~15~ Roman.

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"Hey!! Finalmente! Benvenuta!!" Urlò Sophia abbracciandomi.
Ancora non avevo realizzato la situazione. Base?

"Ehm... si" dissi titubante.

"Ora si che sei una di noi" disse Max abbracciandomi e alzandomi dal suolo facendomi roteare.
Continuavo a non capire cosa stesse succedendo. Tutte queste congratulazioni. Ovviamente non mi aspettavo qualcosa da Valery, che se ne stava lì con il suo solito sguardo.
Quando Max mi mise giù, vidi Jacob avvicinarsi.

"Lasciatela. Immagino sia molto confusa" disse raggiungendoci. Perspicace.

"Si... un po' " ammisi mentre il mio sguardo passava su ogni presente. C'erano tutti, tranne Austin. Ma io continuavo a cercare un paio di unici occhi di ghiaccio. Anche Lui non c'era.

"È di là" disse Jacob come se mi avesse letto nel pensiero, mentre mi indicava una parte della sala alle sue spalle.
Senza esitare, Presi a camminare. Era molto semplice, poteva sembrare un normale e semplice garage, forse un po' troppo grande. Ma appena vidi al centro una sorta di 'palchetto' con qualche gradino e una parete di soli schermi e computer, mi dovetti ricredere. Superata la parte digitale, mi ritrovai in un vasto spiazale con circa tre auto, qualche tavolo, alcuni con degli arnesi, altri vuoti, dei divanetti e qualche armadietto.

"Mi passi il cacciavite rosso?" Disse una voce che mi fece sussultare.

"C-cosa?" Chiesi mentre analizzavo di nuovo lo spiazale fino a quando il mio sguardo non si fermò su qualcuno piegato sul cofano anteriore aperto di un'auto che smanettava.

"È rosso non puoi sbagliare" disse Dyaln senza distogliere lo sguardo dall'auto. Mi girai ed esattamente accanto a me, vidi un tavolo con sopra svariati cacciaviti. Che idiota.
Presi quello con il manico rosso e mi avvicinai a Dylan fino a porglerglielo.

"Grazie" disse prendendo l'arnese.

"Nulla" dissi con sguardo basso mente analizzavo le mie scarpe.
Momento imbarazzante. Molto imbarazzante.

"Ti do una mano?" Chiesi dopo un po' rompendo il ghiaccio.

"No" rispose secco continuando a rimanere inclinato sull'auto. Ma non gli si poteva bloccare la schiena? Così rimaneva lì fermo per sempre, ma almeno per un motivo. Poteva benissimo alzare lo sguardo, anche per un secondo. O forse era colpa mia. Si forse si. Era meglio che me ne andassi e lo lasciassi al suo lavoro. Decisi, così, di tornare dagli altri.

"Ariet" Mi fermò la sua voce. Ero appena arrivata in parallelo al tavolo dove avevo preso il cacciavite. Nemmeno un metro. Non poteva chiamarmi prima. Mi girai lentamente verso di lui.
Ed eccoli lì, che mi guardavano, due bellissimi occhi di ghiaccio.

"Non è che mi passeresti la bottiglia d'acqua?" Chiese con un sorrisetto indicando con la testa il tavolo accanto a me, mentre chiudeva il cofano dell'auto.
Acqua?... Acqua...
ACQUA! ARIET, ACQUA!!!
Con un ghigno presi la bottiglietta e mi avvicinai.

"Ma certo" dissi mentre piano piano aprivo il tappo della bottiglia.
Ero arrivata a pochissimi passi da lui, il tappo era praticamente appoggiato.
Appena gli fui a un passo di distanza, tolsi completamente il tappo, feci per versagliela addosso ma lui mi anticipò.
Mi prese di scatto per i polsi, facendomi cadere di mano la bottiglia, che mi si versò completamente addosso bagnandomi la maglietta.
Con un gesto veloce mi inchiodò al cofano anteriore dell'auto, bloccandomi i polsi ai lati della testa. Ma la parte tragica, non era più di tanto la situazione, ma piuttosto il fatto che a stento toccavo terra. Della serie: se mi lascia cado come un sacco di patate.
Come se non bastasse quel maledettisismo Stronzo maniaco pervertito si stava avvicinando sempre di più. Con un ghigno odioso stampato su quella faccia. Provai a divincolarmi, ma Pff, lasciamo stare.

"I tuoi trucchi non funzionano più con me. Mia piccola ragazzina" disse a pochi centimetri dalle mie labbra.
Il suo sguardo passava dai miei occhi alle mie labbra e vice versa, mentre i miei erano fissi sui suoi occhi.

"Intimo nero. Davvero niente male" sussurrò con voce roca. Ero paralizzata, non riuscivo a dire nulla, il mio corpo non reagiva, il cuore prese a battere velocissimo, una strana sensazione si irradiò nel mio stomaco e il mio viso doveva essere diventato bordeaux. Non sapevo cosa mi stesse succedendo. Non riuscivo a capirlo. Sapevo solo che non era normale.
Le nostre labbra erano ad un soffio di distanza, quando dall'altra parte della sala sentimmo delle ruote sgommare e un clacson suonare. Dylan si bloccò, prese ad imprecare e si staccò di botto da me, lasciandomi. Come immaginato stavo per scivolare ma lui mi tirò su in tempo. Ok, la situazione era ancora più compromettente di prima. Io ero rannichiata contro il suo petto e il suo braccio avvolgeva saldamente i miei fianchi. Sentivo il suo respiro caldo sulla pelle, era una strana sensazione. Era così rassicurante stare tra le sue braccia.
Ora che ero in piedi toccavo perfettamente il pavimento, ma le mie gambe erano gelatina.
Dopo un po' mi lasciò ed aprì la portiera dell'auto vi ci entrò, per poi uscirne con in mano una camicia a maniche lunghe nera.

"Tieni" disse porgendomela.
Abbassai lo sguardo e vidi che effettivamente si vedeva tutto. Imbarazzata più che mai la presi e la Indossai velocemente. Ovviamente mi stava enorme. Dove ci sarebbero dovute essere le spalle. Io avevo metà braccio, le maniche erano lunghissime, per non parlare della lunghezza. Ma non importava. Abbottonai solo i bottoni che servivano per coprire ciò che andava coperto.

"Andiamo" disse mentre si incamminava verso gli altri.
Io lo seguì rannicchiandomi nella camicia. Avevo la mia giacca, ma quella camicia aveva il suo stesso odore. Mi stavo innammorando? No, non poteva essere, mi stavo sbagliando.
Dopo il breve tragitto passato nel più completo silenzio tornammo dagli altri.
Nel frattempo accanto alle auto che avevamo portato io ed Emmett vidi il pick-up e l'altra auto sportiva. Vidi scendere dal pick-up Austin.

"Ehi Ariet! Benvenuta" disse raggiungendomi per poi abbracciarmi.

"Grazie Austin" risposi ricambiando l'abbraccio.
Dall'altra auto vidi scendere un ragazzo con qualche anno in meno di Emmett e la pelle un po' più scura, con i capelli castano scuro e gli occhi marroni.

"È una vera bellezza quest'auto" disse mentre chiudeva la portiera.

"Modestamente. L'ho scelta io" si pavoneggiò Emmett.

"In verità quella rossa l'ho scelta io" dissi avvicinandomi ancora di qualche passo al gruppo che era messo in una sorta di semicerchio attorno alle auto.
Emmett alzò le mani in segno di resa.

"Ah ha! Lo sapevo che non potevi essere stato tu a scegliere questa meraviglia" disse l'altro ridendo.
Dopo aver guardato con sguardo derisorio Emmett si girò verso di me e gli scomparve il sorriso.
Rimase fermo qualche istante, ma subito dopo mi si avventò sopra.

"Piacere dolcezza. Io sono Roman. Secondo Alpha del gruppo. Nonché il più intelligente e affascinante" disse prendendomi la mano e lasciandovi un bacio.
Ehm... ok...

"Ariet" dissi imbarazzata.

"Un bellissimo nome" disse sorridendo.
...si...

"Molla l'osso Rom, è roba di Dylan" disse Max ridacchiando.
Io cosa?

"Oh scusa!" Disse allontanando di botto.
Io non sono roba di nessuno!

"Maledizione Dylan! Una potresti anche lasciarmela!" Si lamentò Roman raggiungendo Dylan.

"Sei lento" disse Dylan ridacchiando. I due si salutarono con delle amichevoli pacche sulle spalle.

"Ariet" disse Sophia porgendomi il braccietto. Risi e raggiungemmo il resto del gruppo camminando a braccietto.

Angolo Autrice:
Hello!
Scusate per l'assenza.
Spero che il capitolo vi piaccia! Personalmente Non mi fa troppo schifo. Certo... avrei potuto descrivere alcune scene in maniera più accurata però... dai è accettabile :p
Datemi un vostro parere.

Bye.
Phoenix ✞

!SOSPESA! Bad LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora