Qualche ora più tardi sto ancora cercando di convincere Charlotte a farmi stare a casa ma il suo piagnucolio mi costringe a non avere altre forze per replicare anche con lei.
Non voglio incontrarlo e andare ad una festa a casa sua non mi impedirà certamente di vederlo. Non ho raccontato questa "situazione" di me e Christian a Charlotte, ormai è troppo tardi, finita prima di iniziare non ha senso spendere del tempo. La cosa che però mi spaventa di più è che possa saperlo da qualcun altro, ma tra me e lui da oggi non ci sarà più nulla, quindi, non dovrei preoccuparmene. Gliene parlerò, non so neanche perché ancora non l'ho fatto ma mi sento come se fossi stata travolta dagli eventi e non mi fossi accorta a che punto sono arrivata se non dopo che è successo. Non credevo potesse accedere tutto questo in così poco tempo, senza rendermene conto ho vissuto di più in queste settimane che in diciassette anni. Tuttavia, non voglio mentirle ma più di una volta mi ha avvertito suo modo di fare, mi ha consigliato di stargli alla larga e ovviamente avrei dovuto ascoltare i suoi consigli, non voglio che pensi che sono come tutte quelle ragazzine attratte dal primo ragazzo carino che incontrano. Credo che questo mi abbia impedito di essere del tutto sincera con lei, avrei dovuto ascoltarla ma ho preferito sbattere la testa come sempre e ragionare di pancia senza ascoltare le mie paure. Mi batto una mano sulla fronte maledicendomi mentalmente.
Non ascolto mai, non mi ascolto mai ritrovandomi successivamente a sbagliare e a stare male. Sono sempre stata una persona che ama poco le regole, ho sempre, se pur involontariamente, infranto ogni regola che mi veniva imposta, forse perché dentro di me so di voler vivere appieno senza sentirmi in gabbia. Ricordo che sin da piccola creavo disastri per la mia troppa curiosità e per questa curiosità una volta il prezzo è stato così alto da costringermi a diventare qualcun altro, ho dovuto fare i conti con le mie paure, la mia quotidianità, la mia vita. Ho dovuto sopprimere me stessa tante volte per paura di sbagliare ancora, ho trascinato nel baratro anche Marco che adesso subisce le mie conseguenze. Ero solo curiosa, volevo sapere se la mamma stesse bene e, invece, ho segnato il mio corpo e la mia famiglia. Qualcosa sarebbe successa prima o poi... mio padre tornava troppo spesso a casa instabile e ubriaco, mi dico che sarebbe dovuto succedere comunque ma le conseguenze mi impediscono adesso di sentirmi me stessa, di lasciarmi andare, di non pensare troppo prima di agire. Ho paura di fidarmi perché potrei rimanere scottata ancora e non riuscirei a gestire altro dolore.
Mi alzo dal letto cercando di scacciare i pensieri e al terzo messaggio minatorio della mia amica accetto di andare a questa stupidissima festa, ripromettendomi di stargli davvero distante e sperando di non pentirmi di queste scelte.
Nulla mi farà cambiare idea, adesso più che mai. Non voglio stargli vicino nemmeno un secondo dopo quello che ha detto.
Svogliatamente raggiungo la cabina armadio cercando qualcosa di decente da mettere. Non ho voglia di vestirmi ma devo almeno sforzarmi di provarci. Scarto i Jeans poiché il caldo di questa serata è opprimente, ma opto per qualcosa di sobrio, provo diversi cambi ma tutto sembra andare fuori posto, nulla va come vorrei, niente soddisfa le mie esigenze.
Uffa!
Strillo interiormente strappando via anche il quinto vestito "troppo" per questa sera continuando a rovistare fra i vestiti, scovo ad un tratto un abito con lo scollo a V, le spalline sono incrociate con dei laccetti sulla schiena lasciandola scoperta. Ricordo di averlo acquistato in un negozio con Charlotte pochi giorni fa anche se ero molto titubante, tuttavia, provo ad indossarlo, stringo i laccetti in vita annodandolo dietro facendo un piccolo fiocco per renderlo più carino. Accarezzo la stoffa blu pastello cercando di convincermi a non liberarmi anche da questo, ho un nodo in gola e mi sento sopraffare da questo senso di vuoto e nausea, avverto come un peso al petto.
Perché sono nervosa?
Il cuore batte velocemente, lo sento pulsare nelle orecchie, nel petto, attraverso le dita.
«Piagnucolona» la voce di Charlotte si fa strada nella mia stanza.
Le do una veloce occhiata cercando di cambiare velocemente umore, naturalmente è bellissima nel suo tubino di paillettes dorato che la rendono ancora più solare del solito, tuttavia, torno a fissarmi allo specchio cercando di sopprimere ancora una volta il senso di inadeguatezza che mi assale.
«Wow» commenta avvicinandosi a me.
«Sei riuscita a indossare qualcosa di "wow" senza che ti dicessi nulla» si mette dietro di me accarezzandomi le spalle mentre mi osserva dallo specchio.
Il mio intento non era affatto questo... vorrei dirle ma sto in silenzio.
Mi accorgo che non essere sincera con lei mi porta ad avere insicurezze ancora maggiori, mentirle non mi piace affatto ma parlarle di Christian significherebbe concretizzare quello che c'è stato ammettendo le mie colpe e non mi va, infatti, mi maledico per non averle detto nulla al primo momento. Non penso che mi giudicherebbe ma so che non sarebbe d'accordo con quello che è successo tra di noi e so già di essere colpevole per la mia troppa ingenuità e curiosità di vivere la vita, non la biasimerei affatto, ha ragione. Lui non è il ragazzo adatto a me, non lo sarà mai e da oggi dovrò necessariamente evitarlo per ritornare a stare bene.
«Credo che mi cambierò», sbuffo provando a slacciare i lacci.
«No no no... signorina! Cosa credi di fare?»
«Non mi piace» brontolo.
«Ti sta da Dio» mi zittisce.
«Voglio levarlo» riesco a dire ma le ha la meglio anche perché non mi va di discutere, tuttavia, ottengo solo di poter imbrattare il viso a mio piacimento.
Traccio una sottile linea di eye-liner, del mascara e un lucido per le labbra, non mi va di impegnarmi più di tanto ma mi costringo ad essere almeno accettabile.
«Cos'hai?» mi domanda notando probabilmente il mio malessere.
«Mi annoio, non voglio venire» farfuglio.
«È per Christian?» fa lei facendomi strabuzzare gli occhi nel panico.
«Cosa c'entra lui adesso?» la mia voce forse si è alzata troppo.
«È la sua festa» mi fa notare aggrottando la fronte, aggiungendo: «Ho notato che vi battibeccate in continuazione, poi lui sembra interessato» esordisce guardandosi allo specchio.
Rido istericamente. «Lui interessato a me?»
«Be' conosco Christian e so che non gli sei passata inosservata ma conoscendolo so che deve starti alla larga, tu non sei come le altre ragazze, probabilmente non si avvicina per questo. Sa che se ti facesse soffrire lo ammezzerei» mi regala un sorriso sornione porgendomi le scarpe da indossare.
Charlotte, Charlotte se solo sapessi...
«Tra me e lui non succederà nulla, non preoccuparti.» bofonchio sospirando energicamente senza guardarla negli occhi.
«Bene, meglio così» mi stampa un bacio sulla nuca e mi incita a sbrigarmi.
Annuisco sentendo il nodo in gola diventare sempre più grande e fitto, soffocarmi. Deglutisco a fatica e provo a reagire al suo entusiasmo pre-festa, ma l'unica cosa che vorrei ora è non avvertire questo dolore al petto.
Dopo poco scendendo al piano di sotto, salutiamo mia madre e Marco incamminandoci verso casa di Christian, chi lo avrebbe mai detto che sarei diventata così? Andare alle feste? Divertirmi, fare amicizia, non essere invisibile, essere importante per qualcuno... Non era nei miei piani per questo nuovo inizio, non lo avevo immaginato così, credo di non averlo immaginato affatto. Chi avrebbe mai detto che Christian abitasse a pochi metri da casa mia? E in così poco tempo vivere tutto questo, quando poco tempo fa era solo un estraneo per me. È del tutto surreale.  Un giorno credi di essere qualcuno e il giorno dopo ti rendi conto che il giorno prima non sapevi neanche chi fossi o che fossi in grado di vivere diversamente, e magari, sono proprio quelle persone che incontriamo nel domani che ci fanno capire che ieri, non eravamo noi, non eravamo vivi. Ho paura di quello che potrebbe succedere, spero solo che lui non si avvicinerà a me; gli starò alla larga. Devo farlo.
Mentre camminiamo avverto il volume della musica così alto da riuscire a sentirla dalla strada, mentre cammino avverto un formicolio alle mani, le avverto tremolanti e ho la testa confusa, come se non riuscissi a leggere i pensieri o a metterli in ordine.
E la festa non è neppure iniziata. Bene.
Ci facciamo strada nel giardino dove adesso è colmo di gente che dondola e ride troppo istericamente reggendo fra le mani dei bicchieri di plastica. Mi rendo conto di quanto le feste siano simili tra di loro, composta da gente ubriaca che balla a ritmo di musica strappa timpani e perde il controllo per qualche ora, non pensa e vive. 
Credo che questa sera non toccherò neanche una goccia d'alcol, l'ultima volta mi ha condotto a farmi quasi molestare da uno sconosciuto e farmi "intenerire" da Christian che naturalmente l'attimo seguente stringeva Luana fra le sue braccia, come se fosse normale cambiare ragazza così facilmente.
Il salone di Christian non è più silenzioso come pomeriggio, adesso non ci si riesce neanche a vedere il pavimento. Credo ci sia fin troppa gente ma rimango ancorata a Charlotte, che in questo ambiente sembra del tutto a suo agio. Stringo la sua mano mentre mi conduce alla veranda dove si trovano i miei amici, li saluto con un gesto della mano e mi guardo intorno come per cercare qualcosa, o qualcuno.
No. Federica, no.
Mi sento in soggezione, quasi a disagio, mentre tutti sembrano divertirsi e chiacchierano tra di loro mentre io avverto ancora la nausea in gola. La mano di Charlotte mi strattona fino a condurmi in piscina, la mia mente rivive i ricordi del pomeriggio ma cerco di scacciarli via per non apparire troppo distratta e intontita.
Al nostro gruppo si uniscono Ted e le gemelle arrivate da poco.
«Sei venuto alla fine» fa Charlotte mentre io continuo a girarmi senza posare gli occhi su nessuno in particolare.
Ted risponde sarcasticamente alla mia amica, lo capisco perché adesso ride ma non ascolto il loro discorso, tuttavia, improvvisamente avverto che quel vuoto si riempie di tante schegge, e come se un vortice mi prendesse al petto cerco di respirare cauta mentre miei occhi si sono fermati sulla sua immagine. Sul suo corpo aitante fasciato da una camicia bianca, i capelli ricadono ribelli sulla fronte dandogli un effetto un po' cupo ma attraente. Gli occhi non si decifrano, alza lo sguardo mentre dialoga con un ragazzo pieno di tatuaggi, sembra tranquillo ma avverto sempre come se provasse anche lui un senso di vuoto.
Non lo guarda in faccia, per un secondo sembra mi stia fissando ma subito dopo la mia visuale viene nascosta dal corpo sinuoso di Luana. Si precipita tra le sue braccia ridendo di qualcosa, manda la testa indietro con fare civettuolo, dopodiché, accarezza le spalle di Christian dicendogli qualcosa all'orecchio.
Questo basta a farmi pentire di essere qui, non sarei dovuta venire dopo oggi.
Perché non sono rimasta rinchiusa in camera a fissare il muro? Voglio andare via.
«Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?» domanda Charlotte.
Rispondo un rapido «No» continuando a guardarli.
Adesso Luana si sistema la chioma ossigenata, scoprendo ancora di più le gambe lunghe e magre. Il suo micro vestitino attira l'attenzione di molti ma la mia di attenzione è proiettata, invece, sulle mani di Christian che avvolgono i suoi fianchi.
«Andiamo a ballare?» propongono Fabiana e Camilla mentre stecco si è gettato in piscina insieme ad altri ragazzi.
«Fede? Pronto?» Camilla mi scuote una mano davanti alla faccia per farmi svegliare dal mio stato di trance.
«Pianeta terra chiama Federica Mancini» ridacchia Camilla.
In contemporanea Ted e Charlotte ritornano con una bella dose di alcol.
«Li bevi tutti?» chiedo d'un tratto a Ted che possiede una tavolozza di shot.
«Prego» me ne porge uno, lo prendo in mano e osservo il contenuto.
«È tequila» mi dice quando annuso e l'odore mi risulta tanto forte da farmi tossire.
La faccia titubante di Charlotte mi fa pensare a che amica pessima sia, così dico:
«Ho cambiato idea, ho bisogno di sciogliermi un po'».
«Non ci pensare troppo, manda giù» mi incita Fabiana.
Chiudo gli occhi avvicinando il bicchiere alle labbra; che sarà mai uno shot?
Quando lo mando giù, sento prima una sensazione di freddo e poi di bruciore, come se quelle schegge fossero improvvisamente non più una sensazione ma reali in gola, lasciando poi una scia di fuoco. È amara ma non cattiva come pensavo. Scuoto la testa per riacquistare lucidità. L'urlo da parte dei miei amici cattura lo sguardo di alcuni, compresa quella di Christian e Luana.
«Adesso andiamo a ballare», dico prendendo per mano la mia amica.
Non so cosa mi aspetta, ma adesso non voglio pensare. Non voglio pensarlo. Ho bisogno di distrarmi e questa sensazione dovuta all'alcol anche se piacevole so che non porterà a nulla di buono.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now