12. Te ne sei accorto, ragazzo?

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Mark aveva appena finito di scavare la tomba nella quale sarebbe stato calato il feretro di Bret Maverick. Erano le cinque del mattino e la sua fronte era già imperlata di gocce di sudore grandi quanto ceci.

Si arrampicò fuori dalla buca, avendo cura di non far franare il terreno, e si sedette sull'erba tenendo il badile in braccio come se fosse un bimbo, vagando con lo sguardo fra i contorni della buca e le altre tombe con cui lo scavo era, fortunatamente, ben allineato.

Il cielo era di un blu quasi grigio, i lampioni che contornavano il cimitero ancora accesi, con la loro luce giallastra che aureolava la testa rossa di Mark.

Paul Grimm era seduto su una sdraio a qualche metro da lui, con le gambe accavallate, e leggeva un libro illuminandolo con una torcia portatile. Succhiava una caramella alla menta, passandosela da una guancia all'altra in modo rumoroso. Tac tac. La caramella batteva contro i denti, prima a destra e poi a sinistra.

«Hai finito di scavare, ragazzo?» Domandò Paul, senza neanche alzare lo sguardo

«Sì» Mark guardò la fossa «Un attimo e sistemo il bordo fossa, poi inizio a montare il calabare»

«Ottimo».

Mark si alzò diede gli ultimi ritocchi ai bordi della fossa, poi cosparse la zona intorno alla buca di sabbia granulare che assorbisse l'acqua, sia per livellare eventuali irregolarità che per rendere più facilmente agibile la zona a familiari e amici che si sarebbero avvicinati per dare l'ultimo saluto, gettando magari un fiore sulla bara.

Deglutì, pensando alle ultime parole che aveva detto a Richard Maverick, il figlio del defunto.

"Ho visto tuo padre nudo, oggi". Che diavolo gli era saltato in mente di parlare così a un ragazzo che aveva appena perso un genitore? Ebbe una fitta di disagio pensando che aveva anche spezzato le dita al morto e che, sebbene poi le avesse rimesse a posto adagiandole ordinatamente, c'era sempre la possibilità che Richard lo capisse. Dannati funerali a bara aperta!

«Come mai non abbiamo un miniescavatore, di quelli cingolati?» Domandò il ragazzo, poggiandosi il manico del badile su una spalla «Ho visto che quelli dell'Anima Christi ce l'hanno, lo hanno preso di seconda mano e non gli è costato molto...»

«Perché sei tu il nostro miniescavatore» ridacchiò Paul «Costi di meno, anche di un macchinario di seconda mano, e non consumi benzina»

«Ma ci metto più tempo»

«È per questo che ti porto qui al mattino presto. E poi ti piace, non è vero?» Paul alzò appena gli occhi dal libro.

Mark, rosso di fatica e madido di sudore, rispose con un leggero sorriso. Era vero: gli piacevano l'odore della terra appena smossa e quello dell'erba al mattino presto, ricoperta di rugiada, gli piacevano il lavoro fisico puro e il manico del badile divenuto liscio a furia di usarlo, la calma tombale del cimitero... ma a volte, solo a volte, avrebbe voluto avere più tempo libero per sé, anche solo per dormire, e scavare a mano una tomba era un lavoro che gli assorbiva davvero un sacco di tempo.

«Quindi che te ne è parso del licantropo?» Domandò all'improvviso Paul.

Mark si bloccò. Licantropo? A quale licantropo si riferiva il suo capo?

«Ehm...» Farfugliò, a bassissima voce «Non... lo so?»

«Non l'hai riconosciuto, eh?»

«Chi?»
«Andiamo, pensaci bene».

Mark chiuse gli occhi. Chi aveva incontrato insieme a Paul, di recente? Forse il signor Hector Ugalde, il messicano, che però non gli era affatto sembrato un licantropo, viste le orecchie di tipica forma umana, con il padiglione non attaccato alla testa, i denti quasi da erbivoro, i movimenti tipici di un uomo della sua età, l'odore non particolare...

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