Capitolo 17

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FEDERICA

Seguo Christian fin dentro casa, avverto la temperatura aumentare ad ogni passo, è colpa del posto oppure sono io ad essere troppo nervosa per sentire così tanto caldo? Osservo il pavimento bianco lucido tracciato da venature nere, il mio corpo viene riflesso su di esso, tuttavia mi guardo intorno notando una parete alla mia destra tutta in vetrate, il mio riflesso continua a proiettarsi per la stanza accompagnandomi fino al centro del soggiorno dove è situato un divano il triplo di uno normale, dove potrebbero starci comodi circa dieci persone e due poltroncine ai lati marrone scuro. Al centro, invece, è situato un tappeto beige morbido — da l'idea di non poterci avvicinare con le scarpe — ma Christian non sembra farci caso, infatti, ci passa sopra stravaccandosi l'attimo dopo.
«Siediti» mi esorta.
Obbedisco senza replicare, osservo la prospettiva da questo lato. Il tutto è più di quello che immaginavo, mi guardo imbarazzata dal televisore gigante poggiato ad una parete in pietre lavorate, mette quasi soggezione a fissarlo, tuttavia, al di sotto fronteggia un camino in stile moderno. Definire questa sala "immensa" o "straordinaria" non gli darebbe un sufficiente giudizio. Faccio un ultimo giro con gli occhi notando infondo alla stanza un tavolo da pranzo anch'esso prorompente, ovale in vetro con la parte inferiore in una forma geometrica informe in legno accerchiato da dodici posti, simile a quello che c'è davanti al divano. Alzo l'attenzione sulla parete dove diversi quadri mi conducono ad una scala che sparisce in un secondo piano, immagino ci siamo le camere da letto. Mi chiedo come sia la sua. Ordinata? Disordinata? Ha uno stile così? Oppure è opposta dal resto della casa? Sembra un po' priva di qualcosa... come se questi colori fossero troppo freddi per risultare accoglienti.
Mi chiedo se questo mondo a cui appartiene lo abbia reso superficiale oppure il suo lato "oscuro" è dovuto ad una ribellione di tutto questo.
Mi scruta come se avesse capito tutto, il suo sorriso è impertinente e mi mette agitazione.
«Ti piace ciò che vedi?» domanda quasi disprezzando le sue parole mentre le pronuncia.
Crede davvero che io lo abbia baciato o possa essere interessata ai suoi soldi? Mi reputa davvero una persona del genere?
«Oggettivamente è una bella casa, ma molto spenta, priva di colori» rispondo in tono inespressivo.
«Lo penso anch'io», dice ritornando serio.
Si alza a sedere sistemandosi sul divano, aggrotta la fronte mettendo i gomiti sulle ginocchia, la maglia seppur larga tira sulle spalle e i colori chiari fanno intravedere i lineamenti dei muscoli definendo attraverso il tessuto il suo fisico atletico.
Credo che questa casa emani troppo calore, penso più volte.
Fin troppo.
«Verrai questa sera?» chiede cambiando discorso.
«Non lo so... ci devo pensare» continuo rimanendo sulla difensiva.
«Cosa ti blocca?»
Tu mi blocchi Christian, il fatto che dovrei ritornare qui, alla tua festa con probabilmente Luana avvinghiata al tuo collo mentre fa le fusa in modo provocante e fastidioso. Mi blocca il fatto di starti vicina ma anche lontana, mi blocca tutto quello che potrebbe causare un'altra serata insieme.
Non rispondo perché sono intenta a pensare alle parole giuste da far uscire senza apparire isterica.
«Hai altri progetti? Magari con qualcuno...» non conclude la frase ma tutto mi fa pensare dove voglia andare a parare, Michael.
Si chiede se lo sento, questo è fuori dal suo controllo e lo infastidisce, me ne rendo conto da come fa uscire le parole dalle labbra, da che colorito bagna la lingua quando parla di lui, lo noto anche dal modo in cui si è irrigidito. Contrae la mascella e con l'indice percorre la linea del naso, il suo solito gesto abituale di quando è pensieroso o nervoso.
«No, Christian e se ne avessi non dovrebbe importarti», sbotto forse stanca dei miei stessi pensieri assillanti e contraddittori che lo interessano.
«Infatti non mi importa, puoi fare ciò che vuoi con chi vuoi»
Sospiro provando a mantenere la calma, quando mi parla con sufficienza o distacco mi provoca fastidio, soprattutto se l'attimo prima tenta di fare l'opposto o di rimediare ad un errore già commesso.
«Bene» esclamo alzando gli occhi al cielo.
«Non perdere l'occasione di baciarlo» fa lui con tono atono.
Corrugo la fronte facendo una smorfia di disgusto, sta cercando di provocarmi?
«Come scusa? Uscire con qualcuno non comporta doverlo baciare obbligatoriamente».
«Perché ti scaldi tanto? È solo un bacio» ridacchia ma il sorriso non arriva fino agli occhi.
Mi sento ferita, molto ferita soprattutto dopo il nostro bacio.
«Come il nostro d'altronde, solo un bacio» aggiunge squarciando anche di più la ferita appena creata.
Lo guardo perplessa e attonita dal suo improvviso cambio di umore e il modo in cui mi parla, credevo volesse rimediare invece sta solo peggiorando la situazione. Mi sta ancora una volta confermando che devo stargli distante il più possibile.
«La gente si bacia tutti i giorni Federica, non darci troppo peso» fa noncurante.
Perché d'un tratto è così cattivo nei miei confronti? Non imparerò mai a fidarmi meno degli altri e delle loro parole. Adesso la rabbia ha lasciato il posto alla completa delusione, verso me stessa e verso la fiducia che ripongo nelle sue parole ogni volta, i suoi eccessi e continui sbalzi mi confondono, mi sento davvero una stupida per aver sprecato del tempo dietro le sue parole, mi sento improvvisamente fuori luogo, ho voglia di piangere ma non qui, quel nodo alla gola inizia a stringersi ad ogni respiro.
«Hai ragione. Non è stato nulla. Solo un'inutile bacio» sibilo fissando i suoi occhi.
«Devo andare» mi alzo confusa andando a grandi passi verso il retro della casa.
Sento il nodo formarsi allo stomaco e avvolgere tutto il mio petto, sospiro precipitatomi da Marco. Voglio andare via da qui, dalle sue parole cattive e illusorie, allo stesso tempo vorrei urlargli contro per fargli capire quanto è sbagliato prendersi gioco delle persone ma rimango in silenzio, promettendomi di evitare di ricadere nuovamente nel suo gioco malato.
Chiamo mio fratello cercando di non far trapelare quello che sento dentro, «andiamo» dico seria.
Senza dargli il tempo di replicare afferro Marco per mano, saluto Francesco con un sorriso tirato, dopodiché, mi incammino nel giardino facendo sospiri per mantenere la calma. Mi volgo di poco, vedendo Christian poggiato alla porta con le mani nelle tasche dei jeans strappati osservarci andar via. Respiro in modo irregolare, il nodo diventa più stretto impedendomi di trattenere le lacrime, tuttavia, supero il cancello e continuo a camminare sbattendo i piedi sull'asfalto. Ho voglia di urlare. Non riesco a trattenere la rabbia.
«Ma quanto sono stupida? Ma perché ci ricado sempre con quel narcisista, superficiale. Gli ho permesso di baciarmi, ma perché? Cos'ho in testa?» Urlo continuando a camminare.
«Cosa succede?» la voce di Marco si insinua nel mio sfogo.
Sbuffo.
«Non diventare mai come quello lì, mai Marco» lo avverto puntandogli il dito.
Mi guardo perplesso ma curioso mentre probabilmente agli occhi dei vicini sto appio come una pazza isterica.
«Sei arrabbiata con Christian per caso?» azzarda con voce cantilenante.
«No, sono furiosa Marco... sono furiosa con Christian».
«Perché?» Fa lui muovendo le braccia con troppa enfasi.
«Ti ha baciata? Ti piace? Siete fidanzati?» chiede come se fosse la cosa più semplice del mondo. Come se potesse davvero capire.
«Cosa?? No!» strillo con la gola dolorante dallo sfogo.
«Ma tu hai detto che...» inizia con quella sua espressione fin troppo calma che mi irrita.
«No, non ho detto nulla. Fatti gli affari tuoi, Marco e non diventare come quel ragazzo, non prendere mai in giro nessuno e sii sincero sempre!»
Lui mi ascolta e non risponde subito, finché esordisce improvvisamente con: «A me sta simpatico comunque».
Respiro a lungo alzando gli occhi al cielo, riempio i polmoni e provo a non strozzare mio fratello su due piedi che continua a canticchiare come se nulla fosse, tuttavia, proseguo fino a casa rimanendo in silenzio poiché potrei non rispondere delle mie azioni sentendo altre affermazioni simili.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now