~54~ Afterglow.

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Quella sera tornai a casa tardissimo, come mai nella mia vita. Nonostante fosse piena notte trovai comunque mia madre ad aspettarmi sul divano. Andai in salotto e la vidi dormire profondamente con il cellulare in mano e la tv accesa, stava aspettando me, potevo solo immaginare quanto fosse preoccupata. Mi asciugai in fretta una piccola lacrima sfuggita al mio controllo, avevo tenuto duro tutta la sera, potevo resistere ancora un po'. Mi affrettai a coprire mia madre con una coperta e a sistemarle bene il cuscino, non volevo svegliarla. Salii poi in camera mia e chiusi la porta, poggiando la schiena su di essa. Alzai la testa per cacciare indietro le lacrime e presi respiri profondi, non era il momento di lasciarsi andare... o almeno quello era ciò che mi ripetevo per convincere me stessa, ma non potevo dire di esserci riuscita appieno. Mi accasciai sul pavimento con il viso rigato di lacrime per nemmeno io sapevo quale motivo, forse nessuno, forse tutti, non ne avevo idea, ma infondo non aveva nemmeno importanza il perché.

Jacob non era colpevole della morte di mio padre, come non lo eravamo né io e tanto meno mia madre e Alec.
Dylan... Non sapevo molto del suo passato, andava detto, ma io vedevo chi avevo davanti, la persona che era diventata. Tutti, per mesi, hanno cercato di mettermi in guardia su di lui. Ma come potevo voltare le spalle alla persona che ormai possedeva il mio cuore? Amavo Dylan, lo amavo più di ogni altra cosa al mondo e non potevo decidere se scappare via da lui oppure no, senza averne prima parlato con il diretto interessato. Anche se le prove a sostegno della tesi di Morgan c'erano, lo sapevo io e di certo lo sapevano tutti, prove inconfutabili che mi terrorizzavano.
Bugie, alla fine tornava tutto sempre punto e a capo, bugie su bugie, come se l'uomo fosse costituito principalmente dall'impulso naturale di mentire, e non dall'acqua. Anzi, mentire è quasi paragonabile all'esigenza fisiologica di respirare, senza moriremmo.
Victor aveva mentito. O meglio, occultato l'ovvio.
Stessa cosa per Dylan.
E poi c'era Jacob, del quale Morgan non mi aveva effettivamente detto granché.
Presi il telefono dalla tasca dei pantaloni e vidi milioni di chiamate perse, la maggior parte di Dylan, ma non mancavano quelle di mia madre, Sophia, Chris, Victor, Max, Roman e Jacob. Stessa cosa per la casella dei messaggi. Erano preoccupati per me... come potevano, le parole di Morgan, essere vere?
Una lacrima cadde sul display del mio cellulare nell'esatto momento in cui il nome di Dylan apparve su di esso, mi stava chiamando, dopo tutte quelle ore non si era ancora arreso. Morgan mentiva, mi rifiutavo di credergli.
Rifiutai la chiamata di Dylan e gli scrissi un messaggio:

- Sono a casa. Sto bene. Domani pomeriggio puoi venire a casa mia? Parliamo un po' e andiamo insieme al compleanno di Soph.
Non preoccuparti per me adesso. Notte -

Inviai in fretta il messaggio e spensi il telefono. Per un po' non volevo parlare con nessuno e sicuramente Dylan avrebbe provato a chiamarmi altre mille volte. Conoscendolo, era in preda al panico dal momento esatto nel quale mi aveva visto sfrecciare via insieme a Morgan e in quelle ore non aveva fatto altro se non chiamare disperatamente me e tutte le persone che conoscevamo entrambi, mettendo sotto sopra mezza Los Angeles. Pensandoci il mio gesto non era stato dei più maturi, ma non volevo assolutamente parlare con lui senza che le mie paure e le mie domande si fossero calmate. Avrei solo peggiorato le cose e reso ancora più difficile una situazione già impossibile. Andai a dormire con gli occhi ormai secchi e le mani tremanti, chiusi gli occhi e lasciai che Morfeo spegnesse quel gran casino che era la mia mente, anche se soltanto per poche ore.

~~

Mi svegliai con una luce accecante che filtrava dalle finestre. Presi a rigirarmi nel letto infastidita da tutta quella luce, che poteva significare solo una cosa, mia madre era entrata in camera mia spalancando le finestre facendomi soffrire il risveglio lentamente, come punizione. Sprofondai con il viso sul cuscino facendo dei versi veramente poco femminili, non volevo alzarmi da quel comodo e caldo letto, se l'avessi fatto tutta la realtà sarebbe caduta su di me come la lama di una ghigliottina... di nuovo. Iniziai a pensare alla protagonista dell'ultimo romanzo che stavo leggendo, lei, vedendomi in quelle condizioni, mi avrebbe preso a pugnalate angeliche e mi avrebbe fatto uno dei suoi discorsi sul non arrendersi mai. Potevo farcela. Feci per alzarmi dal letto con fare combattivo ma anziché poggiare il ginocchio sul materasso per darmi la spinta, lo poggiai sul nulla, rotolando malamente giù dal letto. Il mio corpo si irrigidì pronto all'impatto, ed effettivamente il mio povero sedere si fece anche abbastanza male, ma non la mia testa, che invece era atterrata sul morbido. In un primo momento pensai che uno dei miei miliardi di cuscini fosse caduto durante la notte, cosa comunque fattibile, visto quante volte mi era già successo in passato, mi diedi dunque mentalmente una pacca sulla spalla ricordandomi di rinfacciare la cosa a mia madre, alla quale non mancava mai l'occasione di lamentarsi sul numero spropositato dei miei cuscini, trovandoli inutili, eppure avevano appena salvato sua figlia da una brutta botta. Ma come avevo detto prima, quella era solo e soltanto una teoria, smentita nel momento stesso in cui aprii gli occhi, trovandomi dritto davanti a me lo sguardo divertito di Dylan. Ero caduta e la mia testa era atterrata sulle sue gambe. Dylan era in camera mia?

!SOSPESA! Bad LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora