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La terza settimana di lavoro-università scorre... più facilmente delle prime due, anche se si potrebbe ancora migliorare. Ho deciso di concentrarmi principalmente sul lavoro, quindi frequento pochissimi corsi, e vado ogni giorno alla compagnia. 

Nel mentre, Matt sembra essersi "tranquillizzato", nel senso che mi ha fatta assistere ad un paio di incontri con i suoi autori senza ringhiarmi contro di " non fare stronzate", parole sue. Non è stato gentile, solo professionale. Ma almeno sono riuscita ad osservarlo meglio nel suo ambito. Matt è un vero camaleonte: a seconda della persona che si trova davanti, cambia totalmente personalità, tanto che alcune volte stento a riconoscerlo. È come se dentro di lui esistessero un gemello buono ed un gemello cattivo, e stargli dietro è difficile. Non che io abbia mai avuto a che fare con il gemello buono, sia chiaro. Solo che sono sempre stata lontana dai lunatici come lui: o piacevo ad una persona e potevano essere amici, o non piacevo e ci stavamo lontani. Perché è così che bisogna fare in una società civile, no? Ma lui è un collega, non un amico; e ci devo per forza avere a che fare, se non voglio perdere il lavoro. Non dico che sia ingiusto o sadico – non troppo, almeno- ma parla poco o nulla, e quando chiedo un'informazione o un consiglio, sembra sempre che lo stia disturbando. Cosa che molto probabilmente è vera.

L'unica nota positiva della mia terza settimana è stata la presenza di tutti gli altri colleghi del reparto. Non mi sarei mai aspettata di trovare conforto nella caotica e rumorosa zona di relax, dotata di macchinette per alimenti, caffè e vari divanetti e poltrone per lo svago dei lavoratori. Certo, sono state rare le volte in cui mi sono presa una pausa, e solo perché Matt mi stava davvero esaurendo. Le assillanti domande delle donne sulla mia vita privata sono di gran lunga meglio della cupa e gelida presenza del mio collega. Una sorpresa si è rivelata Riccardo: completamente cancellata l'imbarazzante discussione sul mio professore della prima settimana, il ragazzo si è dimostrato una presenza rassicurante nei momenti di crisi e uno scudo contro le domande un po' troppo invadenti delle altre persone.

Dunque, arrivo al fine settimana un po' meno stressata, con meno carico di lavoro e quindi più preparata mentalmente per il ridicolo appuntamento a cui sono stata costretta a partecipare.

Dato che in teoria non sono io quella che deve impressionare, sono parecchio indecisa sull'abbigliamento. Il dilemma è chiaro: non devo essere più appariscente di Barbara. È lei quella che deve conquistare. Ma di certo non posso andare in quel ristorante in tuta. Sarebbe un affronto.

Decido, dopo una buona mezz'ora, di andare a chiedere consiglio alla mia coinquilina, che però sembra essere messa peggio di me. La sua stanza, di solito sempre ordinatissima, è completamente invasa da tutti i capi del vestiario in suo possesso.

Mi guarda disperatissima e io mi mordo un labbro per non ridacchiare. Al diavolo il mio abbigliamento. Mi faccio strada fra la miriade di gonne e magliette, tutte rigorosamente a fiori, e pesco qualche capo a tinta unita, prima di lanciarglielo. Lei si chiude in bagno senza dire nulla; io raccolgo tutto e glielo poggio sul letto. So che, quando si sarà calmata, rimetterà tutto in ordine.

Ritornata in camera mia, tiro fuori dall'armadio un semplicissimo vestito bianco decorato con rose nere e con una scollatura minima. Lo indosso con una cintura nera alla vita, mi pettino e mi trucco lievemente, spruzzandomi anche un po' di profumo. Quando ritorno in camera di Barbara, lei non è ancora uscita e la sento imprecare.

Sospiro e, mentre attendo, cerco la borsa ideale, infilandoci dentro telefono, rossetto e caricabatterie.

_ Con o senza coda?_ la sento borbottare al di là della porta.

_ Treccia_ le rispondo perché, per quanto io ami i suoi lunghi capelli castani, la treccia illumina il suo bel viso.

Lei esce dal bagno lanciandomi un codino e girandosi di schiena. Per la seconda volta, devo trattenere una risatina. Di solito, Barbara è più che brava ad acconciarsi i capelli da sola, ma si vede che questo appuntamento la rende un po' troppo nervosa.

Mentre le intreccio le ciocche, noto che ha scelto una camicetta verde militare abbinata ad una gonna lunga bianca. È stranamente ... sobria di colori. Lei che è sempre vestita come una hippy. Ma sta molto bene. È più... adulta.

Lei si guarda allo specchio, mi lancia un sguardo e poi sospira.

_ Dai, andiamo. Guidi tu_

Scuoto la testa con un sorriso sulle labbra e obbedisco. Nell'antro confortevole della nostra macchina, mi rilasso abbastanza da decidere di mettere su un po' di musica. In un moto di compassione estrema per Barbara, attacco con la sua playlist, che spegne subito.

_ Non la mia. Te ne prego. E che non sia Laura Pausini _

Questa volta non riesco proprio a trattenere una risata. È da un po' di tempo che la rimproveravo per la sua musica alquanto cupa, dicendole che le ci voleva una botta di vita. Laura Pausini sembra non piacerle, ma il pop-rock l'ha giudicato " abbastanza ascoltabile". Quindi faccio partire la playlist degli Skillet, che riescono a distrarla per qualche minuto e all'arrivo sembra meno angosciata.

Senza darle il tempo per ripensarci, esco dalla macchina e la tiro fuori, prendendola a braccetto.

_ Forza, potrebbero essere già arrivati_

La mia supposizione è esatta: dopo qualche secondo di indecisione, una voce gentile ci chiama vicino ad uno dei due specchi che decorano la sala. Andiamo incontro ad Eleonora ed io rimango qualche secondo abbagliata: è davvero bella. Ha un volto molto dolce, evidenziato da un lievissimo trucco sugli occhi e sulle labbra color pesca. Indossa uno splendido vestito a balze verde acqua stretto in vita – una scelta sicuramente non casuale, dato che i suoi occhi risplendono come smeraldi- e un fiocchetto dello stesso colore fra i capelli, lasciati sciolti e ondulati. Posso perfettamente capire perché Barbara si sia presa una cotta demenziale.

La ragazza abbraccia la mia coinquilina , che rimane qualche secondo imbambolata. Non posso darle torto. Poi si rivolge a me, allungando la mano con un sorriso gentile.

_ Piacere, sono Eleonora. Tu devi essere Ilenia, giusto? Barbara mi ha parlato di te_

A mio favore, mi riprendo abbastanza in fretta.

_ Molto piacere. Spero non ti abbia raccontato cattiverie_

Lei ridacchia e scuote la testa. Ha una stretta gentile ma decisa. Mi piace.

_ E lui invece è..._

_ Matt?!_ la interrompo gridando, facendo sobbalzare un paio di persone sedute nei tavoli vicini. Vorrei scusarmi, ma non riesco a distogliere lo sguardo. È proprio lui, con i capelli sistemati decentemente e una maglia nera attillata. Bello, dannazione.

Lui mi guarda indeciso, senza salutarmi o ricambiare il grido. Ha decisamente lo sguardo di uno che vorrebbe essere ovunque tranne che qui.

Percependo la nostra sorpresa e il nostro disagio, Eleonora decide di intervenire.

_ Vi conoscete già?_ chiede, osservandoci con curiosità.

Dato che Matt sembra aver perso qualsiasi capacità di parola, decido di rispondere per entrambi:

_ Sì, esatto. Matt è il mio capo-collega nella casa editrice_

Lei sembra illuminarsi.

_ Ah, bene! Allora questo sarà un pranzo ancora più semplice di quanto avessi pensato_

Non so cosa ci trovi lei di semplice in Matt. Sarà forse l'amicizia che li lega? Fatto sta che, mentre lancio uno sguardo dubbioso al ragazzo, Barbara mi guarda con gli occhi lucidi. E capisco perfettamente come andrà la giornata. 

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Ben arrivati al terzo capitolo! Sono di poche parole, oggi: l'immagine di sopra presenta Barbara, la coinquilina della nostra protagonista. E mi dispiace che il capitolo sia un po' corto, ma mi farò perdonare.

Ci vediamo la settimana prossima!

Dragon ꧁꧂

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