Ce la puoi fare.

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«Ma guardati.»

Scrutava ogni centimetro del mio viso, come se stesse osservando un capolavoro.

«Ci hai creduto davvero. Sei così tenera.»

Ridacchiò, levando la mano dalla mia bocca.

«Sei un fottuto pazzo!» Dissi con voce smorzata.

Mi ero stancata di stare a contatto con malati di mente, stronzi e quant'altro.

«È il mio secondo nome, bimba.»

Prese dalla tasca una bustina, contenente qualcosa di verde.

«È...erba?»

«Ma no, è questione di prospettiva.»

Sbuffai. «Ho fame. Dammi qualcosa!»

«Come si dice?»

«Muori.» Risposi seccata.

«Per tua sfortuna io non cucino, quindi devi provvedere tu a farlo.»

«Cosa?» Urlai.

Si aggiustò i capelli levandosi quel ciuffo ribelle dalla fronte, i suoi occhi erano così belli che ti ci perdevi dentro.

«Non solo sono qui senza il mio consenso, ma devo anche cucinare!»

Scrollò le spalle ed iniziò a farsi quella fottuta canna.

La mia sanità mentale stava svanendo poco a poco, stare con i ragazzi mi faceva uscire pazza, ma nel vero senso della parola. In quei mesi mi erano successe cose da cui non sapevo nemmeno come ne fossi uscita viva. Il mio stato d'animo era cambiato da un momento all'altro, la mia dolcezza stava svanendo ed ero terrorizzata da quello; non volevo diventare la milionesima stronza senza cuore.

Avevo bisogno di una svolta, di un cambiamento. Qualcuno che mi stravolgesse la vita, che non facesse sembrare le mie giornate tutte uguali. Qualcuno per cui valesse la pena lottare e soffrire, se era necessario.

Mi avviai verso la cucina, iniziando a cercare qualcosa da mangiare nel frigo, ma tutto quello che trovai lì dentro erano uova e bacon. Feci una faccia disgustata, dato che odiavo il bacon sin da bambina.

Il vento, perpetuo, emetteva quel suono armonioso, il quale entrava nella serratura della piccola finestra della cucina.

All'inizio non ci feci caso, ma ebbi come un colpo di fulmine. Sapevo dove scappare. La mia via di fuga poteva essere proprio quella finestra situata di fronte a me.

Sorrisi. Forse perché finalmente sarei scappata da quei Diavoli.

Non sono mai stata brava a cucinare, anzi, ero un disastro e mia mamma, me lo ricordava sempre.

Dopo aver mangiato quella specie di frittata che avevo cucinato, posai il piatto dentro al lavandino. Guardai fuori e sorrisi di nuovo, quella volta per i fiocchi di neve che scendevano, poggiandosi poi dolcemente a terra.

Sussultai notando allo specchio una figura dietro di me, mi voltai per capire chi fosse.

«Che diamine stai facendo qui?»

BORN TO LOVE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora