Capitolo 18

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FEDERICA

Mi insinuo fra la gente lasciandomi trasportare da Camilla, lo shot sta già iniziando a  fare effetto, avverto i sensi andare fuori posto, non mi capacito di come una così piccola quantità di alcol possa mandarmi su di giri in questo modo. Muovo il bacino a ritmo di musica, la sento pulsare nelle vene dandomi la carica giusta per non farmi sentire in soggezione, almeno apparentemente. Scuoto le braccia e cerco di lasciarmi andare socchiudendo gli occhi sotto questa melodia.
Non sembro io, penso.
E forse è proprio questo il bene. Non essere la me che pensa, che ha paura, che non agisce, che rimane inchiodata e impassibile mentre il mondo continua a viaggiare.
Provo a stare al passo della mia amica, e scaccio ogni pensiero riconducibile a quel ragazzo, ho il bisogno carnale di non mandare i pensieri verso la sua direzione, verso le sue mani che probabilmente staranno stringendo il corpo di Luana, o quello di qualcun'altra, il suo profumo che circonda i loro sensi, devo far tacere i pensieri.
Alzo le braccia seguendo le mosse di Camilla, canto a squarciagola strofe di This Feeling dei The Chainsmokers, mentre tutti ci ballano attorno. Inizio ad avvertire i pensieri offuscati dal troppo caos che mi circonda, credo di aver creato il giusto equilibrio tra lo stare bene con la musica quando qualcuno tocca i miei fianchi provocandomi un sussulto, mi volto velocemente divincolandomi dalle mani della persona alle mie spalle. Michael mi sorride, dalle luci soffuse intravedo i suoi occhi azzurri osservandomi attentamente.
Mi rilasso di poco ma mi accorgo che la mia speranza proiettava altre mani.
«Anche tu qui», mi dice all'orecchio.
Non pensavo di incontrarlo ad una festa di Christian, i loro trascorsi da come ho potuto dedurre non sono stati molto amichevoli.
Annuisco.
«Non pensavo di vederti qui», faccio ma mi pento l'attimo dopo di averlo detto.
«Neanche io in realtà» ride.
Mi piace il modo in cui prende le cose, Michael è così diverso da Christian.
Due poli opposti che accomunati da qualcosa, qualcosa che li rende rabbiosi l'uno con l'altro.
«Però ho pensato di fare un salto, speravo di incontrarti», borbotta abbozzando un sorriso.
Non so come interpretare questa frase, non voglio dargli un secondo fine, mi da la giusta attenzione Michael ed è dolce nei modi, nel rivolgersi a me ma come dovrei ribattere? Speravo anche io di incontrarlo?
Il suo carattere, o la visione che ho io del suo carattere mi impedisce di avere un'idea negativa di lui, è sempre molto premuroso e sembra sincero quando mi parla, mi chiedo perché Christian covi così tanto disprezzo per lui e Carlo ne acconsente le azioni e i pensieri dell'amico.
Prima di poter dire qualsiasi cosa mi chiede se ho voglia di bere.
«Si» rispondo subito provocando in lui un ghigno.
«Cosa preferisci?»
«Scegli tu», faccio.
Non ho la minima idea di cosa scegliere, spero solo che non scelga qualcosa di troppo forte che mi faccia pentire di aver accettato, tuttavia, mi informa che tornerà subito lasciandomi la visuale scoperta. I miei occhi si spostano rapidamente, passano in rassegna il mucchio di persone che ballano nella stanza. La musica diventa sempre più lontana ed io sembro allontanarmi dal resto del mondo quando mi accorgo che la mia attenzione è proiettata nell'angolo infondo alla sala. Mi sta scrutando attentamente, il suo sguardo è inespressivo. Ha la fronte corrugata e gli occhi socchiusi. Abbasso lo sguardo sul suo petto, il suo respiro sembra irregolare contraddicendo il resto del corpo apparentemente calmo. Le luci della sala riflettono sul viso. Contrae la mascella, le mani sono infilate nelle tasche dei jeans dando l'idea di star trattenendo qualche impulso, infatti ci riesce appena ma il suo sguardo quasi accusatorio non si stacca per un secondo da me. Non riesco a decifrare cosa prova esattamente, ma non mi farò intimidire da lui, ne tantomeno mi farò rovinare la serata dal suo modo di trattarmi o dalla sua voglia si incasinare sempre le cose.
«Eccomi» la voce di Michael mi costringe a voltarmi.
Mi porge un bicchiere di plastica contenente un liquido rosso, lo ringrazio.
È freddo fra le mani, delle gocce scivolano sulle mie dita lasciandomi qualche brivido di freddo. Lo avvicino al naso inalando il suo odore forte. Mi stordisce la mente l'odore.
Alzo le sopracciglia e mi domando, osservando il contenuto, se sto facendo di nuovo la cosa sbagliata ma Michael mi induce a non pensarci troppo, quindi, poggio il bordo del bicchiere alle labbra mandando giù due lunghi sorsi.
Quando il liquido scende in gola, una vampata di fuoco sembra prendere possesso del mio corpo. Scuoto la testa per riacquistare lucidità, arriccio il naso sentendo il forte alcol prendere il sopravvento.
In pochissimo tempo avverto un calore partire all'altezza della schiena e divamparsi lungo tutta la colonna, sento il calore dappertutto, non ricordo cosa io abbia ingerito, forse non l'ho neppure chiesto.
Michael tuttavia prova a distrarmi da questa confusione che mi circonda, mi cinge con le braccia magre ma definite, il contatto mi prende alla sprovvista ma non mi scanso.
Iniziamo a dondolare, le mie gambe seguono un ritmo privo di coordinamento e capisco sempre di più che le mie pessime scelte non vengono causate solo dall'alcol, ma quando è in circolo peggiorano.
Provo a sopprimere l'impulso di ruotare il capo verso la direzione di Christian ma non ci riesco. La sua figura è sostituita da una ragazza dai capelli corti e l'aria piuttosto brilla. Continuo a muovermi, ma improvvisamente sento l'aria diventare fitta, ad ogni respiro i miei polmoni cercano più ossigeno. Michael accarezza la mia schiena nuda fino ad arrivare con la mano a sfiorare la stoffa del mio vestito toccando il mio punto più debole. Esercita una lieve pressione al fianco sinistro provocandomi una sensazione di dolore. So di non poterne sentire, il dolore credo sia apparente, ma quello che percepisco inizia a diventare ingestibile, respiro irregolarmente.
Socchiudo gli occhi ma continuo a dondolarmi per via di Michael.
«Ti stai divertendo?» mormora.
La stanza gira troppo in fretta, ho bisogno di aria vorrei dire ma non formulo le frasi. Ho ancora il bicchiere in mano per metà pieno, tuttavia, la sua voce non sembra più la sua voce, ma viene sostituita da quella acuta e gracchiante di mio padre. Le parole si trasformano in un'urlo, le immagini scorrono e si susseguono troppo velocemente.
Stringo gli occhi in due fessure, deglutisco e le orecchie si tappano improvvisamente, perché mi sento così?
Mi dimeno provando a liberarmi dalla stretta di Michael, sembra non accorgersi del mio malessere quando involontariamente il mio bicchiere si rovescia per terra e il poco liquido rimasto giace sul pavimento bianco immacolato.
Michael si ritrae subito, le persone accanto a noi ci danno delle occhiate furtive di disappunto.
«Scusa», ansimo quando mi accorgo di avergli sporcato le scarpe.
«Ho bisogno di aria» continuo senza guardarlo in faccia guardando una via di fuga.
«Stai bene?» fa lui aggrottando la fronte.
«Si, torno subito» farfuglio.
Mi intrufolo fra la folla, entro in cucina in cerca di acqua. Non avevo visto questa parte della casa ma adesso la mia priorità è riacquistare lucidità e scacciare questo senso di dolore che mi circonda i sensi e il corpo. Sull'isola ci sono bicchieri e bottiglie vuote di ogni genere, proseguo verso un frigo a due ante ma anche qui non c'è nessuna traccia.
Esco reggendomi con le mani alla parete, dopodiché, noto delle scale che si perdono ad un piano superiore, questa confusione mi impedisce di calmarmi, sento il fiato diventare più corto, salgo tenendomi dal corrimano in vetro.
Scorgo un corridoio illuminato, davanti ai miei occhi mi ritrovo otto porte. Cammino rendendomi conto di non essere affatto ubriaca ma il senso di vuoto e malessere è causato dalle paure e dalle mie paranoie, ad ogni modo, tento di aprirne qualcuna cercando di individuare il bagno ma sembrano tutte chiuse a chiave.
Mi avvio fino alla fine del corridoio, una vetrata che da sulla piscina mi impedisce di voltarmi per andare via, mi soffermo e sospiro calmandomi lentamente, osservando la festa da qui.
Controllo il mio respiro concentrandomi poi sulle azioni degli altri: Stecco e Carlo urlano gettandosi in acqua insieme ad un gruppo di altre persone più ubriache di loro, delle gocce d'acqua finiscono su quattro ragazze tutte agghindate che sembrano non apprezzare la performance dei miei amici, infatti, si scansano tornando dentro. Charlotte parla animatamente con Ted che continua a guardarla con occhi sognanti, ho la forte sensazione che lui provi qualcosa per la mia amica e da come la guarda i miei dubbi vengono sempre di più confermati.
Adesso anche Michael è uscito insieme a Camilla e Fabiana, mi dispiace averlo piantato in asso ma quello che stava succedendo era fuori il mio controllo e dovevo calmarmi. Seguo il suo sguardo di disprezzo fino ad arrivare all'origine, noto infatti che anche Christian adesso gli rivolge il suo sguardo saccente, quando però una figura femminile e sinuosa mi impedisce di continuare a osservare il suo volto. Luana si avvinghia al collo di Christian accarezzandogli i capelli, per pochi istanti lui rimane impassibile al suo tocco dopodiché stringe le sue braccia intorno alla sua vita. Le dita percorrono la sua pelle, sfiorano il suo tatuaggio, le sue guance e mi ricorda quando al posto di lei c'ero io. Alla sensazione che mi faceva provare e a come la sua pelle sotto i miei polpastrelli era qualcosa di indescrivibile.
Luana si avvicina repentinamente alle sue labbra baciandole l'attimo dopo, ricevo una forte fitta allo stomaco, come un pugno improvviso. Deglutisco a vuoto alzando gli occhi al cielo, ho un conato che cerco di trattenere e la sensazione di vuoto ritorna a perseguitarmi. Credo di aver perso terreno sotto ai piedi, i loro corpi si stringono ed io non riesco a distogliere lo sguardo. Il naso pizzica e il nodo si stringe a tal punto da impedirmi di respirare, sento i muscoli irrigidirsi e gli occhi inumidirsi. Schiudo le labbra lasciando andare un singhiozzo, le lacrime prendono il sopravvento costringendomi a mettere una mano sulla bocca per non esplodere in un pianto violento. Mi sento così debole da non riuscire quasi a reggermi in piedi, le lacrime percorrono la mia pelle crogiolandosi con la stoffa del vestito. La vista si appanna ed invano cerco di controllare il pianto. Improvvisamente cerco un modo per asciugare le lacrime e fermarmi o allontanarmi da qui quando si stacca da lei alzando gli occhi verso la mia direzione, le sue pupille si dilatano, corruga la fronte, è sorpreso ma allo stesso tempo turbato. Mi ritraggo subito, ho bisogno di un bagno. Ho bisogno di stare lontana da qui e di rifugiarmi in un posto per sentirmi al sicuro.

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