Non è compito tuo fare giustizia.

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"La paura è l'emozione più difficile da gestire. Il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore."

**

Alexander's POV

«Levati dalle palle, Kole.»

Ringhiai spingendolo con forza, mentre continuavo a colpire la faccia di quel pezzo di merda.

Si scansò all'improvviso e mi diede un pugno sullo zigomo destro, girai la testa e sputai a terra subito dopo.

Sorrise sfacciatamente, mettendo in mostra i suoi denti pieni di sangue.

Quella scena mi fece imbestialire ancora di più.

«Io dovrei ucciderti.»

Dissi avvicinandomi al suo viso e guardandolo dritto negli occhi.

«Quella puttana se lo meritava.»

Un altro pugno lo colpì in pieno volto.

«Sei morto, stronzo.»

Urlai mettendo le mani sul suo collo, stringendolo più forte che potetti.

«Basta!»

Mi urlò Kole afferrandomi da dietro.

«Lasciami in pace, io..Devo farlo!»

«No non devi, testa di cazzo..»

Kole lo prese con forza legandolo alle sedia, per poi trascinarmi fuori da quella casa abbandonata, chiudendo alle sue spalle la porta.

«Che cazzo combini? Può scappare!»

«Alexander, calmati cristo santo!»

Urlò così tanto che si potettero vedere le vene fuoriuscire dal suo collo.

«È ben legato a quella fottuta sedia.»

«Non può cavarsela così. Deve pagare per quello che ha fatto a quella ragazza cristo!»

«Pagherà stando in galera, smettila di fare queste stronzate, non sei un poliziotto!»

Mi disse incrociando le braccia, mentre io sbuffavo sonoramente.

«Ci penso io adesso, appena ti calmerai chiamami.»

Entrò dentro lasciandomi solo con i miei pensieri.

Mi buttai a peso morto sull'erba bagnata, appoggiandomi al muro di quell'orripilante casa.

Chiusi gli occhi per un istante godendomi del silenzio che inondava quel giardino, mentre posavo le mani sui miei capelli perfettamente in ordine.

La rabbia che avevo dentro non riuscivo neanche a spiegarla a parole, era capace in un solo istante di indebolirmi sia il corpo che l'anima.

Ed ero così stanco di sentirmi debole, soprattutto agli occhi di Kole.

Era un fratello per me, ma non volevo farmi vedere debole e spaventato.

Io non ero così, ero forte.

Dopo tutto ciò che era successo a me e Austin, avevamo la forza di alzarci sempre, non importava come e quando.

I miei occhi, anche se chiusi, erano lucidi.
Non volevo piangere, era da deboli ed io non volevo esserlo.

Mia madre non sarebbe stata d'accordo; era convinta che piangendo, avrei buttato fuori tutta la rabbia repressa che avevo dentro di me e sfogarmi senza usare le mani.

BORN TO LOVE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora