I preparativi della spedizione

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CITTÀ DI OSSA - cap.18 "La Coppa Mortale"

Jace aveva la manica sinistra arrotolata, il mento contro la spalla, e stava facendo una smorfia mentre si disegnava un marchio ottagonale sulla parte più alta del braccio.
Alec lo guardò. «Stai facendo un casino» disse. «Ci penso io.»
«Sono mancino» si giustificò Jace, ma parlò con un tono tranquillo e gli porse il proprio stilo. Alec parve sollevato nel prenderlo, come se fino a quel momento non fosse stato sicuro se Jace l'avesse perdonato per il suo comportamento di poco prima. «È un iratze di base» disse Jace mentre Alec chinava il capo sul suo braccio tracciando attentamente le linee della runa guaritrice. Jace fece una smorfia mentre lo stilo scivolava sopra la sua pelle, gli occhi semichiusi e il pugno serrato finché i muscoli del braccio sinistro non si gonfiarono. «Per l'Angelo, Alec...»
«Sto cercando di fare attenzione» disse Alec. Lasciò andare il braccio di Jace e fece un passo indietro per ammirare la propria opera. «Ecco.»
Jace aprì il pugno e abbassò il braccio. «Grazie.» A quel punto percepì la presenza di Clary e la guardò con gli occhi socchiusi. «Clary.»
«Sembrate pronti» disse lei, mentre Alec, improvvisamente arrossito, si allontanava da Jace e si metteva a trafficare con le sue frecce.
«Lo siamo» disse Jace. «Hai ancora quel pugnale che ti ho dato?»
«No. L'ho perso al Dumort, ricordi»?
«Giusto.» Jace la guardò compiaciuto. «Ci hai quasi ucciso un licantropo, con quel pugnale, vero?»
Isabelle, in piedi davanti alla finestra, levò gli occhi al soffitto. «Mi ero dimenticata come ti fanno perdere la testa le ragazze che ammazzano i mostri, Jace.»
«Mi piace chiunque ammazzi i mostri» disse lui. «Soprattutto me stesso.»

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