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Ansia. Agitazione. Paura. Frustrazione. Invidia.

Sono tutte emozioni negative che proviamo nell'arco della nostra vita. Ma queste sopraggiungono tutte assieme quando sei arrivata ad un punto in cui non puoi tornare indietro. Hai dato tutto, hai studiato, ti sei impegnata, ti sei esercitata. Ma il tuo posto nella società non sarà determinato da tutte queste cose. Perlomeno, non completamente. Dipenderà maggiormente da chi ti si presenterà davanti. Un uomo, una donna, di qualsiasi età e carattere, potrà decidere sul tuo futuro.

In teoria, quando cerchi un lavoro, devi fare semplici colloqui orali che permettono all'agenzia di capire chi sei, come sei fatto e come lavori. Se offri una buona presentazione di te, delle tue capacità e dei tuoi studi, dovresti riuscire a farti assumere senza troppe difficoltà. Ma nella realtà non è così. Quella è solo la prima parte, la più facile; la tua vera prova inizia quando l'ente con cui ti sei confrontato ti chiama dicendoti che sei stata assunta e puoi iniziare lunedì. Ecco, lunedì è il vero e proprio esame. Come ti vesti, come parli, come ti rapporti con la gente intorno a te, le tue conoscenze nell'ambito, il tuo passato ... in una giornata, tutti questi fattori giocano a tuo favore o sfavore. Solo se farai una buona prima impressione, farai carriera. Altrimenti, nonostante i tuoi sforzi, rimarrai la delegata alle fotocopie.

Ecco, in questo momento io sono proprio a quel famoso lunedì. È la mia prima giornata come lavoratrice di una delle migliaia di case editrici della Mondadori. Il colloquio svolto il mese scorso è sembrato piacere ai miei esaminatori, una donna sui cinquant'anni che assomigliava alla mia dietologa di tre anni fa, e un ragazzo con un paio di anni in più di me. Lui era più interessato alle mie competenze in ambito sociale, ma non per questo più semplice da gestire della donna. Un vero mistero, perché non ha mai provato a sorridere o incoraggiarmi, tutt'altro: sembrava quasi ostile alla mia presenza. Grazie al cielo, il mio professore di lettere conosce bene almeno lei, e mi ha fornito vari e utilissimi consigli per brillare i suoi occhi.

" Sincerità prima di tutto", mi ha consigliato il prof. E infatti mi sono lasciata sfuggire che, come qualsiasi banalissima ragazza della mia età, prediligo i romanzi rosa a tutti gli altri tipi. Verità che nessuno dei due ha apprezzato molto, in un primo momento. Poi, con mio grande sollievo, la donna ha riconosciuto il mio coraggio ad ammettere le mie preferenze.

È stata lei a chiamarmi, giovedì della settimana scorsa, e annunciarmi la mia assunzione.

" Si ricordi, offriamo questo posto di lavoro solo alle persone che riteniamo avere grandi potenzialità. E lei è stata una tra le ragazze più giovani che sono state assunte in questi anni" mi ha annunciato, testuali parole. Immagino che un'altra persona con grandi potenzialità sia stato il ragazzo antipatico del colloquio.

Questa mattina mi sono alzata alle sei, per poter scegliere l'outfit adatto al mio primo giorno. Gonna o jeans?

Ammetto di essere stata una buona mezz'ora a guardare l'armadio, parecchio indecisa. La donna indossava una lunga sottana, ma le mie sono tutte corte. Quelle che mi arrivano fino ai piedi mi fanno inciampare.

Alla fine ho optato per una semplice gonna nera, che mi arriva appena sopra le ginocchia, e una camicia bianca, scarpe con tacco basso ma ugualmente eleganti e una borsa da lavoro, con dentro tutti i documenti per confermare l'assunzione. Ho preferito anche truccarmi lievemente, sperando di dare il meglio di me così come sono.

Ora mi ritrovo davanti all'edificio, con il cuore in gola e le labbra secche. Le mie gambe tremano un po' e sono contenta di essere arrivata in anticipo: almeno ho il tempo di avere paura.

Dopo una serie di lunghi e profondi sospiri, apro con fermezza la porta della casa editrice e mi dirigo con falsa sicurezza alla reception. Mostro il miglior sorriso alla ragazza seduta davanti a me assieme ai documenti e lei mi indica l'ufficio del redattore Matt Evans. Prego con tutta me stessa che non sia il ragazzo scorbutico del colloquio, ma le mie preghiere sfumano – dovevo immaginarlo- quando, bussando alla porta dell'ufficio assegnatomi, l'unica risposta che ricevo è un grugnito. Prendendo l'ennesimo grande respiro e interpretando il verso come un " Avanti", mi faccio forza ed entro.

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