Collassato

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CITTÀ DI CENERE - cap.7 "La spada mortale"

Jace alzò la mano come per fare una domanda, assunse un'espressione spaventata e crollò sull'erba. Alec gli si inginocchiò accanto preoccupato, ma Jace lo allontanò con un cenno della mano. «Lasciami stare. Sto bene.»
«Non stai bene.» Clary si avvicinò ad Alec sull'erba e Jace la guardò con occhi dalle pupille grandi e scure, sebbene la notte fosse illuminata dalle stregaluci. Clary gli esaminò il polso nel punto in cui Alec aveva tracciato l'iratze. Il marchio era sparito, non era rimasta neppure una lieve cicatrice. I suoi occhi incontrarono quelli di Alec e lei vi vide riflessa la sua stessa ansia. «C'è qualcosa che non va, in lui» disse. «Qualcosa di serio.»
«Probabilmente ha bisogno di una runa di Guarigione.» L'Inquisitrice sembrava notevolmente seccata con Jace per il fatto che si era ferito in una situazione tanto delicata. «Di un iratze o...»
«È ciò che abbiamo fatto» disse Alec. «Ma non funziona. Credo che ci sia sotto qualcosa di demoniaco.»
«Tipo il veleno demoniaco?» Maryse fece per avvicinarsi a Jace, ma l'Inquisitrice la trattenne.
«Sta fingendo» disse inquieta. «Dovrebbe tornare subito nelle celle della Città Silente.»
A queste parole Alec si alzò in piedi. «Non puoi dirlo... guardalo!» Fece un cenno verso Jace, che era afflosciato a terra con gli occhi chiusi. «Non può nemmeno alzarsi. Ha bisogno di un dottore, ha bisogno di...»
«I Fratelli Silenti sono morti» disse l'Inquisitrice. «Suggerisci un ospedale mondano?»
«No.» La voce di Alec era tesa. «Potrebbe andare da Magnus.»
Isabelle emise un verso a metà tra uno starnuto e un colpo di tosse. Guardò da un'altra parte, quando l'Inquisitrice fissò Alec con espressione vacua. «Magnus?»
«È uno stregone» disse Alec. «A dire il vero, è il Sommo Stregone di Brooklyn.» 
«Vuoi dire Magnus Bane"» intervenne Maryse. «Ha una reputazione...»
«Mi ha guarito dopo che avevo combattuto contro un Demone Superiore» la interruppe Alec. «I Fratelli Silenti erano impotenti, mentre Magnus...»
«È ridicolo» disse l'Inquisitrice. «Tu vuoi solo aiutare Jace a fuggire.» 
«Non è abbastanza in forma per fuggire» protestò Isabelle. «Non lo vedi?»
«Comunque Magnus glielo impedirebbe» disse Alec lanciando un'occhiata alla sorella per invitarla a stare tranquilla. «Non ha alcun interesse a mettere i bastoni tra le ruote al Conclave.» 
«E come potrebbe impedirglielo?» La voce dell'Inquisitrice trasudava un sarcasmo acido. «Jonathan è un Cacciatore. Non siamo tanto facili da tenere sotto chiave.»
«Forse dovresti chiederlo a lui» suggerì Alec.
Sul viso dell'Inquisitrice comparve il suo sorriso affilato come la lama di un rasoio. «Ma certo. Dov'è?»
Alec abbassò lo sguardo sul telefono che teneva in mano, quindi lo riportò sulla sottile figura dell'Inquisitrice. «È qui» disse. Alzò la voce. «Magnus! Magnus, vieni fuori!» 
Perfino le sopracciglia dell'Inquisitrice si sollevarono quando Magnus varcò a grandi passi il cancello. Il Sommo Stregone indossava pantaloni di pelle neri, una cintura con la fibbia a forma di M ornata di pietre preziose e una giubba militare prussiana color blu cobalto aperta su una camicia bianca di merletto. Sfavillava per i tanti strati di glitter di cui si era cosparso. Posò per un attimo lo sguardo sul viso di Alec con aria divertita, e un pizzico di qualcos'altro, quindi lo spostò su Jace, disteso sull'erba. «È morto?» chiese. «Sembrerebbe.»
«No» rispose seccamente Maryse. «Non è morto.»
«Avete controllato? Posso dargli un calcio, se volete»

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