8. "Vendrá a ver al hombre muerto"

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«Nello stesso giorno?»

«Sissignore. Tutte le salme dovranno essere pronte nello stesso giorno»

«È parecchio lavoro»

«E parecchi soldi, anche» Paul rise, poi scosse la testa «Se si apre un'altra di quelle stupide guerre mafiose, lo sai ragazzo, faremo un mucchio di soldi. L'ultima volta che ho assistito a qualcosa del genere ho dovuto seppellire più di sessanta persone. Austin è grande»

«Austin è pericolosa»
«Noi siamo solo i becchini, ragazzo. Noi facciamo i soldi, non i morti. Piuttosto, sono i morti che fanno i nostri soldi» rise della propria battuta, una risatina acuta e irritante a cui però Mark era abituato da tempo.

Prima di andare all'agenzia, si fermarono all'autolavaggio, dove Paul chiese il trattamento completo. Dovettero scendere per permettere ai lavoratori di detergere anche i sedili e i tappetini.

Mark si appoggiò a una parete e rimase lì a occhi chiusi, provando a raccogliere un po' di energia. Imbalsamare e preparare i morti non era un lavoro duro, comparato a quello di un cowboy, ma avrebbe dovuto rimanere concentrato per parecchie ore. Questa fissa che certi parenti avevano con i funerali a bara aperta, lui non riusciva proprio a capirla...

Vide Paul parlare con qualcuno, un uomo che non era dell'autolavaggio, ma non ci fece molto caso. Il signor Grimm aveva le mani in pasta ovunque e Mark era più che certo che fosse molto di più di un becchino, sebbene avesse una passione quasi malsana per i cadaveri.

«Vieni, ragazzo!» Quasi gli gridò Paul «Vieni qui!».

Mark si staccò dal muro e avanzò caracollando lentamente. Quando non era a casa cercava di parlare il meno possibile, di non spalancare gli occhi e di muoversi piano per sembrare più inquietante e scoraggiare la gente dal rivolgergli la parola.

«Ti presento il signor Hector Ugalde» Disse il becchino, mostrandogli con un gesto educato, accompagnato da un mezzo inchino, l'uomo che aveva al fianco.

Hector doveva avere più o meno quarant'anni e indossava una polo bianca su pantaloni grigi di almeno una taglia più grande del necessario. Sul naso largo erano inforcati un paio di occhiali dalla montatura leggerissima e argentea che gli davano un'aria da gufo aristocratico.

«Piacere» Disse, rivelando uno spiccato accento messicano «Tu devi essere Mark McWoodland. Ho sentito cose favolose su di te»

«Piacere» il ragazzo allungò la mano e strinse quella dell'uomo con vigore, chiedendosi chi mai nell'universo potesse aver sentito cose favolose riguardo a lui.

Una scintilla di interesse passò nei grandi occhi scurissimi del signor Ugalde e si propagò fino al sorriso. Mark capì che quel sorriso significava guai.

«Ho saputo» Disse Hector «Che sarete voi a preparare il funerale per Maverick e i suoi uomini. Viene da una fonte certa, ma è sempre meglio chiedere?» concluse con una nota interrogativa, come se non lo sapesse davvero.

"I suoi uomini" aveva detto. Tranne che questo Bret Maverick non avesse un gran numero di amanti maschi, le parole "i suoi uomini" significavano che le persone che erano morte insieme a lui non erano solo amici, come Paul aveva detto, ma che lavoravano anche per lui. Unendo quest'informazione a quella per cui stava per iniziare una guerra fra clan mafiosi, Mark intuì immediatamente che l'uomo che era morto doveva essere non una vittima casuale, ma un gangster importante di qualche tipo e che Hector, interessato alla cosa, era uno sbirro o un criminale egli stesso.

«Sì, signore» Rispose, con voce roca e calma

«Molto bene. Posso venire a vedere il suo corpo?».

Hector Ugalde chiaramente non era un parente di Bret Maverick, non solo perché non sembrava affatto dispiaciuto dalla sua morte, ma anche perché non si era dichiarato tale. Mark non sapeva se poteva dirgli di sì, ma come al solito lasciò che fosse Paul a parlare per lui.

Dieci minuti dopo erano al laboratorio, con la salma del signor Maverick posata su un tavolo. Il morto aveva capelli grigissimi, senza una sola ciocca nera, e la pelle solcata di innumerevoli rughe.

Hector Ugalde sorrise, toccandogli il volto e scendendo poi con le dita fino al petto crivellato, senza alcun disgusto né timore. Chiaramente non era un suo parente.

«L'ha ammazzato lui?» Domandò sottovoce Mark, abbassandosi verso Paul

«Tu che dici, ragazzo?» rispose il becchino «A volte sei più pigna del solito, eh?».

Hector si voltò verso di loro, che erano rimasti in disparte come medici che lasciano un po' di privacy al visitatore di un paziente molto malato, e annuì.

«Mi ritengo soddisfatto. Grazie, Paul»

«Per così poco, Hector!» Il becchino allargò le braccia, giulivo «Figurati! Anzi, se c'è qualche altra cosa che posso fare per te...»

«Qualcosa ci sarebbe»

«Dimmi pure»

«Il ragazzo, Richard...?»

«Non sai dov'è?» Paul sembrava quasi divertito

«È come scomparso e ho pensato che tu potessi sapere dov'era, visto che ti ha commissionato il funerale. Deve avere il cuore spezzato per la morte del padre, io voglio aiutarlo, consolarlo, prenderlo sotto la mia ala protettiva, usted entiende

«Lo entiendo muy bien, querido viejo amigo» Paul si fregò le mani grassocce come le mosche fanno con le zampette «Pero tenemos que ser pacientes por ahora. Non so dove si trovi il ragazzo in questo esatto momento, ma... Vendrá a ver al hombre muerto»

«Grazie mille, amico mio!» con gran gioia, Hector abbracciò Paul, che ricambiò l'abbraccio.

Mark non era molto ferrato in spagnolo, ma gli pareva di aver afferrato il succo del discorso: quei due insieme volevano fare fuori il figlio del poveraccio che ora giaceva morto sul tavolo. Comunque non erano fatti suoi. E poteva anche aver capito male, non aveva nessuna prova contro di loro, perciò decise di non immischiarsi.

Hector se ne andò, dopo aver scambiato ancora alcuni convenevoli con Paul e avergli lasciato un sacchettino che conteneva qualcosa, e Mark passò il resto della mattinata a lavorare sui cadaveri per renderli presentabili. Non fu un lavoro facile come aveva pensato, specie per due di loro che erano stati danneggiati più degli altri, ma ci mise anima e corpo per concludere al più presto e tornare a casa dai suoi cani in tempo per riempir loro le ciotole.

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