Non abbandonarlo.

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L'emozione più bella è quando due cuori sorridono insieme.

Madelyn's POV

«Chi cazzo credi di essere, eh Gabe?»

Dio, quella situazione stava degenerando ed io, non sapevo minimamente cosa fare.

Quel sangue a terra non migliorava le cose; sono sempre stata emofobica e il solo pensiero del sangue, mi faceva sentire male, al tal punto di svenire.

Cercai ancora una volta di alzarmi, urlando il nome di Alexander, ma lui continuava a guardare Gabe, con uno sguardo cupo, quasi del tutto privo di emozioni.

Odiavo profondamente questo suo lato, perché diventava un'altra persona quando perdeva le staffe ed io non potevo fare nulla.

Era così. O lo accettavo per com'era, o nulla.

Ma quello valeva per tutti. Dovevamo accettare i difetti delle persone, sebbene potessero farti stare male...

Sentii Gabe implorare Alexander di fermarsi, con le lacrime agli occhi.

'Smettila, per favore.' Continuava a ripetere a bassa voce, i suoi occhi non smettevano di lacrimare.

Improvvisamente entrò Kole nella camera e come un fulmine, ma di quelli veloci, prese Alexander per le braccia e si posizionò dietro di lui, in modo tale di bloccarlo.

«Che cazzo credi di fare, eh?» Lo strinse ancora più forte. «Pensi di diventare una persona migliore facendo queste cazzate?»

Non sapevo per quale motivo, ma per poco non pianse, urlandogli quelle parole.

Alexander mi guardò con aria triste, rivolse lo sguardo verso Gabe e scappò via da quella camera.

Ero senza parole. Ormai non ne avevo più; guardai per l'ultima volta il mio amico, il quale rifiutò l'aiuto dei medici e mi guardò.

«Non ti preoccupare, non mi farò più vedere. Addio, Madelyn.»

Così mi lasciò anche lui, triste e vuota, come quella cazzo di stanza in cui mi ritrovavo.

Mi stavo abituando: le persone mi abbandonavano senza un motivo, o forse era solo colpa mia.

Kole fece un sorriso di incoraggiamento.

«Lo sai anche tu che non è così.»

Disse spiazzandomi.

«Cosa?»

Gli chiesi, com un tono di voce lieve.

«No cosa, ma chi.» Sorrise. «Alexander, sta cercando in tutti i modi di fare del bene, sebbene non ci riesca...»

Sospirò e continuò a parlare. «Fidati. Non si è mai comportato così con nessuno, soprattutto con una ragazza. Aiutalo, io lo sto facendo da una vita, però per favore, non lasciarlo solo. Non abbandonarlo, non se lo merita.»

Mi strinse dolcemente la mano, per poi accarezzarmi la guancia.

«Non dimenticare queste parole.»

Affermò aprendo la porta. «Alla prossima, cara.»

Mi fece l'occhiolino ed uscì.

Guardai un punto fisso nel vuoto per ore, non sapendo né cosa dire, né cosa fare.

Ero affranta da tutto quella situazione, ma non potevo solo piangermi addosso. Dovevo fare qualcosa.

Amavo Alexander, davvero, se per lui andava bene, sarei rimasta per sempre con lui.

Volevo fargli capire che per me non era cambiato nulla dopo stamattina, non volevo dargli del tutto ragione, ma in fondo Gabe aveva messo in mezzo la madre morta.

Sarei andata su tutte le furie anch'io.

«Signorina, dove crede di andare?»

«A casa?»

Dissi ironicamente, cercando di mettermi i calzini.

L'infermiera cercò di fermarmi, affermando che dovevo stare un altro giorno in ospedale, però continuai a dirle che stavo bene.

Presi il cappotto e uscii dalla stanza. Respirai profondamente, prima di camminare lungo il corridoio.

Mi guardavo intorno e vedere quelle persone stare così male, mi feriva profondamente.

Sperai quindi col tutto il cuore, di non entrare mai più in quel luogo così triste e cupo.

Alexander's POV

Cosa cazzo avevo fatto?

Non riuscivo più a connettere il mio cervello.

Toccai la fronte che pulsava tremendamente,
mentre camminavo per la strada.

Pioveva. La gente correva disperatamente, cercando di entrare in uno dei bar più vicini.

Le mie lacrime si mescolavano con la pioggia, abbassai lo sguardo e continuai il mio percorso nel nulla.

Appena vidi un vicolo, mi ci buttai dentro, accasciandomi immediatamente a terra.

Poggiai le mani sugli occhi, iniziando a tremare non per il freddo, ma per tutta la situazione che era successa prima.

Mi ero stancato di essere visto come uno stronzo senza cuore e anima.

Com'era possibile che ogni volta che cercavo di fare del bene, finivo sempre per fare il contrario?

Restai in quella posizione per svariati minuti,
mentre la pioggia continuava a cadere su di me.

Respirai profondamente, cercando di non avere un attacco di panico. Era da tempo che non mi succedeva e l'unica persona che poteva calmarmi ormai non esisteva più.

Ti amo più della mia vita, mamma. Perdonami per tutte le sofferenze che ti ho fatto passare.

Infilai una mano nella tasca, estraendo poi un coltellino che portavo sempre con me.

La mano mi tremava, ma comunque arrivò fino all'altezza della gola.

Piangevo come un matto, guardavo il coltello ed in quel momento capii che era l'unica cosa che poteva aiutarmi.

La gola mi bruciava parecchio, non sapevo cosa fare se non farla finita.

Ma poi una voce fin troppo familiare mi riportò alla realtà.

«Porca puttana, che cazzo stai facendo?»

Mi guardò spaventata ed io sorrisi, perché per la seconda volta mi aveva salvato.

______________

Hiiiiii!❤️

Okay, non ho scuse per tutti questi mesi senza aggiornare. Perdonatemi, ma da oggi in poi cercherò di farlo...Siamo arrivati ad un traguardo incredibile...Veramente non so più che dire, grazie infinite. Vi amo.

Un bacio,
-Ire.❤️

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