Mi importa di te.

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Mi guardava con tenerezza. Forse pensava fossi una barbona, dato il mio abbigliamento così leggero.

Bene, facevo pena pure a dei vecchietti.

«Ma certo!»

Lo ringraziai facendo un piccolo sorriso, mi diede il telefono ed iniziai ad inserire quei numeri.

Poggiai quest'ultimo sull'orecchio, picchiettai ansiosamente il piede a terra sperando che rispondesse.

«Pronto?»

Quella voce. Mi era mancata da morire.

Riuscivo a malapena a non piangere, potevo capire solo dalla voce la sua tristezza.

«Al.» Affermai iniziando a piangere. «Sono io!»

«Mad?» Urlò.

«Dove sei? Come hai fat...Oddio!»

«Sono scappata, Al.» Sospirai mordendomi il labbro. «Mi trovo in una stazione di servizio.»

«Okay, veniamo subito a prenderti. Dove si trova?»

«Penso al..» Mi guardai intorno, in cerca di indicazioni.

Appena vidi la scritta, presi un respiro di sollievo.

«466 10th Ave, a Manhattan.»

«Arriviamo subito. Non muoverti!»

«E dove dovrei andare?» Roteai gli occhi.

Staccai la chiamata e mi sedetti su una sedia, aspettando che arrivassero.

**

Avevo costantemente paura di ritrovarmi quegli idioti nella stazione, ogni due minuti mi giravo e speravo che Allison e Gabe arrivassero.

La mia fame era aumentata, ma non avevo un centesimo; quindi mi accasciai sul tavolo, annoiata di dover aspettare.

«Madelyn!» Sussultai alzando il viso dal tavolo.

Allison corse verso di me, mi alzai e non riuscii nemmeno a dire una parola che mi abbracciò forte.

«Sono così felice che sei viva.»

Sorrisi.

«Maddy.»

Gabe si avvicinò a Allison, la superò e mi abbracciò anche lui.

«Oggi mi volete morta.» Dissi cercando di respirare.

Sghignazzò. «Sei la solita!»

«Quel pezzo di merda ti ha fatto qualcosa?»

Mi prese il mento con le dita, ispezionandomi.

«No.» Abbassai lo sguardo. «Tranquillo.»

Non appena alzai lo sguardo, notai una figura dietro Gabe guardare nella nostra direzione.

Non mi ci volle tanto per capire chi fosse.

I miei sentimenti erano così confusi in quel momento; non sapevo se fossi più felice nel vederlo, o arrabbiata e disgustata da quello che aveva fatto.

Ma forse anche questa volta, il cuore aveva vinto. Dentro di me sentivo un vuoto quando non c'era e ancora non riuscivo a spiegarmi tutto ciò.

Ma forse non c'era una spiegazione. O almeno ero io che non sapevo darla.

Si avvicinò con cautela, mi guardò negli occhi e fece un piccolo sorriso.

«Ciao.» Sussurrò non togliendo lo sguardo dai miei occhi.

«Hey.» Mormorai abbassando lo sguardo.

Rimasi pietrificata non appena mi abbracciò.

Le sue spalle circondarono la mia schiena, portò il corpo più vicino al mio iniziando poi ad accarezzare i miei capelli con dolcezza; e per la prima volta nella mia vita, mi sentii finalmente protetta.

Volevo mettere fine a quell'abbraccio, ma non ce la facevo. Mi sentivo così bene, che sarei rimasta per altri venti minuti abbracciata a lui.

«Hai freddo?»

Mi chiese allontanandosi ed ispezionando il mio corpo.

La sua espressione sembrava preoccupata, si levò così il giubbotto poggiandolo sulle mie spalle.

«F-fa freddo fuori, Alexander.» Affermai continuando a tremare.

«Non m'interessa. Mi importa di te.»

«Ragazzi, è ora di andare!»

Distolsi velocemente lo sguardo dai suoi occhi ed annuii.

**

«Vuoi qualcosa da bere?»

Gabe era davanti alla porta con le braccia incrociate, mi guardava aspettando una mia risposta.

«No.» Lo rassicurai. «Va' pure.»

Sorrise. «Okay, a domani piccola.»

Stava per chiudere la porta, ma una mano lo fermò.

Iniziarono a parlare, Gabe alzò le spalle e mi lanciò un ultimo sguardo, prima di lasciarmi sola con lui.

«Madelyn.» Disse aggiustandosi i capelli.

«Dobbiamo parlare.»

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