Capitolo 68 (EPILOGO)

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Leggete lo spazio autrice per capire meglio. È importante.

<<Come puoi chiedermi di andare a quello stupido ballo dopo quello che è successo?>> guardo scioccata mia sorella Kate.

È sabato mattina e ieri sera non sono nemmeno ritornata a casa, ho camminato per tutta la città per schiarirmi i pensieri e non ho cacciato neanche una lacrima. Inutile dire che al mio ritorno ho trovato mia madre furiosa e appena ho acceso il telefono mi si è bloccato per colpa di tutti i messaggi che mi arrivavano.

Appena sono tornata a casa ho preso una decisone. Andrò a Miami dai miei cugini, per l'estate. Lì, c'è un altra sorella di mia madre che mi adora e io adoro lei, quindi perché non approfittarne? Non ne posso più di rimanere nella monotonia di questa vita. È stancante al massimo e io devo evadere per un pó dalla mia mente. Passerò l'intera estate da loro, poi saró pronta per andare ad Harvard. Sì, ho deciso di continuare i miei studi lì, sono brava, quindi perché dovrei sprecare le mie capacità?
Appena riuscirò a mettere piede sull'aereo di domani, finalmente potrò ritornare a respirare.
Mia madre ha accettato volentieri di lasciarmi andare e quindi sto bene così.
Cameron è dalle sette di questa mattina che non smette di venire a casa mia e cercare di parlarmi, ma ormai ho avvisato bene tutti che se l'avessero lasciato passare avrei ucciso prima loro.
Probabilmente era destino. Io e lui non dovevamo stare insieme. Mi ha preso in giro per tutto questo tempo? Bene, lascio che capisca da solo cosa ha perso. Che stupida che sono stata. L'ha fatto con Malia e con tante altre ragazze, perché non avrebbe dovuto farlo anche con me? Sono una vera idiota.

Adesso, invece, Kate sta cercando di convincermi ad andare lo stesso al ballo e mi sta addosso come una sanguisuga aspettando che io esploda da un momento all'altro, ripetendomi che dovrei piangere, perché così potrei sfogarmi.
<<Kate, mi hai rotto il cazzo, porca puttana. Quel bastardo non merita le mie lacrime, quindi perché dovrei piangere? Sto bene così, adesso levati dai piedi>> le urlo in faccia andando verso il bagno con i miei vestiti puliti tra le mani. Chiudo la porta alle mie spalle e lentamente mi spoglio guardando il mio corpo allo specchio.

Sono dimagrita, e anche molto, il cuore talmente che pulsa forte mi fa tremare il petto e la gola. I miei occhi spenti come al solito e le cicatrici che il mostro di mio padre ha lasciato sul mio corpo. Chissà che cosa starà facendo chiuso in quella specie di clinica. Ma lo voglio sapere davvero?

Scuoto la testa per scacciare i pensieri e m'infilo subito sotto la doccia. Apro l'acqua e lascio che il getto bollente mi bagni i capelli e il corpo, ma senza togliere realmente lo schifo che mi porto addosso.

Dopo essermi lavata e asciugata indosso dei comodi leggings neri con una felpa rosa, quasi bianca. Mio dio che orrore, chi le compra queste maglie? La metto lo stesso e asciugo i capelli lasciandoli al naturale. Tratteggio una sottilissima linea di eye-liner, metto un pò si mascara e infilate le scarpe, sono pronta per uscire.

Saluto con un movimento del capo tutti gli esseri insignificanti che mi passano affianco senza nemmeno parlare mentre loro cercando di conversare.

Arrivo sana e salava fuori dalla porta di casa, prendo il mio skate e finalmente sono pronta per andare da lei.

Corro verso il cimitero.

-

<<Hey bellissima, come stanno andando le cose?>> rivolgo lo sguardo verso la lapide bianca a forma di cuore con la sua foto stampata sopra.
<<Spero bene, davvero>> sorrido tristemente sedendomi avanti ai fiori che sono ai piedi della sua tomba. Incrocio le gambe e continuo a guardarla.
<<Oggi è il giorno del ballo, non voglio andarci, ma mi conosci, non voglio mostrarmi nemmeno debole>> sospiro e rivolgo lo sguardo verso il cielo.
<<Cazzo, mi sai spiegare perché non sono riuscita nemmeno a cacciare una lacrima? È quello che volevo si, odio piangere, però come posso sfogarmi?>> sbuffo e guardo di nuovo la sua foto sorridente. <<Vorrei tanto che tu fossi qui, per darmi un calcio in culo come facevi di solito e spedirmi a quel ballo non prima di avermi preparata come una stupida principessa>> rido nervosamente.
<<Non mi piace sfogarmi con le persone perché potrebbero giudicarti sempre e quindi non capirti, per questo vengo da te, perché nonostante tutto tu mi ascolterai in silenzio ma saprò che mi sentirai. Perché io lo so All, tu mi senti e senti anche tutto il dolore che sto subendo>> inizio a strappare piccoli ciuffetti d'erba che si trovano ai miei piedi.
<<Non pensare però che io venga qui perché tu in qualche modo potresti essere la mia ruota di scorta. Non pensarlo mai Allison, perché tu sei e sarai per sempre mia sorella e niente cambierà questo>>
Una goccia mi bagna la guancia e poi un altra, alzo la testa e noto le nuvole sul mio capo. Bene, credevo fossero lacrime, ma è perfetto così.
Rivolgo lo sguardo verso la lapide e sorrido lentamente.
<<Ricordi quando nella tua lettera hai scritto che i nostri ragazzi non ci avrebbero dovuto far soffrire perché altrimenti se la sarebbero vista con te? Beh, dimmi che devo fare allora. Devo aspettare te, oppure devo agire da sola?>>
Come un idiota aspetto una risposta che non arriverà mai e mi strofino le mani sul viso perché ormai la pioggia sta attaccando il suolo.
<<Ti odio All, ti odio per avermi abbandonato in questo mondo crudele e per non aver lottato insieme a me. Ti odio perché non mi hai concesso nemmeno un ultimo saluto per tenerti stretta tra le mie braccia. Ti odio perché hai lasciato me e Jack a combattere da soli. Ti odio All, perché nonostante tutto, ti voglio un bene dell'anima e te ne vorrò sempre>> appena finisco di dire quelle parole una mano si posa sulla mia spalla e non ho bisogno di girarmi per capire chi sia.

Filofobia [Cameron Dallas]   ~{In revisione}~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora