Capitolo 7

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CHRISTIAN

Sono imbambolato come un'idiota a guardare Federica darmi le spalle. Quando ha sentito pronunciare il mio nome la sua espressione è cambiata, come se non volesse credere che mi potessi effettivamente chiamare così. Non so se Charlotte le abbia detto qualcosa sulla mia vita ma di solito lei si fa gli affari suoi, non credo si impicci di come io conduca la mia vita ammenoché Federica non le abbia raccontato dei nostri incontri. Tuttavia, non riesco a distogliere lo sguardo dal suo fondoschiena perfetto, dalle sue gambe magre e bianche come il latte, le sue forme sinuose mentre ancheggia verso il camerino mi rendono ancora più instabile. Mi mordo le labbra pensando alle innumerevoli cose che mi piacerebbe fare con lei. Non credo sia una ragazza come quelle che ho sempre conosciuto, è impacciata ma allo stesso tempo dolce e irritabile ma anche seducente. Percorrendo la strada fino ai camerini è inciampata già quattro volte e non tenta minimamente di sedurmi mentre sa che la sto guardando, anzi, appare nervosa sotto ai miei occhi attenti. I miei pensieri comunque si spostano verso mete indecenti mentre lei sparisce sotto ai miei occhi rifugiandosi nel camerino. Devo mantenere la calma prima che Carlo se ne accorga e cominci a farmi la predica, ma peggio, se fosse Charlotte ad accorgersi di qualcosa.
Con tutta sicurezza mi proibirebbe di provarci facendo aumentare la mia voglia di farlo, ma se Federica avesse detto qualcosa mi avrebbe già "riservato la sua ramanzina da buona amica". Brava ragazza, penso. Tiene le sue cose, private, mi piace. Sono appoggiato al muro di questo chiassoso negozio, con musica trap strappa timpani che risuona nelle nostre testi confuse. Noto inoltre che il camerino nella quale si è chiusa Federica è il numero 11, vorrei entrare e coglierla di sorpresa. Ammirare il suo volto paonazzo dalla vergogna, le sue guance si colorerebbero del colore del vino e i suoi occhi azzurri come l'oceano si sgranerebbero nel panico. È inevitabile che provi dell'attrazione nei miei confronti, lo noto da come mi scruta, mi osserva, mi brama. La bramo anche io, vorrei tanto che uscisse con uno dei vestiti sexy che è andata a provare e mi dicesse di raggiungerla, ma non parliamo mica di Luana o qualche altra provocatrice. Lei è come una principessina, non mi sorprenderebbe se fosse vergine o fosse venuta a vivere qui con la sua famigliola perfetta.
La sua testa rossa scosta di poco la tenda e urla il nome di Charlotte cercando però di non farsi notare dalla gente che le passa accanto, la sua amica tuttavia è troppo impegnata a imprecare contro suo fratello senza ascoltarla.
Si nasconde di nuovo dietro la tenda, quando non riceve risposta, ma io non resisto più, ho bisogno di infastidirla un po'. Cammino imperterrito verso il suo camerino, il mio riflesso è proiettato sullo specchio. So di dovermi fermare, potrebbe darmi uno schiaffo se fosse seminuda oppure potrebbe sorprendermi... sento l'adrenalina in circolo come un felino desideroso di catturare la sua preda, del tutto ingenua, ma del tutto appetitosa. La mia anima da tempo ha lasciato il posto ad un vuoto, lasciando lo spazio per far governare dei demoni. Gli inferi hanno bruciato tutto quello che poteva significare purezza, lo schifo della realtà ha indotto in me la consapevolezza che nulla rimane incontaminato per sempre, prima o poi il fiore nel giardino sarà appassito e poi calpestato. Il tempo appassisce tutto, persino noi siamo distruttori della nostra stessa anima e io voglio distruggere ancora di più la mia, mentre Federica sembra avere attorno a lei una purezza incontrollata, mai contaminata, mai sporcata ed io consapevole che qualunque cosa tocchi diventi marcio, vorrei evitare di rovinare un fiore prezioso come lei. So che dovrei stargli distante, so che una "principessina" come lo è Federica non ha mai assaggiato la fiamma di un demone, ma non riesco a farne a meno, faccio le cose senza pensare consapevole però che potrei distruggere anche lei.
Sono fermo davanti al camerino cercando di auto convincermi che sia una pessima idea, quando la sua piccola mano scosta di poco la tenda grigia, per uscire. Si sfiora il vestito con le dita sottili, la testa china, non si è accorta di me.
«Cha, final...», dice alzando gli occhi su di me.
Si blocca seduta stante rimanendo sorpresa nel vedermi, lentamente la sua espressione innocente e spaventata, mi rimanda al fatto che probabilmente sto sbagliando tutto, non è come le ragazze a cui sono abituato, mi ricordo.
«Che...c-cosa...» balbetta senza riuscire a parlare.
Sono annichilito davanti al suo corpo perfetto, mentre indossa un vestito color porpora fino alla coscia, la scollatura è a goccia mostrando la forma del seno. La pelle viene risaltata, soprattutto le sue forme che sono fasciate perfettamente da questo abito a tubino. Schiudo le labbra fissando i fianchi che vorrei toccare, assaporare, ma desisto alzando lo sguardo sul suo viso, che richiama i tratti di una dea del tutto sorpresa, dal mostro incantatore che la fissa bramoso.
«Dovresti indossare questo alla festa di stasera» mormoro con voce roca.
Mi bagno le labbra, avanzando di un passo verso di lei. Vorrei baciarla, toccare la sua bocca e assaporare il suo sapore, vorrei spogliarla, vorrei farlo seduta stante.
«P-perché sei qui Christian?» Cerca di dire tra i sospiri.
«Ti da fastidio che sia venuto qui?» Le chiedo avanzando di un altro passo.
Lei indietreggia, è scalza, con la schiena colpisce contro lo specchio, ha il respiro corto, il suo petto va su e giù in maniera irregolare, le guance sono rosse e le iridi dilatate.
Lei scuote la testa, lo fa istintivamente ma se ne pente subito, lo capisco dal modo contraddittorio con cui si ammonisce. Sono consapevole che la sua testa le dice una cosa ma il suo corpo ne fa un'altra e questo mi fa divertire. So che mi desidera come io desidero lei. Alzo un mano sfiorandole una guancia. È calda, morbida, liscia al tatto. Mi sposto verso le sue labbra carnose, le sfioro appena.
«Vorrei morderti le labbra», sibilo accarezzandole il labbro inferiore.
Si lascia sfuggire un ansito, deglutisce a vuoto in completo imbarazzo, mi fa impazzire il modo in cui tenta di trattenersi. Di trattenere quello che prova, il modo in cui la sua ingenuità le priva di lasciarsi andare del tutto.
Socchiude gli occhi inarcando la schiena, una mano accarezza il suo fianco destro l'altra le sfiora i capelli.
Sa di buono, di vaniglia e mandorle, si è quello l'odore. Inalo il suo profumo sentendo tutto il corpo in fervore, mi piace come i miei sensi rispondono alla sua essenza.
«Indossa questo» le sussurro ancora, ma mi decido ad andare via prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmi perché troppo ingenua per me. Già baciala rovinerebbe tutto. Non posso invadere il suo corpo senza il suo permesso, so che probabilmente avrebbe ricambiato, ma voglio che mi baci senza avere ripensamenti, senza che scappi rivelando alla sua amica quello che il mostro l'ha indotta a fare.
Mi volto senza dire altro ed esco in fretta prima che Charlotte o Carlo se ne possano accorgere.
«Carlo, andiamo» avverto il mio amico prima di uscire da questo inferno di negozio troppo grande e chiassoso.
Dopo ore ho ancora il suo odore addosso, sembra destabilizzarmi, confondermi. Cazzo, anche dopo tutto questo tempo a percepire la sua pelle, il suo profumo, lei.
Questo non ci voleva e tutto mentre Luana tenta di eccitarmi con la sua minigonna di pelle bianca, ma il suo volto iniquo si trasforma in un viso chiaro dagli occhi blu e le guance rosse simile ai tratti di una dea.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now