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CITTÀ DI CENERE - cap.16 "Il sangue dei nascosti"

«Isabelle, che tipo di armi hai qui dentro? E bende, bende ne hai?»
«Bende?» Isabelle mise giù la frusta e tirò fuori il suo stilo da un cassetto. «Posso sistemarti con un iratze...»
Jace alzò i polsi. «Un iratze andrebbe bene per le mie ammaccature, ma non guarirebbe queste. Sono bruciature provocate da rune.» Alla luce viva della stanza di Isabelle avevano un aspetto ancora peggiore... qua e là le cicatrici circolari erano nere e screpolate e ne colava sangue e un fluido chiaro. Jace abbassò le mani, mentre Isabelle impallidiva. «E avrò anche bisogno di armi, prima di...»
«Innanzitutto, le bende. Poi le armi.» Isabelle posò la frusta sul cassettone e spinse Jace nel bagno con un cestino pieno di pomate, tamponi di garza e bende. Alec li osservò dalla porta semiaperta; Jace era appoggiato al lavandino, mentre sua sorella adottiva gli puliva i polsi e glieli avvolgeva nella garza bianca. «Okay, adesso togliti la maglietta.»
«Lo sapevo che in qualche modo te ne saresti approfittata.» Jace si tolse la giacca e si sfilò la maglietta dalla testa con una smorfia. La pelle di un colore dorato pallido era tesa sui muscoli duri. Marchi tracciati con inchiostro nero si avvolgevano intorno alle braccia esili. Un mondano avrebbe anche potuto pensare che le cicatrici bianche che gli punteggiavano la pelle, residui di vecchie rune, lo rendessero meno perfetto, ma non Alec. Tutti loro avevano quelle cicatrici: erano segni onorifici, non difetti.
Vedendo Alec che lo guardava dalla porta semiaperta, Jace disse: «Alec, vuoi prendere il telefono?»
«È sul cassettone.» Isabelle non alzò lo sguardo. Lei e Jace parlavano a bassa voce, Alec non poteva sentirli, ma immaginava che lo facessero per non spaventare Max. Alec guardò. «Sul cassettone non c'è.»
Isabelle, tracciando un iratze sulla schiena di Jace, imprecò seccata.
«Oh, accidenti. L'ho lasciato in cucina. Merda. Non voglio andarlo a cercare, rischio di imbattermi nell'Inquisitrice.»
«Ci vado io» si offrì Max. «A me non bada, sono troppo piccolo.»
«Già.» Isabelle sembrava restia. «A cosa vi serve il telefono, Alec?»
«Ci serve e basta» disse Alec impaziente. «Izzy...»
«Se devi scrivere a Magnus "6 1 skianto", ti ammazzo.»
«Chi è Magnus?» chiese Max.
«Uno stregone» rispose Alec.
«Uno stregone sexy, molto sexy» disse Isabelle a Max, ignorando lo sguardo furibondo del fratello.

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