~30~ Deep.

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"Io inizierei a parlare adesso. Immagino sia una storia lunga e non vorrei che trapelassero dettagli importanti" dissi appena partimmo. Avrei ottenuto delle risposte. 

"Ariet ti prego. N-non..." cercò di dire Dylan ma lo bloccai. Basta più bugie. Quella storia si era protesa già abbastanza. Volevo la verità. Ero stufa di sentirmi dire che mi uccideranno e cose così. Non potevo restare all'oscuro di qualcosa che, in fin dei conti mi riguardava più di quanto volessi. Quando qualcuno ti dice che morirai perché chi sa quale sadico e fuori di testa vuole ucciderti non resti seduta nel tuo angolino a giocare al cubo di rubik come se niente fosse. Sapevo che la pace tra me e lui non sarebbe mai durata a lungo.

"No. Basta rimandare. Se qualcuno vuole uccidermi, vorrei sapere il perché. Tu e gli altri avete rimandato l'argomento troppo a lungo e non posso più far finta di niente. Sono finita in questa situazione e adesso voglio sapere fino in fondo a che cosa sto andando in contro, voglio sapere chi vuole uccidermi e perché" dissi categorica. Era incredibile come un attimo prima tutto andasse nel verso giusto e quello dopo andasse tutto a rotoli. Era buffo vedere quanto la mia vita non avesse pace ed era ancora più buffo che quest'ultima sarebbe potuta finire in un qualsiasi momento per chissà quale motivo. Era troppo.

"Non dirlo. Non ti accadrà nulla. Ti proteggeremo, io ti proteggerò. Se rispondessi alle tue domande tu scapperesti e, per stupidi motivi egoistici, non voglio che ciò accada. Quindi ti chiedo solo di avere pazienza..." disse Dylan mentre le nocche gli diventavano bianche per quanto forte stava stringendo il volante. Era teso, si capiva, e non era l'unico. Avevo già avuto fin troppa pazienza. Cercai ancora una volta di forzarlo a parlare ma stavolta fu lui a bloccare me.

"Arriviamo almeno a casa" disse e scorsi nella sua voce un filo di disperazione. In quel momento decisi che era meglio tacere. Avevo aspettato così tanto, potevo stringere i denti per altri 10 minuti, poi tutti i misteri sarebbero finiti. Passammo buona parte del tragitto in un silenzio tombale, era straziante. Non avevo voglia nemmeno di prendere il cellulare e passarmi il tempo girovagando tra i vari social. Guardavamo entrambi fissi la strada, quando all'improvviso sentì la sua mano posarsi sulla mia gamba. Un tocco delicato e timoroso. Sentivo che aveva paura che lo avrei respinto.

"Non volevo, ero sempre stato contrario alla tua unione nella squadra, non volevo metterti in mezzo. Ti prego solo di non scappare via da me. Ti prego..." disse con un tono che non avrei mai immaginato di sentirgli usare. Quelle sue parole mi stavano facendo preoccupare. Iniziavo ad avere paura, ma alla fine la verità è un qualcosa che fa sempre paura, ma non se affrontata in due. Senza pensare troppo appoggiai la mia mano sulla sua. In un attimo lo vidi tirare un grosso sospiro di sollievo e la sua mano strinse la mia con un po' più di sicurezza. Il viaggio continuò così... con le nostre mani intrecciate, sempre in silenzio ma con il suono dei nostri cuori che battevano all'unisono  a colmarlo. In questo modo la paura scomparve piano piano.

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"Scusate il ritardo" disse Jacob entrando e raggiungendoci in salotto. Io e Dylan eravamo arrivati un ora fa e l'avevamo trascorsa in silenzio, seduti sul divano uno accanto all'altro, non una parola. Sapevamo che ciò che sarebbe successo di lì a poco ci avrebbe divisi di nuovo, e volevamo approfittare di quel tempo che ci rimaneva, insieme e senza litigare. Inizialmente eravamo seduti sui rispettivi lati opposti del divano, ma mano a mano ci eravamo avvicinati l'uno all'altro finendo così vicinissimi, dopo un po' Dylan mi aveva persino avvolta le spalle con un suo braccio, ma non dissi nulla, mi appoggiai con la testa al suo petto e passai il tempo accoccolata a lui mentre con la mia mano accarezzavo e giocavo con la sua. Sembravamo una perfetta coppietta, ma in realtà eravamo due semplici ragazzi, che in fondo nemmeno si conoscevano, ma che avevano bisogno l'uno dell'altro per andare avanti. Non eravamo fidanzati, non eravamo nemmeno amici ma eravamo quel nulla che dava un senso a infiniti silenzi. Avevamo entrambi lo sguardo rivolto verso il basso, estremamente concentrati sulle nostre mani intrecciate, soltanto appena Jac si sedette di fronte a noi alzammo entrambi lo sguardo verso di lui. Era arrivato il momento, finalmente avrei ottenuto delle risposte. O almeno era ciò che pensavo.

!SOSPESA! Bad LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora