Hai paura di amare.

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«Non azzardarti a parlare di me così, ragazzina.»

Affermò fulminandomi con gli occhi.

«Sennò cosa fai?» Lo sfidai. «Mi picchi?»

Lo spinsi lontano da me, con tutta la forza che avevo.

«Non posso dare la colpa a te, quella è solo mia. Sono stata io la stupida a credere che potessi contare qualcosa per te, che ti servisse davvero il mio aiuto...mi sbagliavo.»

Sospirai e iniziai a camminare, sebbene le gambe mi tremavano ancora.

Silenzio. Era tutto quello che sentivo.

Chiusi la porta dietro di me, lentamente mi avviai verso le scale pensando che mi fermasse, che cambiasse idea, che quello che avesse detto fosse solo un fottuto scherzo; ma niente.

La triste verità.

***

«Sono venuto qui per salutarti.»

Rivolsi lo sguardo sulla sua figura, malgrado le occhiaie e la tristezza che riservavo dentro di me, ero felice di vederlo dopo tanto tempo.

Poggiai il mio corpo contro la porta incrociando le braccia.

«Dov'eri finito?»

Gli domandai mentre lui entrava in casa.

«Di questo volevo parlarti.»

Si accomodò sul divano, posando il casco della sua Ducati affianco a lui.

«Ho avuto da fare in questi giorni.» Si fermò sospirando. «E ho trovato un lavoro...In Florida.»

Il suo sguardo incrociò il mio.

«Devo partire. Ero venuto qui per salutarti.»

Sorrise.

Corsi da lui e mi accovacciai per abbracciarlo. «Sono così felice Austin! Quando ritornerai però?»

«Appena posso. Solo per te.»

Ridacchiò.

Abbassai lo sguardo diventando rossa.

«Mi mancherai.»

Affermai guardandolo.

«Anche tu, dai.» 

Mi fece l'occhiolino.

«Allora, come va?»

Gli porsi il caffè che gentilmente mi aveva chiesto e mi sedetti affianco a lui.

Male.

«Bene.» Sorrisi nervosamente.

«Mi spieghi perché l'altra volta sei fuggita?» Alzò un sopracciglio. «Cosa ti ha detto di così brutto Alexander, questa volta?»

«Sai com'è fatto tuo fratello...Adora rompere i coglioni.»

Dissi gesticolando e cercando di non balbettare.

Ci mancava solo il fratello che me lo faceva ricordare...Bravo!

Dopo un'oretta di chiacchiere, guardò l'orologio situato sul suo polso, si alzò e mise la mani in tasca.

«Devo andare. Ci vediamo, Mad.»

Mi guardò con nostalgia, così lo abbracciai più forte che potetti, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Mi salutò ancora una volta, prima di uscire definitivamente dalla casa.

***

Aprii il rubinetto facendo scorrere l'acqua nel lavandino.

Con una mano accarezzai la guancia diventata leggermente rossa a causa del calore che invadeva il bagno.

Chiusi gli occhi e sospirai, prima di aprirlo e guardarmi allo specchio.

Ero così cambiata, non mi riconoscevo più.

Quella bambina spensierata, dolce e sempre allegra non esisteva più.

Esteticamente non ero cambiata molto, ma dentro di me mi sentivo un'altra, quello che era successo aveva trasformato tutto dentro di me e quei cambiamenti si vedevano palesemente.

Dalla durezza dello sguardo, allo sguardo scettico e deluso, anche se gli occhi avevano conservato il colore, quelli della ragazza che vedevo nelle mie immagini erano sorridenti e pieni di gioia.

Abbassai lo sguardo e sciacquai il viso, presi l'asciugamano che si trovava vicino a me e lo asciugai per bene.

Sbirciai il telefono notando vari messaggi e chiamate da parte di Allison, ma non ci feci molto caso.

Presi così quest'ultimo mettendolo nella tasca del mio jeans e andai di là.

Sistemai i capelli con una spazzola, presi un elastico facendo una coda abbastanza alta e andai di sotto.

Roteai gli occhi quando sentii ancora una volta il telefono squillare.

Cosa diavolo voleva a quell'ora?

Sbuffai lasciandolo dov'era.

Parcheggiai velocemente la macchina e chiusi la portiera, ero come al solito in ritardo.

La preside Beckett mi avrebbe uccisa, letteralmente...

Era così fissata con le regole della scuola.

Una volta ero arrivata alle 8:02, non mi volle far entrare e dovetti rimanere fuori a gelarmi, aspettando la seconda ora.

Stupida.

«Oddio Madelyn, ti sto chiamando e mandando messaggi da un'ora! Perché cazzo non rispondi?»

Allison stava venendo verso di me, la guardai meglio e quello che vidi nel suo volto fu paura.

«Il telefono era scarico.» Mentii. «Cos'è successo?»

Le chiesi alzando un sopracciglio.

«Mad...È importante. Per favore, non entrare a scuola e va'a casa.»

Affermò con il fiatone.

«Al mi stai facendo preoccupare.»

Ridacchiai e continuai a camminare con lei che mi rincorreva.

«Mad!» Urlò prendendomi il braccio. «Non andare.»

«È successa una cosa...orrenda.»

«Cos'è succ..»

Mi fermai non appena vidi delle strisce gialle che circondavano la scuola.

Mi avvicinai per cercare di capire cosa ci fosse scritto su quelle strisce.

"SCENA DEL CRIMINE"

Mi rabbuiai subito.

«Oh cazzo.»

Ingoiai la saliva e mi avvicinai ancora di più, ma lentamente.

Allison si trovava dietro di me e mi guardava preoccupata.

Rimasi a bocca aperta quando vidi una persona a terra, gli occhi erano aperti e non appena capii chi fosse, divenni pallida.

«M-mi dispiace, Mad.»

Affermò lei poggiando una mano sulla mia spalla.

Andrew era quella persona a terra.

Andrew era morto.

BORN TO LOVE YOUWhere stories live. Discover now