4 | 𝐘𝐨𝐮𝐫 𝐠𝐥𝐨𝐰

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«Cosa? Ma che diavolo stai dicendo?» chiese più confusa che mai la donna minuta, osservando la figura della figlia sparire al di sopra delle scale. La seguì a passo svelto, mentre il marito restò come pietrificato con un sorriso stampato in volto: allora era per quell'uomo riccioluto che la sua bambina aveva gli occhi a forma di cuore; salì pure lui al piano superiore e trovò la compagna a bussare ripetutamente sulla porta chiusa della camera della ragazza.

«Lisa, sarà stanca, ci racconterà domani, dai.» cercò di calmarla, ma ricevette in cambio solo uno sguardo lancinante.

«Anna, apri subito questa porta!» continuò imperterrita; dall'altra parte del muro, a soli pochi metri, la biondina giaceva sul letto con gli occhi rivolti al soffitto, quasi divertita dall'atteggiamento rabbioso della madre e da quello di suo padre che invece cercava di calmare le acque, come sempre faceva. Prese un bel sospiro e con calma si alzò, girò la chiave nella serratura e spalancò di scatto la porta, ritrovandosi davanti la scena comica precedentemente immaginata. Si trattenne però dal ridere, sapendo che altrimenti avrebbe ricevuto solo una bella ramanzina.

«Allora? Cos'è questa storia? Era lui prima?»

Si morse il labbro inferiore, fece finta di pensare e poi -con troppa stoltezza- rispose a tono.

«Beh, sì era lui, quando ci siamo incontrati mi ha chiesto il numero, glie l'ho dato e ha chiamato, chiedendomi se domani ci potessimo vedere, ha detto di volermi parlare. E ho accettato.»

Si sentì un tonfo, la ragazza si portò una mano alla guancia dolorante ed arrossata e squadrò la donna davanti a sé; l'altro osservò la scena e subito si mise davanti alla moglie, fermandola.

«Ora basta, parlate civilmente.»

«Non finché non mi spiega questa storia! Davvero hai dato il numero ad un vip, e per giunta hai accettato di uscirci senza neanche dirmelo? Solo perché sei maggiorenne credi di poter fare quello che ti pare signorina? Pensi davvero che la popstar voglia solo parlare?!»

Gli altri due rimasero stupiti da tali affermazioni. Constatarono che non aveva tutti i torti, ma entrambi sapevano, seppur non ne avessero parlato, che il cantante era diverso da un qualunque altro vip: lei ne era inspiegabilmente rimasta incantata fin dal primo istante, cosa mai successa prima con qualcuno. Quegli occhi marroni le erano sembrati così caldi ed accoglienti che non potevano essere quelli di un drogato o addirittura qualcuno che aveva altre intenzioni; le avevano trasmesso sicurezza, tranquillità, ma le erano anche sembrati degli occhi di una persona tanto sola, in cerca di compagnia e affetto. Come quelli di un cucciolo bagnato in cerca di una casa.

«Certo.» rispose con nonchalance. Lo avrebbe difeso a tutti i costi: anche al costo di prendersi qualche altra sberla e anche se non lo conosceva, era convinta al cento per cento dell'impressione positiva che le aveva fatto.

«Tu non ci vai signorina, chiuso qui il discorso. E togliti dalla testa le celebrità, che così non andrai da nessuna parte.» si voltò e fece per dirigersi alla porta di fronte, quella della camera da letto principale, ma venne interrotta.

«E invece ci vado, ormai sono grande e ho il diritto di fare ciò che ritengo giusto! Non potrai controllare la mia vita per sempre!»

Il padre le fece cenno con il capo di smetterla, ma non gli venne data retta: era sorpreso dal comportamento della figlia, non l'aveva mai vista impuntata così tanto su qualcosa, né l'aveva mai vista rispondere così alla madre. Era sicuro ci fosse un buon motivo, dietro, che la spingeva a farlo: ma qual era?

«E invece non ne hai il diritto, non finché vivi sotto a questo tetto e dipendi da noi. E non osare più rispondermi così.» ormai stufa di sgridare la ragazza, si dileguò in fretta chiudendosi nella stanza sua e di suo marito, il quale rimase con la figlia.

ANOTHER PART OF ME • michael jacksonWhere stories live. Discover now