Non chiamarmi bambola.

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"Fidarsi. È come mettere una spada in mano a qualcuno e appoggiarsi la punta contro il cuore."

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Non riuscivo a sopportare quel tipo, continuava a mettere fastidiose canzoni ad alto volume, facendo rimbombare tutta la macchina.

Inoltre, questa era la terza sigaretta che fumava ed io, non riuscivo nemmeno più a respirare.

Avevo perso la speranza, era inutile lamentarsi, supplicarlo di lasciarmi andare o addirittura, piangere; sapevo che non sarei ritornata a casa facilmente.

Pensai all'espressione di Allison non appena avesse saputo la notizia, feci una risata ed iniziai a mangiucchiarmi l'unghia nervosamente.

Non potevo fare nulla in quel momento. Aveva chiuso le porte posteriori e mi aveva minacciata, dicendomi che mi avrebbe fatto saltare il cervello...Quindi, no. L'unica cosa che potevo fare era pensare.

Ed io odiavo farlo.

Sbuffai quando la quarta canzone fu messa, così mi tappai le orecchie più forte che potetti.

Non potevo non chiedermi in quale posto mi avrebbe portata e cosa ne avrebbe fatto di me.

E quello per cosa?

Per aver incontrato lui, per essermi fidata di un ragazzo che non conoscevo, per aver aperto i miei sentimenti a lui.

E cosa avevo avuto in cambio?

Un sequestro da parte di un pazzo schizofrenico con un'enorme cicatrice sul viso.

«Che c'è, tesoro? Ti danno fastidio le mie canzoni?» Ironizzò facendo una stupida vocina, mentre buttava la sigaretta ormai finita fuori dal finestrino.

Lo fulminai con gli occhi senza dire una parola.

«Oh, capisco la tua frustrazione, bambola. Ma non devi dare la colpa a me.»

Disse guardandomi dallo specchietto retrovisore.

«Non chiamarmi bambola.» Mi avvicinai a lui. «E...sì che è colpa tua! Sei tu che...»

«Bla bla bla. Sei così noiosa!» Affermò scocciato. «Non riesci ad accettare che quel perdente di Blake abbia distrutto tutto, non è vero?»

Abbassai lo sguardo.

«Sei così ingenua e stupida se ti sei fidata davvero di lui.»

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