8 | 𝐒𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞

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"You make me so confused
The beautiful ones
You'll always seem to lose
Baby, baby
Baby, baby
What's it gonna be, baby?
Do you want him?
Or do you want me?
'Cause I want you..."
- Prince.

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Era ancora strano, per la ragazza dagli occhi chiari e i boccoli biondi, accettare di aver iniziato una tale avventura così, all'improvviso; erano passati solo pochi giorni, e necessitava di altro tempo per abituarsi all'idea di stare lavorando con la star più luminosa di tutto il mondo - testuali parole di sua madre - nonché suo idolo indiscusso per quanto riguardava ballo e coreografie. Ciò che più tormentava i suoi confusi e nascituri pensieri, era, però, un altro fatto. Fin da subito si era trovata a suo agio con l'intero staff del tour - musicisti, ballerini, tecnici e assistenti vari - il suo carattere, seppur fosse timido e impacciato, era solare e apprezzabile nei confronti di chi avesse voluto scoprirlo; proprio in quel paio di giornate trascorse, una persona in particolare le si era avvicinata più delle altre. Forse la persona più improbabile fra tutte le presenti, il riccioluto dalla pelle color del caramello aveva tentato - stava tentando di creare un rapporto che andasse oltre al lavoro, e che fosse anche utile ad esso: e lei lo apprezzava proprio per questo - la superstar si stava rivelando una personalità piacevole e serena con cui passare il proprio tempo. Ogni qual volta che le stava accanto, impregnava l'aria del suo profumo forte e mascolino, seppur elegante e piacevole; le sue iridi scure, quasi nere, erano capaci di metterla in soggezione con un solo sguardo come quelle di nessun altro; i gentili tocchi delle sue mani, grandi e caritatevoli, le provocavano sempre un brivido lungo la schiena - e i suoi gesti, modi di fare, lo rendevano un reale gentiluomo, un uomo di altri tempi, anche se ciò non toglieva al suo carattere il lato più giocoso - quasi infantile, né quello serio e deciso che mostrava nel lavoro, che lo rendevano una persona equilibrata, seppur complessa da comprendere.

Guardava fuori dal finestrino dell'aereo, vedendo davanti a sé il panorama dei prati ingialliti di campagna estiva, ogni tanto costernati di qualche casa o piccolo paesino; era il vent'uno di Giugno, e stavano volando da Berlino verso Parigi, conosciuta anche come la città degli innamorati, a bordo del jet privato dedicato allo staff - mentre la attrezzatura viaggiava su aeroplani differenti. Accanto a lei vi erano seduti la chitarrista Jennifer e il ballerino Dominic, con i quali quella stessa mattina aveva consumato la colazione; il resto delle persone presenti erano distribuite nelle varie file di sedili, c'era chi leggeva, chi ascoltava musica e chi semplicemente chiacchierava.
Il cantante si trovava, anch'egli, accomodato accanto ad un finestrino fra le prime file, completamente solo - indossava gli occhiali scuri e si sorreggeva il capo con una mano mentre gli occhi erano rivolti verso l'infinito che era il cielo sopra la loro testa; gli capitava sempre di ritrovarsi in situazioni del genere - nessuno provava ad avvicinarglisi, neanche per una semplice frase - al massimo gli rivolgevano un saluto e poi tornavano a parlare fra loro. Si sentiva spesso solo. Aveva la sua famiglia a migliaia di chilometri di distanza, le uniche persone con cui aveva legato vivevano in America, come i Cascio, oppure si erano rivelate grandi delusioni dal punto di vista emotivo; non gli sembrava di chiedere molto, solo cercava qualcuno con cui parlare e passare il tempo che fosse un amico vero - per questo si circondava di animali. Il piccolo scimpanzé Bubbles, al momento, era beatamente addormentato a due sedute distanti dalla sua. Sfilò i mocassini e allungò le gambe per stenderle e poggiare i piedi sul sedile davanti al proprio. Sospirò, tornando ai suoi pensieri. Sperava davvero che lei si rivelasse una persona buona...

ANOTHER PART OF ME • michael jacksonМесто, где живут истории. Откройте их для себя