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_ Prima di uscire, mi lasci cinque minuti?_

Mi volto verso Barbara, ancora in pigiama, seduta sul divano. Ha dipinto sul volto una smorfia, come se lei fosse la prima a non voler parlare.

Do un'occhiata all'ora, per controllare se, effettivamente, posso fermarmi altri cinque minuti. In realtà, ne ho trenta. Riccardo mi passerà a prendere tra mezz'ora. Come al solito, sono in anticipo.

Mi butto poco signorilmente sul divano accanto a lei, che mi lancia una lunga occhiata.

_ Stai bene. Come mai niente gonna?_

Ridacchio. Dopo tre anni di convivenza, Barbara aveva ormai rinunciato a vedermi con addosso dei pantaloni. Sono decisamente più a mio agio con un vestito o una gonna.

_ Andiamo a pranzare in un parco ... I pantaloni sono più comodi_ rispondo allegra. Nonostante tutto il senso di colpa che mi arreca uscire con Riccardo, non vedo l'ora di passare la giornata con lui. È sempre bellissimo passare il nostro tempo assieme.

Barbara annuisce, poi abbassa lo sguardo e inizia a torturarsi le le dite. Ora inizio a preoccuparmi.

_ Cosa mi volevi dire?_

Lei sospira.

_ Ecco ... Sai che io ed Eva siamo ancora in contatto vero?_

Mi irrigidisco. Pessimo modo di iniziare una conversazione.

_ Sì_ mormoro, senza aggiungere niente. Eva e Barbara si conoscono da quando erano piccole, dato che erano vicine di casa. Sono sempre state assieme: stessa scuola elementare, stessa scuola media, stesso liceo ... amiche per la pelle. Per Barbara, Eva ha rappresentato un momento importantissimo nella sua vita: è stata la sua prima cotta. E il suo primo rifiuto. E' con lei che ha capito di essere gay. E posso capire quanto forte possa essere il loro legame ... Ma non riesco ad impedirmi di essere infastidita da questo. Eva è una stronza.

_ Dunque ... Mi ha detto che vuole incontrarmi ... qui a Bologna ... con Luca ... _

Sussurra l'ultimo pezzo della frase. E io mi alzo di scatto.

_ Ilenia ... _ mi richiama, e io mi giro verso di lei.

_ Cosa? Cosa ti devo dire?_ sbotto, per poi sentirmene in colpa. Barbara non c'entra nulla in questa storia. O perlomeno, non completamente. Ma poi, che diavolo ci fanno loro due assieme? Sono fidanzati?

_ Mi hanno chiesto ... di portarti con me_

La sua risposta mi fa andare completamente fuori di testa. Prendo le chiavi dalla borsa e mi dirigo a grandi falcata verso la porta.

_ Scordatelo_ sibilo ed esco di casa.

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Lo stadio Archioveggio è un campo di discrete dimensione, che comprende, oltre al terreno dove correre, anche due piscine, una all'aperto, l'altra al chiuso.

Invece che accompagnarmi alle tribune, Riccardo mi fa accomodare su una delle panchine vicino al campo.

_ Così mi guarderai meglio_ mi dice, facendomi l'occhiolino. Io gli sorrido di rimando, ma non so quando questo sia sincero. Sono ancora furiosa, e sto facendo di tutto per evitare che Riccardo lo scopra. Non posso rovinargli la giornata.

Fortunatamente, lui si allontana quasi subito verso gli spogliatoi, e io posso tranquillamente far vagare la mia mente. Per ora.

Perché? Maledizione, perché venire qui, adesso, dopo che sono passati cinque anni? Perché non venire prima, o mai? Ma soprattutto, perché vengono assieme? Che si siano pentiti e vengano per farsi perdonare? Ci credo poco. Eva e Luca sono il tipo di persone che pensano che tutto ciò che facciano sia legittimo, e che non ci si debba mai scusare. Mi basta ricordare le loro facce quando li ho scoperti a letto assieme: sorridevano, quasi crudeli, come se fossero contenti di vedermi soffrire. Il solo pensiero mi fa stare ancora male. No, non sono venuti per scusarsi. Ma allora perché? Pensano che mi sia dimenticata tutto? Pensano di poter ricucire i rapporti come se nulla fosse successo? Oppure, le loro vite sono talmente noiose che hanno deciso di divertirsi ancora un po' con me. Questa mi sembra l'ipotesi più vera, per quanto crudele possa essere. Loro sono così.

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