"Solo" un fratello

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CITTÀ DI VETRO - cap.9 "Questo sangue colpevole"

Il fragore del crollo svanì lentamente, come il fumo si dissolve nell'aria. Fu rimpiazzato dal chiacchiericcio degli uccelli stupiti. Clary li vedeva, dietro le spalle di Jace, volare curiosi in ampi cerchi contro il cielo nero.
«Jace» disse Clary a bassa voce. «Temo di aver perduto lo stilo da qualche parte.»
Lui si sollevò un po', puntellandosi sui gomiti, e la guardò. Anche al buio Clary vedeva la propria immagine riflessa nei suoi occhi. Jace aveva il viso rigato di sporco e di terra, il colletto della camicia strappato. «Pazienza. L'importante è che tu non ti sia fatta niente.»
«Sto bene.» Senza pensarci, gli passò una mano tra i capelli, leggera. Lo sentì irrigidirsi, vide i suoi occhi incupirsi.
«Avevi dell'erba tra i capelli» gli disse. Aveva la gola secca, l'adrenalina le scorreva nelle vene. Tutto quello che era appena successo - l'angelo, la rovina della tenuta - sembrava meno reale di ciò che leggeva negli occhi di Jace.
«Non dovresti toccarmi» la ammonì.
La mano di Clary si bloccò dov'era, con il palmo sulla sua guancia. «Perché?»
«Lo sai, il perché» replicò Jace. Si scostò, rotolandosulla schiena. «Hai visto anche tu quello che ho visto io, vero? Il passato, l'angelo, i nostri genitori
Era la prima volta, pensò Clary, che Jace li chiamava così: i nostri genitori. Si voltò su un fianco, con l'impulso di avvicinarsi a lui, ma non era sicura di poterlo fare. Lui aveva lo sguardo fisso al cielo, cieco. «L'ho visto anch'io.»
«Dunque sai ciò che sono.» Le parole gli uscirono inun sussurro angosciato. «Sono in parte demone, Clary. In parte demone. Questo l'hai capito, vero?» I suoi occhi affondarono in quelli di Clary come sonde. «Hai visto cosa cercava di fare Valentine. Ha usato sangue di demone: l'ha usato su di me, prima ancora che nascessi. Sono in parte un mostro. Sono in parte tutto ciò che ho cercato con tutte le mie forze di combattere, di distruggere.»
Clary allontanò il ricordo della voce di Valentine che diceva: Mi ha lasciato perché ho trasformato il suo primogenito in un mostro. «Ma anche gli stregoni sono in parte demoni. Come Magnus. E non per questo sono malvagi.»
«Però non sono Demoni Superiori. Hai sentito che cosa diceva quella donna demone. Brucerà la sua umanità, come il veleno brucia la vita nel sangue
La voce di Clary tremò. «Non è vero. Non può essere vero. Non ha senso.»
«Sì, invece.» C'era una furia disperata sul volto di Jace. Clary vedeva il bagliore della catenella d'argento intorno alla sua gola nuda, sbiancata dalla luce della luna. «Questo spiega tutto
«Vuoi dire che spiega perché sei un Cacciatore così straordinario? Perché sei leale e impavido e onesto e tutto quello che i demoni non sono
«Spiega» precisò Jace con voce incolore «quello che provo nei tuoi confronti.»
«In che senso?»
Jace rimase in silenzio per un lungo momento, fissandola nel minuscolo spazio che li separava.
Clary riusciva a sentirne il contatto, anche se non la stava toccando: era come se fosse ancora disteso sopra di lei. «Tu sei mia sorella» disse Jace alla fine. «Mia sorella, il mio sangue, la mia famiglia. Dovrei sentire il desiderio di proteggerti.» Rise in silenzio e senza umorismo. «Proteggerti da tutti i ragazzi che vorrebbero fare con te esattamente quello che vorrei fare io
Clary restò senza fiato. «Avevi detto che d'ora in poi volevi solo essere un fratello per me.»
«Ho mentito» ammise Jace. «I demoni mentono, Clary. Sai, ci sono certe ferite che un Cacciatore può ricevere, ferite interne causate dal veleno di un demone: non ti rendi nemmeno conto cosa c'è che non va, in te, ma dentro stai lentamente sanguinando a morte. Ecco, essere solo un fratello, per te, mi dà la stessa sensazione.»
«Ma Aline...»
«Dovevo tentare. E ho tentato.» La sua voce era senza vita. «Ma Dio sa che non voglio nessuna, tranne te. Non voglio nemmeno cercare di volere un'altra, oltre a te.»
Allungò la mano, fece scorrere lievemente le dita fra isuoi capelli, le sfiorò la guancia. «Adesso, almeno, so il perché.»
La voce di Clary era scesa a un sussurro. «Anch'io non voglio nessuno tranne te.»
Un trasalimento nel respiro di Jace la confortò un poco. Lentamente, Jace si tirò su sui gomiti. Ora la guardava dall'alto e la sua espressione era cambiata: c'era qualcosa che Clary non aveva mai visto prima, una luce spenta, quasi mortale, nei suoi occhi. Jace fece scorrere le dita dalla guancia alle labbra di Clary e ne tracciò il profilo con la punta di un dito. «Forse» le disse «ora dovresti dirmi di non fare così.»
Ma lei non disse niente. Non voleva dirgli di smettere. Era stanca di dire di no a Jace, di non permettersi mai di sentire ciò che tutto il suo cuore voleva che sentisse. A qualsiasi costo.
Lui si chinò, posò le labbra sulla sua guancia, la sfiorò leggermente. E quel tocco, seppur leggero, le diede una scossa a tutte le terminazioni nervose; una scossa che la fece tremare in tutto il corpo. «Se vuoi che mi fermi, dimmelo adesso» sussurrò Jace. Ma Clary lei continuò a non dire nulla. Lui le sfiorò con le labbra la tempia. «O adesso.» Seguì la linea dello zigomo. «O adesso.» Ora le sue labbra erano su quelle di Clary. «O...»
Ma lei l'aveva preso e l'aveva attratto a sé, e le sue parole si persero sulle sue labbra. Jace la baciò con delicatezza, con attenzione, anche se non era la delicatezza che Clary voleva, non ora, non dopo tutto questo tempo. Strinse i pugni sulla sua camicia tirandolo forte verso di sé. Jace gemette piano, in fondo alla gola, poi le sue braccia la avvolsero, la strinsero, e rotolarono insieme sull'erba, avvinghiati l'uno all'altra, protraendo ancora quel bacio. C'erano delle pietre che pungevano la schiena di Clary e la spalla le doleva dove aveva battuto cadendo dalla finestra, ma non le importava niente. Esisteva solo Jace: tutto ciò che Clary sentiva, sperava, respirava, voleva e vedeva, era Jace. Null' altro contava.

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