8. "Vendrá a ver al hombre muerto"

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Mark sospirò e si chiuse la porta alle spalle. Quella ragazza portava soltanto guai! Aveva brevemente creduto che sarebbe stato divertente avere una cuginetta con loro, se non avesse dato troppo peso alle sgridate di suo padre, ma lei era... prepotente. Faceva quello che voleva, non rispettava i suoi spazi personali, lo comandava a bacchetta. E lui perché si faceva comandare così? Perché continuava a permetterle di prendersi il suo tempo?
Perché diavolo le aveva detto che l'indomani sarebbe potuta venire con lui al pascolo? Quel momento per lui era sacro, una comunione con i grandi spazi del Texas, una contemplazione della brezza nell'erba, del grido degli uccelli rapaci, della potenza della mandria sotto il caldo cocente.

Essere un cowboy era tremendo. Stancante, talvolta terrificante. Una volta un toro l'aveva quasi ammazzato. Ma quelli erano anche gli unici momenti in cui era davvero libero, in cui non dipendeva da nessuno.

La mandria era solo sua: se avesse voluto farli precipitare tutti in un burrone avrebbe potuto farlo. La mandria non lo giudicava per come si vestiva, per come si sedeva, per come beveva o parlava, anzi, con loro non aveva bisogno di parlare affatto: era il loro re, un sovrano incontrastato che regnava con l'aiuto dei suoi consiglieri, giudici ed esecutori, Mr. Jack e Buffette.

Quando era a casa, suo padre lo comandava, quando era al lavoro lo scettro passava al suo capo, Paul Grimm, ma quando era nei pascoli quello scettro era tutto suo, solo suo, non doveva condividerlo con nessuno. Ecco perché non voleva un aiuto mandriano: a costo di morire di fatica, a costo di consumarsi come la fiamma di una candela, non avrebbe rovinato le ore che lo rendevano più felice in assoluto.

Vestito di nero da testa a piedi, scese le scale. Prima di uscire lanciò un'occhiata al cappello da cowboy appeso all'entrata. Una volta gli era sembrato ridicolo il doverne comprare uno, ora era diventato simbolo della cosa più preziosa che aveva.

Raggiunse Paul Grimm.

«Sono pronto, eccomi».

L'uomo grasso lo squadrò da testa a piedi, poi aprì la portiera del carro funebre

«Sali, ragazzo. Abbiamo un sacco di lavoro da fare, gente da incontrare e soldi da arraffare».

Mark obbedì, non aveva altra scelta. Non pensava spesso a ribellarsi, ma c'era stato un tempo in cui aveva avuto l'abitudine di figurarsi scenari alternativi in mente, conseguenze delle sue azioni, e sapeva fin troppo bene che anche una reazione del tutto inaspettata, come la sua fuga improvvisa e una corsa pazza a piedi per seminare il suo grasso e solo apparentemente goffo capo, sarebbero finite molto male.

Le ruote del carro funebre macinarono i metri sollevando la terra sabbiosa.

«Oggi» Disse Paul, con un sorrisetto «Ho un lavoro molto speciale per te»

«Il carro è uno schifo, rispetto al solito. Che è successo?» replicò Mark, in tono leggero

«Un piccolo inseguimento. Niente di cui tu ti debba preoccupare, per fortuna. Ma dovremo lavorare come dei matti per rimettere a posto il signor Maverick e i suoi amici»

«Chi è il signor Maverick? Che gli è successo?» le domande del giovane furono distaccate, metodiche, niente più che una richiesta di informazioni

«Bret Maverick, sessant'anni portati male, e già questo ci dice che dovremo farlo sembrare più bello di quello che è, visto che è una ruga ambulante. Poi, ma anche questo è importante, lo hanno fatto a pezzi. Metà del suo petto è saltato via, crivellato dai proiettili. Lo hanno torturato prima di farlo fuori, lui e i suoi amici. Suo figlio si è rivolto a noi perché gli facessimo un funerale degno...»

«Lo vogliono a bara aperta? Dimmi di no»

«Sì invece. Ecco perché ci sarà da lavorare, ragazzo. E vogliono i funerali anche per tutti i suoi amici morti»

Il Fiore e l'Artiglio + Versione fantasy estesa +Where stories live. Discover now