Una questione di sguardi

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CITTÀ DI CENERE - cap.9 "E la morte non avrà più dominio"

Clary si scostò i capelli ancora bagnati dagli occhi. Là dove i vestiti aderivano alla pelle si sentiva pizzicare, aveva il sospetto di puzzare come il fondo di uno stagno e non riusciva a togliersi dalla mente l'espressione di Simon quando l'aveva guardata alla Corte Seelie... come se la odiasse. «È colpa tua» disse a un tratto, mentre la rabbia le stringeva il cuore in una morsa. «Non avresti dovuto baciarmi così.»
Jace, che era appoggiato alla cornice della porta, si raddrizzò. «E come avrei dovuto baciarti? C'è un altro modo in cui ti piace?»
«No.» Le mani le tremavano in grembo. Erano fredde, bianche, raggrinzite dall'acqua. Intrecciò le dita per mettere fine al tremito. «È che non voglio essere baciata da te.»
«Mi è sembrato che nessuno dei due avesse voce in capitolo.»
«È questo che non capisco!» Clary esplose. «Perché mi ha fatto baciare da te? La Regina, voglio dire. Perché costringerci a fare... quello? Quale piacere può averne tratto?»
«Hai sentito che cosa ha detto. Pensava di farmi un favore.»
«Non è vero.»
«È vero. Quante volte devo dirtelo? Il Popolo Fatato non mente.»
Clary pensò a ciò che aveva detto Jace a casa di Magnus. Scopriranno ciò che vuoi più di ogni altra cosa al mondo e te lo offriranno... nascondendoci dentro un'insidia che ti farà rimpiangere di averlo mai desiderato. «Allora si sbagliava.»
«Non si sbagliava.» Il tono di Jace era amaro. «Ha visto come ti guardavo e come tu guardavi me, e come Simon guardava te, e ci ha suonato come gli strumenti che siamo per lei.»
«Io non ti guardo» sussurrò Clary.
«Che cosa?»
«Ho detto: Io non ti guardo.» Allentò le mani che aveva tenuto agganciate in grembo. Nei punti in cui le dita erano state avvinghiate c'erano dei segni rossi. «O almeno ci provo.»

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