Capitolo 46

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La stremante giornata di scuola è finita e mi sto dirigendo a casa per riposarmi, per domani non abbiamo compiti quindi sono tranquilla.
Arrivo e apro la porta trovando Kate seduta sul divano.
<<Hey Kate, come mai sei già qui?>> le chiedo posando il mio zaino e avvicinandomi a lei.
<<Sono uscita prima>>
<<Okay e dove sono gli altri?>>
<<Mamma è dalla nonna con i piccoli mentre papà ovviamente è a lavoro e Nash e Hayes non lo so dove sono.>>
<<Va bene>>le rispondo per poi stendermi sulla poltrona e fissare la televisione. Una domanda mi sta balenando da troppo tempo in testa e non posso fare a meno di chiederle qualcosa.
<<Senti Kate, posso farti una domanda?>>
<<Dimmi>>
<<Beh...hai parlato con Shawn?>>
<<Riguardo a?>>
<<Al bambino, Kate>> dico esausta.
Lei abbassa il viso e scuote la testa per dire no.
<<Stai scherzando vero?>> mi allarmo subito ritornando seduta sulla poltrona.
<<Non ho il coraggio>>
<<Kate, la pancia sta iniziando a crescerti e tu ancora non dici niente. Oramai di quante settimane sei?>> le chiedo alzando un po' troppo il tono della voce.
<<5 settimane>>
<<Mio dio Kate, sei pazza? Vuoi tenere nascosto il figlio al padre per caso?>> chiedo sarcasticamente. Okay forse sto esagerando.
<<No, davvero, io non so che fare>>dice e poi scoppia in lacrime. L'abbraccio subito e cerco di tranquillizzarla.
<<Scusami, scusami tanto, ma non so neanche io cosa fare, è una cosa troppo grande per tutte e due dobbiamo parlarne con qualcuno>> le dico accarezzandole la schiena. Lei annuisce e si stacca.
<<Dammi solo altro tempo, solo un altro pó e sarò pronta per dirlo a tutti>> dice e questa volta sono io ad annuire.
Salgo velocemente le scale e mi butto a peso morto sul mio comodo letto. Come si fa a tenere nascosta una cosa così grande? Stiamo parlando di un bambino, non di una borsa da comprare.
Mentre penso alla situazione di mia sorella mi balena un idea in testa. Da quando ho avuto quell'incidente, che tanto incidente non lo chiamerei, con il ragazzo alla pista di skate, non ci sono più andata e tantomeno ho rivisto più quel ragazzo. Mi alzo velocemente e dopo essermi lavata e indossato uno skinny nero con una felpa grigia esco di casa salutando Kate e mi dirigo con lo skate alla pista. Oggi non voglio sfracellarmi per colpa di nessuno, voglio solo rilassarmi un pó.

-

Fortunatamente alla pista non c'era nessuno e quindi sono potuta stare in pace. Adesso sto ritornando a casa. Kate mi ha inviato un messaggio dicendo che lei e il resto dei ragazzi andavano al falò che si terrà in spiaggia, io le ho detto che forse non li avrei raggiunti, ma non lo so. Appena arrivo fuori la porta di casa sento strani rumori all'interno. Ti prego fa che non sia quello che penso. Apro lentamente la porta e vedo mio padre intento a guardare vecchie foto da piccola incorniciate. Appena mi nota i suoi occhi iniettati di sangue si puntano su di me. È ubriaco. Era da circa un mese che non ritornava a casa in questo stato ma adesso che mi ritrovo per l'ennesima volta in questa situazione mi chiedo perché sono sempre io quella che lo trova così?
<<Piccola Crys, come va?>> mi chiede avvicinandosi con quella foto che ritrae me su uno scivolo da piccola.
<<B-bene, perchè?>> chiedo balbettando.
<<Oh così, non posso sapere come sta mia figlia?>>
<<Si okay, posso andare di sopra?>>chiedo con voce tremante.
<<Sai stavo pensando...>> mi dice ignorando del tutto la mia domanda.
<<Quando sei nata tu, avevo voglia di avere una nuova femminuccia in casa, ma crescendo mi sono resa conto che sei stata solo uno sbaglio, un grosso e inutile sbaglio e se me ne fossi accorto prima non avrei fatto altro che far abortire tua madre>> mi dice con un ghigno mentre ricaccio le lacrime nelle mie orbite.
<<P-perché mi di-ci questo?>> chiedo con voce implorante di lasciarmi andare.
<<Perchè sei stata un unico e fottuto sbaglio, puttana>> mi dice per poi far scontrare la mia foto con il pavimento facendola rompere in mille pezzettini e avvicinandosi a me come una bestia tirandomi uno schiaffo talmente forte da farmi voltare la testa dall'altro lato quasi da farmi spezzare il collo. Mentre cerco di riprendermi però mi arriva un pugno allo stomaco facendomi piegare in due e dopodiché lui ne approfitta per darmi due ginocchiate nelle costole. Ormai mi trovo rannicchiata a terra mentre lui continua a calciarmi e un calcio mi arriva dritto in gola e un altro sullo zigomo e sul labbro. Cerco invano di rialzarmi ma quando sono quasi sul punto di non farcela lui si ferma ed esce come una furia di casa. Dopo qualche minuto per riprendermi mi alzo e svolgo la solita routine, mi dirigo verso lo specchio per vedere cosa mi ha combinato quell'animale e le ferite sono maggiormente solo sullo stomaco fortunatamente, ma ho un livido sulla gola e sullo zigomo, mentre sul labbro ho un taglio. Mi continuo a guardarmi allo specchio fin quando non mi accorgo degli occhi lucidi nuovamente. Mi allontano di scatto e continuo a ripetermi una sola cosa.
Non piangere. Mi allontano ancora d più dallo specchio mentre la prima lacrima solca il mio viso.
Non piangere. Mi avvicino al lavandino per sciacquarmi il labbro che brucia mentre le lacrime continuano a solcare.
Cazzo non piangere. Mi allontano anche da lavandino di scatto e mi porto le mani sulla bocca per trattenere i singhiozzi. Odio vedermi così fragile, lo odio con tutta me stessa. Mi rendo conto delle mie mancanze di lacrime quando dopo pochi secondi iniziano a bruciarmi maledettamente gli occhi. Questa è la prova del mio non piangere quasi mai. Lo odio tanto. Odio mio padre per le parole che mi ha detto e per come mi ha ridotto. Non so più cosa fare. Io davvero non lo so. Stasera voglio sentirmi più leggera e basta. Apro la doccia e m'infilo au ito sotto cercando di togliere tutto il sangue secco. Esco, mi asciugo i capelli e indosso un vestito bianco a tubino che scende con la gonna larga. Molto semplice. Indosso dei tacchi neri e mi trucco con eye-liner, mascara e correttore per ricoprire il livido sullo zigomo che però non serve a niente. Le labbra decido di rimanerle libere perchè se mettessi qualcosa sopra mi brucerebbero ancora di più. Prendo il mio telefono e mi dirigo verso la spiaggia con un ora di ritardo. Ora è buio quindi spero che nessuno si accorga dei miei lividi.
Arrivo sulla spiaggia e noto subito il nostro gruppetto unito ad un altro della scuola. Come posso ben notare c'è anche Emily attaccata a Cameron.
Non so perchè ma le parole di mio padre prendono di nuovo il sopravvento.
Sei stata un unico e fottuto sbaglio, puttana.
Mi risveglio dal mio stato di trans e mi dirigo verso di loro. Appena mi vedono esultano tutti, tranne Cameron, e posso benissimamente capire che sono ubriachi. Fortunatamente, così sarà più facile nascondere la mia faccia.
Mi avvicino lentamente.
Sorridi.
Sorridi.
Sorrido.
Ecco brava così.
Sorrido a tutti e abbasso subito la testa quando Jack mi mette un braccio attorno alle spalle. Sempre ridendo tengo la testa bassa perché sento lo sguardo di Cameron bruciarmi addosso.
Alzo per poco gli occhi e appena incontro i suoi lui li sbarra e mi guarda interrogativo.
Gli altri ridono e scherzano così decido di unirmi a loro andando a prendere qualcosa da bere.
<<Cosa ti è successo?>> la voce roca di Cameron mi parla alle spalle.
<<Non sono affari tuoi>> dico in modo brusco dandogli sempre le spalle.
<<Crystal cazzo, dimmi cosa ti è successo>> quasi urla e io mi giro di scatto scandendo bene le parole.
<<Ho detto che non sono affari tuoi>> dico per poi superarlo ma lui mi blocca il braccio.
<<Crys, ti prego, fidati di me, mi avevi detto che me ne avresti parlato>>
<<Beh, adesso non vedo il motivo per cui debba dirti qualcosa>> gli dico per poi lasciarlo per la seconda volta lì da solo a capire i suoi sbagli.
Arrivo vicino al fuoco e con un bicchiere pieno di vodka inizio a giocare e ridere con tutti come se niente fosse successo mentre sento dentro di me l'inferno bruciare.
Lidia, l'unica che sembra sobria di avvicina lentamente a me e mi trascina per un braccio.
<<Cos'hai fatto alla faccia?>> mi chiede calma.
<<Oh, sono caduta dalle scale, niente di che>> dico e lei mi guarda aggrottando le sopracciglia.
<<Quando vorrai dirmi la verità fammi uno squillo>>dice sbuffando.
<<Dico davvero, sono caduta dalle scale>>
<<Sisi, come no, okay. Parliamo di altro. Cosa fai domani?>>
<<In realtà non lo so ma cred...>> non finisco la frase che sento qualcuno urlare alle mie spalle e prendermi a sacco di patate per poi buttarmi sulla sabbia. Appena apro gli occhi mi ritrovo Taylor davanti. Ho fatto una paura tremenda.
<<Dio, Taylor, mi hai spaventata a morte>> dico iniziando a non vedere quasi ninete te per colpa delle lacrime che cerco di rimandare dentro. Inizio a fare colpi sul petto a Taylor e lui mi guarda confuso.
<<Crystal scusami, ma stai piangendo?>> mi chiede ad un tratto. Mi giro di scatto verso Lidia e lei corre ad abbracciarmi.
<<Non stai piangendo per questo vero?>> mi sussurrra. Io nego con la testa e lei mi stringe ancora di più. Come ha fatto a capirlo? Beh, forse perché piangere per uno scherzo la vedo una cosa esagerata e poi perché essendo la mia migliore amica mi capisce subito. Succede sempre così, quando ti tieni tutto dentro basta una sola stronzata per poi farti scoppiare, pure un semplice pizzicotto, la cosa più banale e tu crolli.
<<Crystal la devi smettere di tartassarti i pensieri offendendoti perché piangi avanti agli altri>> mi dice Lidia e di nuovo mi chiedo, come lo sa lei?
Io continuo a singhiozzare sulla sua spalla.
<<Hai bisogno di sfogarti, non puoi sempre tenerti tutto dentro, non credere che chi piange non è forte, se è per questo che non piangi sappi che tu sei molto forte, non credere di non esserlo>> mi continua a dire la rossa. Io annuisco e mi ricompongo. Ecco, di nuovo mi sono mostrata fragile, ma non ero da sola, sfortunatamente. Lei mi guarda ma non mi chiede perché piangevo, forse è meglio così.
Mi giro dietro e trovo Taylor sconvolto.
<<Tay, scusa ma non era per te>> dico e lui si rilassa. Nel frattempo il mio sguardo cade dietro di lui dove ci sono gli altri che mi guardano anche loro confusi. Meno male che stasera volevo divertirmi.
<<C'entra un ragazzo? Perché se è così gli stacco le palle>> dice Taylor facendomi ridere.
<<No Tay, sta tranquillo, nessun ragazzo>> dico forse mentendo. Lui annuisce e si allontana.

<<Lid, faccio un giro sulla riva okay?>>
<<Okay>>
Mi allontano da lei e dagli altri e togliendomi i tacchi cammino guardando la luna è il mare che s'infrange contro gli scogli. Com'è che si dice? Sii come il mare che pur infrangendosi contro gli scogli trova sempre la forza di rifarlo, bene, io da oggi, come lo sono sempre stata devo cercare di essere il mare. Forte ma anche stronzo e egoista perché al mare non frega niente se non sai nuotare, ti inghiotte e basta. Devo riuscire ad essere così, senza cuore è fredda come il ghiaccio. Però bisogna ricordare anche in altra cosa, anche il mare ha una maschera. Anche il mare ci mente, lo vediamo celeste quando in realtà è trasparente. Quindi io a questo punto non so che cazzo fare, ma credo che se continuo a distruggermi il cervello con questi pensieri non andrò da nessuna parte.
Nel frattempo che cammino sento qualcuno affiancarmi. Mi giro lentamente e noto un ombra familiare.
Matthew?

Filofobia [Cameron Dallas]   ~{In revisione}~Where stories live. Discover now