Capitolo 13

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FEDERICA

Il cielo azzurro è ormai gremito di nuvole che rovinano i colori del tramonto. È quasi sera, la luce del sole è quasi del tutto sparita mentre le fiamme del fuoco illuminano e riscaldano i nostri corpi. Mi rifugio tra le braccia di Charlotte, la fiamma vivida cattura la mia attenzione, la fisso per un tempo indefinito. Non credevo potesse fare così freddo e il mio abbigliamento non aiuta affatto.
Tuttavia, da sottofondo Gabriele intona una canzone con la chitarra creando intorno a lui un coro di voci che lo seguono, non conosco la canzone ma mi piace, mi rilassa.
Anche Charlotte canticchia mentre giocherella con i miei capelli, ha una bella voce.
«Ho un'amica cantante» mormoro alzando lo sguardo su di lei.
Arriccia il naso dedicandomi un sorriso tutto denti.
«Quando pensavi di dirmi di questa tua dote nascosta?» Muovo le gambe a ritmo di musica, mi rilassa ancor di più ascoltare la sua voce. È molto brava, un'esplosione di sorprese, penso.
«Ragazzi, vogliamo fare qualcosa?» Non vedo il suo volto a causa della fiamma che copre la mia vista ma non ci vuole mica un genio a capire a chi appartiene la voce più stridula del mondo. Sospiro e mi alzo a sedere, un brivido di freddo percorre la mia schiena.
«Del tipo?» Interviene Fabiana, intenta a sgranocchiare gli avanzi della sua cena.
«Un gioco?» Opta lei.
«Illuminaci» esordisce Charlotte infastidita.
Il suo sguardo di sfida innervosisce anche me.
«Obbligo o verità?» la sua espressione da finta innocente contribuisce ad aumentare la mia tensione.
«Più banale di così...» continua Charlotte ricevendo da parte di suo fratello un'occhiataccia.
Naturalmente stecco e Ted accettano di buon grado la proposta di Luana, come non accettare un gioco dove la parola "pudore" diventa un'optional e il cervello lascia il posto alle peggiori idee solo per far divertire apparentemente gli altri mentre qualcun altro si mette in ridicolo.
Il mio rifiuto categorico insospettisce Luana che commenta con:
«Forse hai paura di quello che potrebbe succedere? Se ti obbligassero a baciare qualcuno ad esempio... hai mai baciato qualcuno vero?»
Mi sento per un attimo stordita dalle sue parole, come se avesse toccato dei punti troppo deboli ma mi ricompongo subito, lei non mi conosce e non può permettersi di mettermi a disagio davanti agli altri.
«Non ho mica bisogno di uno stupido gioco per limonare qualcuno, se hai questa esigenza puoi evitare anche di giocare e chiederlo direttamente alla persona interessata» tuono con fare tracotante.
Alza le sopracciglia senza replicare, gli occhi di tutti sono su di noi.
La sua lingua tagliente mi ricorda quella di qualcun altro, adesso intento a sorseggiare la sua birra.
Si è incupito dopo la partita di Beach volley, mi sarei voluta avvicinare ma Luana non gli ha tolto neanche per un secondo i suoi sporchi artigli di dosso. Non sopporto quando gli sta troppo appiccicata, non per una questione personale, sia chiaro a me non importa... possono fare ciò che vogliono insieme! Semplicemente questi suoi modi sono opprimenti e fastidiosi, mi dico.
«Okay, giochiamo», dico d'impulso quando lei prende a toccargli una gamba mentre Christian nervoso continua a guardare il fuoco senza dare particolare attenzione a nessuno.
«Fammi spazio» aggiungo sedendomi tra Michael e Charlotte, quando borbotta frasi ridicole per farmi incazzare.
«Perfetto» risponde Camilla trattenendo un ghigno, con una bottiglia vuota di birra  tra le mani percependo il mio spirito agguerrito.
Probabilmente mi pentirò di questa scelta... anzi mi sono già pentita di questa scelta ma adesso non si torna più indietro.
La bottiglia si ferma e la sorte sceglie Aria la quale esordisce con: «Verità».
Le viene chiesto se ha rivisto "Gio" (presumo il fidanzato, o dalle facce dei ragazzi, ex fidanzato). La sua risposta è incerta, prova a negare ma Camilla le avverte di non poter mentire, quindi, in un flebile mormorio ammette: «solo una volta», la sua affermazione genera un grido di disapprovazione facendola arrossire e anche un po' incupire. Non so la causa della rottura e neanche la storia ma presumo non fosse poi una relazione sana soprattutto dai commenti dei ragazzi. Non so se riuscirei mai a stare in una relazione così, probabilmente sarebbe qualcosa di troppo grande e doloroso.
Arriva il turno di stecco dove naturalmente sceglie «Obbligo», Ted lo obbliga a bere cinque shot di tequila e a sua volta stecco nel turno successivo obbligo lui a fare un bagno con tutti i vestiti.
Il «me la paghi» di Ted mi ricorda di dover ringraziare stecco poiché questa mattina quella a fare il bagno con tutti i vestiti sono stata io.
La sorte sceglie Camilla, viene obbligata da Fabiana a baciare Emilia, non avevo intuito nulla fra loro ma lo sguardo speranzoso di Emilia farebbe addolcire chiunque, i suoi occhi castani parlano da soli mentre attende che Camilla si decida se fare o meno l'obbligo. Ora comprendo il malumore di questa mattina, sembra passargli un lampo di dolore quando Camilla è titubante, mi lancia uno sguardo e avverto la sua paura ma non capisco se si tratta del timore di un mio ipotetico giudizio o della paura di baciare qualcuno che indubbiante le fa battere il cuore. Senza tirarmi indietro con lo sguardo la incito a farlo, si alza e le si avvicina lentamente, si mette in ginocchio davanti a lei, siamo tutti in silenzio e in attesa, le guardiamo con l'ansia e la speranza che aleggia nell'aria, tuttavia, Camilla le accarezza i capelli corti e un sorriso spunta sui solo volti, in una frazione di secondo le loro bocche finalmente si toccano e le nostre urla colorano il loro bacio.
Sono ancora intontita a fissarle mentre si guardano con un sorriso a trentadue denti e mi accorgo solo adesso che tocca a Christian, Mara dovrà obbligarlo a fare qualcosa. Ci pensa su, guarda Luana che di sottecchi le fa un piccolo gesto con gli occhi. Mara sembra molto simpatica ma il fatto che sia amica di Luana, rovina l'immagine che sto cercando di costruirmi di lei.
«Basta che non sia banale» la avverte Christian lanciando un'occhiata verso la mia direzione. Sento improvvisamente un nodo alla bocca dello stomaco, sostengo il suo sguardo finché Mara non pronuncia: «Ti obbligo a sette minuti in paradiso con Luana».
La mia testa subisce un fallo, cosa sono sette minuti in... paradiso?
«Cioè?» mi volto verso Michael che sorride curioso come se si aspettasse una cosa del genere.
«Non hai bisogno di un indovino per capirlo: sette minuti in paradiso! Cosa si fa in paradiso?» risponde come se stesse spiegando una cosa ovvia ad una bambina.
«Sicuramente in paradiso non si fa quello che pensi tu» trillo confusa.
La sua risata mi fa rabbuiare.
«Ma in questo paradiso, sì» gongola scrollando le spalle e guardando verso di loro.
«Troppo scontato» commento fra me e me.
«Vorresti venire tu, principessa?» la risposta arcigna di Christian mi fa rendere conto di aver alzato troppo la voce.
La faccia soddisfatta di Luana mi manda in bestia, vorrei alzarmi e strapparle i capelli, non sopporto quel suo risolino. Ha ottenuto cosa voleva che bisogna c'era di coinvolgere tutti in questo stupido gioco la quale adesso sono incastrata, non posso ritirarmi, risulterei troppo codarda e infantile.
«No passo, preferisco tenere la mia dignità stretta a me ancora per un po'» rispondo freddamente.
Non so da quando la mia lingua si sia sciolta così tanto da essere disinvolta nel contraccambiare le battutine cattive di Christian, ma non mi dispiace vedere le sue espressioni sorprese.
«Ah... ricordami chi è che fra i due fa la principessa?» domando prima che possa girarsi e andare via.
Non trattiene un sorriso, scuote la testa mentre Luana lo attira a sé e gli intima di "non ascoltarmi".
«Non vi sopportate proprio, eh» favella con un ghigno Michael.
«Già mi piaci» prosegue poggiando una mano sulla mia schiena.
Ricambio con un abbozzo, dopodiché, mi concentro fra i due che spariscono dietro degli alberi vicino al parcheggio.
Provo a concentrarmi sul proseguimento del gioco ma l'unica cosa che riesco a fare è pensare a quei due chissà dove a fare chissà cosa. Mi sistemo più volte, il contatto di Michael sulla mia schiena mi irrigidisce ma fingo di niente. Osservo la bottiglia girare, scompiglia tutta la sabbia, mi perdo per pochi attimi finché non mi accorgo che si è fermata davanti a me. È Aria a dover obbligarmi a fare qualcosa.
«Scegli: obbligo o verità», dice come di rito.
«Obbligo» rispondo d'impulso senza pensarci, ho troppa paura che possa farmi qualche domanda scomoda.
Prende il labbro inferiore fra le dite pensando che fine dovrà fare la mia sorte.
«Vorrei obbligare anche te a fare sette minuti in paradiso, il paradiso è bello Fede, assaggia anche tu questa bellezza» cinguetta soddisfatta.
Il mio nervosismo aumenta ad ogni sua parola pronunciata. Si sono tutti coalizzati contro di me, per caso?
«Insieme a...» mormora facendo con gli occhi un giro dei ragazzi presenti. 
«Michael» dichiara osservandoci.
Mi giro verso di lui mentre sospira con un lieve sorrisino sul volto, «Andiamo?» mi incita porgendomi la sua mano, non sembra sorpreso e questa cosa mi confonde.
Mi alzo in silenzio, stringo la mia mano alla sua e ci incamminiamo verso non so bene cosa e non so bene dove.
Di lì a poco il freddo sembra entrarmi come schegge nel corpo, il calore che mandava il fuoco si affievolisce lasciando spazio a dei brividi. Anche noi andiamo verso una direzione isolata, opposta a quella di Christian e Luana.
Michael sembra anch'esso nervoso, la sua mano è sudata ma non lo biasimo, anche io sento una stretta alla bocca dello stomaco. Sospiro. Il suo tocco non mi provoca nessuna sensazione. Perché solo Christian riesce a farmi provare cose che non credevo neanche di poter provare, non credevo neanche potessero esistere sensazioni così. Non sopporto pensare di fare il paragone fra i due. Michael per quanto non possa andare a genio a lui e Carlo... è gentile, dolce e affettuoso. Chri invece è enigmatico, scontroso, imprevedibile, scottante. E poi non riesco a capire le sue azioni.
Giungiamo al parcheggio dove questa mattina siamo arrivati con Christian, ruota la testa a destra e a sinistra, dopodiché, si ferma davanti una macchina rosso fuoco, forse è la sua.
«La situazione è degenerata» fa osservando la scena di Fabiana e Charlotte finire in acqua.
«Già», sussurro stringendomi nelle spalle.
«Hai freddo?» domanda.
Assento.
Con un gesto rapido si sfila la felpa che porta e la sistema sulle mie spalle.
«Non voglio che tu prenda freddo» sibilo sentendo subito il calore sulla pelle emanato dalla felpa.
«Sto bene» mi rassicura.
Lo ringrazio e mi stringo in essa, mi sento quasi subito meglio.
«Cosa dovremmo fare adesso?» chiedo.
«Possiamo parlare?»
«Di solito succede questo durante questi sette minuti?» Ridacchio sapendo già la risposta.
«Decisamente no» esordisce abbozzando un sorriso.
Gli chiedo della sua infanzia cercando di non essere troppo invadente ma dalle sue parole deduco sia stata una parte davvero bella della sua vita. Mi racconta di San Francisco e di come passava le giornate con la sua famiglia a Spreckels Lake, un posto dove andava con suo padre a guardare i modellini delle barche navigarci sopra.
Mentre si racconta osservo i suoi lineamenti, sono molto delicati, la pelle è chiara quasi come la mia. I capelli biondi al buio sembrano più scuri ma al sole risultano biondissimi. Il suo corpo definito mi fa pensare a uno sport come il tennis, ed infatti, ne ho la conferma. Pratica tennis da quando ha cinque anni, con suo fratello Josh.
È così semplice parlare con lui, in poco tempo so davvero molte cose di lui. È piacevole parlarci mentre con Christian è tutto l'opposto. Sono tanto diversi sia esteticamente che mentalmente.
Blocca il suo racconto per un secondo esordendo con:
«Posso chiederti se tu e...» non completa la frase, ma mi indica qualcuno con un segno del capo.
Ruoto la testa seguendo la direzione che mi indica Michael, parla di Christian. Sono ritornati dagli altri, lui è ancora in piedi, dice qualcosa gesticolando poi si volta da un lato all'altro come in cerca di qualcosa. La sua espressione da qui sembra confusa, quasi, come se stesse indagando su qualcosa, non riesco a definire i suoi tratti ma pochi istanti dopo si siede nella postazione di prima e ritorna a fissare il fiamma ancora vivida.
«Cosa? No» trillo alzando troppo la voce rendendomi conto di aver realizzato la frase troppo tardi.
«Non c'è niente tra me e Christian, lui sta con Luana poi» rispondo come se non sapessi la loro vera "relazione" o "amicizia" o qualunque cosa sia.
«Non stanno insieme» precisa lui.
«Fa niente, non c'è nulla tra noi, perché?» Domando.
«Ho visto come ti guarda» scimmiotta dondolandosi sui talloni.
Ringrazio che sia buio e che il mio volto non sia illuminato, tuttavia, la felpa inizia a starmi stretta, mi provoca troppo calore.
«Non mi guarda in nessun modo te lo assicuro!» esclamo in una risatina isterica, cercando di evitare l'argomento.
«Andiamo?» Suggerisco prima che possa dire altro.
«I sette minuti saranno passati da un pezzo, ormai» puntualizzo.
Prima di poter replicare avverto un tuono sguanciare il cielo e una goccia bagna il mio volto. Alzo lo sguardo, più gocce mi colpiscono, anche lui è pronto per piangere, donarci il dolore. Si trattiene a stento ma le gocce diventano sempre di più, il pianto del cielo si scioglie ricondendo su di noi. Tutti ci accorgiamo del suo malessere ma ormai è troppo tardi. La mia felpa è zuppa di acqua. I ragazzi corrono verso di noi.
«Cazzo» impreca Michael.
«Vieni» mi dice iniziando a correre.
«Dove andiamo?» Strillo provando a mantenere il passo.
«Andiamo a casa di Ted, vieni» mi stringe la mano e io lo seguo, fidandomi di lui.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now