a denti stretti «Non ci siamo portati il pranzo. E piove come se ci stessero rovesciando in testa l'oceano»

«Wow» Tim annuì, spostando lo sguardo su Sara «Gli hai sciolto la lingua, mi parla di nuovo! Ora è meglio che vi facciate una bella doccia calda... uno alla volta, si intende...».

Sara ebbe un incontrollato flash, una visione di Mark sotto la doccia, girato di spalle, con i lunghi capelli bagnati che ricadevano sui muscoli della schiena, sulle spalle ampie.

«Prima le signore, giusto?» Continuò Timothy.

Mark annuì. Sara gli passò accanto e gli diede una pacca sul braccio

«Cercherò di non consumarti tutta l'acqua calda» gli disse, prima di salire su per le scale.

Mark si tolse il cappello e fece un minuscolo inchino.

«Ci vediamo dopo».

Timothy sogghignò non appena Sara scomparve al piano superiore

«Com'è andata la giornata?» domandò.
Mark non gli rispose e si tolse la camicia zuppa d'acqua, rimanendo con una canottiera umidiccia.

«Fai quello che vuoi» Timothy si strinse nelle spalle «Io vi ho preparato le miglior bistecche del Texas intero. Non c'è molto da fare, con questo tempaccio. Certo, Tony si divertirà...».

Mark si tolse anche i calzini.

«Tim» Disse, con un profondo sospiro «Sono confuso»

«Per... perché?»

«Non lo so. È per questo che sono confuso. Sento qualcosa... qualcosa che... io non voglio che Sara stia qui!» esclamò con veemenza, prima di addolcire il tono «Ma non voglio neanche che se ne vada, io... io...»

«Che ti ha fatto?».

Mark si sedette sul pavimento e si passò le mani fra i capelli, buttandoli indietro.

«Stanotte...» Iniziò «... stanotte lei...»

«Che avete fatto stanotte?» inquisì Timothy, enfatico

«Io ero giù. E lei mi si è avvicinata e... mi ha fatto paura e...»

«Che è successo?»

«Non lo so» ammise lui «Non lo so. È da quando lei è qui che il mondo è cambiato. C'è qualcosa che non capisco in lei. Pensavo di averla capita, di sapere chi è, pensavo, e invece no... non lo è...»

«Calmati. Dimmi tutto con calma» Timothy gli fece segno di aspettarlo, andò in cucina e tornò con una sedia «Ora mi metto qui comodo e ti ascolto, fratellino».

Mark sospirò, stringendosi i pugni contro il petto.

«Tu lo sai che io sono, sai... come mamma»

«Uno sciamano»

«Uno sciamano. Una cosa del genere» confermò lui «Quasi. Comunque, il mondo mi parla, mi dice delle cose continuamente»

«Le tue voci-non voci. Il mondo che parla senza parlare, con le sue immagini e i suoi odori e le sensazioni. Lo so. Mamma mi ha spiegato tutto»

Il Fiore e l'Artiglio + Versione fantasy estesa +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora