Tutta colpa di Alexander.

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"È quando si nascondono le cose che poi si muore soffocati."
-Bukowski

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«Dalla prima volta in cui ti ho vista, il tuo viso non ha mai abbandonato la mia mente, nemmeno per un dannato e fottuto giorno.»

Piccole e stupide parole che continuavano a rimbombare nella mia mente come un martello; avevo riposto nel mio cuore una speranza che potesse finalmente aprirsi con me, raccontarmi i continui tormenti che stava passando.

Sarebbe stato un primo passo sia per lui che per me, mostrarmi anche i suoi lati deboli, scoprire e conoscere qualsiasi cosa di lui.

Le mie palpebre si muovevano su e giù a ritmo di una lampadina quando si accendeva e si spegneva ed i miei occhi, si illuminarono di una luce a me sconosciuta fin poco prima.

Pensavo di poter restare così: A guardarlo per ore senza che dicesse qualcosa, di capirci a vicenda con solo uno sguardo, ma proprio in quell'attimo, le sue labbra si aprirono di nuovo, rendendomi conto che forse stava svanendo tutto.

Gli tappai la bocca violentemente.

«Non rovinare questo momento, Alexander.»

Cercai il suo sguardo, accarezzandogli poi la guancia.

«Bene bene bene.»

Un battito di mani mi fece sussultare e mi girai per capire chi fosse: Un ragazzo seduto su una panchina vicino a noi; indossava un cappello e aveva il viso rivolto verso il basso.

Si alzò lentamente posizionando lo sguardo sul mio, un piccolo sorriso fuoriuscì dalle sue labbra.

Mi squadrò da capo a piedi e mi sentii frustrata, così portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardai Alexander.

Aveva un'aria confusa, stordita, neanche lui sapeva chi fosse; o almeno credevo.

«Blake.» Si girò dalla sua parte, avvicinandosi con passi lenti. «Da quanto tempo.»

«Chi sei?» Mormorai confusa.

Avevo paura, il cuore batteva all'impazzata e Alexander se ne accorse.

Portò la mano sul suo cappello e lo levò, facendo incontrare i miei occhi con i suoi.

La pelle d'oca iniziò a farsi sentire, cercavo in ogni modo di non posare lo sguardo sul suo viso, ma quelle cicatrici erano ben evidenti; portai la mano sulla bocca scioccata e mi allontanai di un passo.

Alexander strinse i pugni e contrasse la mascella, mentre il suo viso diventava sempre più rosso dalla rabbia.

«Oh, scusa.» Sghignazzò, toccandosi quelle spaventose cicatrici sul viso con una mano. «Fanno sempre un certo effetto sulle persone.»

Mi fece l'occhiolino.

«Che maleducato..» Si diede uno schiaffo scherzoso sulla testa. «Sono Cameron Moore.»

«I-io...»

«Non dire un'altra parola, Madelyn.» Sputò Alexander duramente. «Se non te ne vai immediatamente, finisco il lavoro che avevo iniziato sulla tua bella faccina.»

BORN TO LOVE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora