39장~ Pallido

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🌙39.창백한🌙

"Ain't nobody hurt you like I hurt you, but ain't nobody love you like I do."

Il papà di Taehyung era scomparso e mio padre lo stava cercando. Possibile che fosse questo a spingere il moro a comportarsi in quel modo con me? Non era l'unica domanda a tormentarmi. Improvvisamente mi tornò in mente quella vacanza in montagna da lui. Quando mi spaventò a morte, puntandomi la pistola contro, Yoongi si arrabbiò. Gli disse che 'si sarebbe messo contro persone che non avrebbe dovuto mettersi contro' se decideva di fare quello che aveva in mente di fare, e la domanda era quella: cosa voleva fare? Le persone che si sarebbe messo contro era la polizia? Che cosa voleva esattamente Kim Taehyung? Davvero era collegato alla mafia anche lui?

Non sapevo dare un risposta, ma fatto sta che mi aveva chiamata quel pomeriggio, e voleva che andassi da lui, per fare i 'conti' su quella mattina dato che mi ero rifiutata di andarmene quando mi aveva chiesto di farlo. E avevo paura. Una paura tremenda. Sapevo che presto avrebbe fatto qualcosa che avrebbe messo la mia vita in pericolo, ne ero più che sicura. Avrei voluto non andare da lui, avrei voluto tagliare via quella minaccia che mi legava a lui, ma ero già in strada. Lo stavo per raggiungere e non riuscivo a capire perché il cuore mi battesse a mille. Forse perché avevo appena scoperto che lui era un mafioso? Poteva darsi.

Il giardino enorme di Taehyung sembrava più bello quella sera. Il sole stava tramontando e una striscia di luce illuminava il verde di quel posto così calmo e paradisiaco. La neve stava cadendo dolcemente, posandosi su tutto. Era così bello guardarla cadere nell'acqua della fontana e sciogliersi subito.

Salii i tre gradini che davano alla porta della casa di Taehyung e dopo aver preso dei respiri profondi bussai. Non ci mise molto a venire ad aprirmi. La sua faccia, pallida quel giorno e bellissima come sempre, era distorta dalla rabbia e dall'arroganza, ma restava comunque uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto. Perché stavo facendo quei pensieri su di lui? Perché l'avevo sempre pensato. Da quando mi ero avvicinata a lui a causa di quella minaccia mi ero accorta che lui era bello. Troppo bello.

Quel giorno indossava una giacca pesante nera col cappuccio, che aveva adagiato sulla testa e che gli schiacciava i capelli neri sugli occhi, sotto aveva una maglia bianca con lo scollo profondo, portava un paio di jeans chiari e sui piedi gli anfibi neri. Le sue labbra erano un po' gonfie ed il lato di quello inferiore sembrava anche un po' rosso, ma forse era a causa del freddo.

Mi guardò con un sopracciglio alzato e mi fece segno con la testa di seguirlo. Rassegnata a quello che mi aspettava non esitai neanche un secondo, entrai e chiusi la porta alle mie spalle. Dentro vi era un buon odore, un profumo che mi avrebbe sempre ricordato il moro, ammesso e concesso che fossi uscita viva da quella situazione. Lo seguii lungo il corridoio scuro ed immenso, senza dire una sola parola. Taehyung non camminava ancora bene a causa dello sparo che aveva ricevuto da Oh Sehun, lo vidi massaggiarsi il fianco più volte mentre lo seguivo. Mi condusse in una stanza che sembrava vagamente un ufficio e chiuse la porta alle sue spalle. Era ordinato, a differenza di quello di mio padre: una scrivania era posta al centro della stanza bianca, enorme e anche essa piena di carte e da un computer acceso, due sedie erano posate sul pavimento, una lontana dall'altra di almeno quindici centimetri. La stanza era illuminata da una serie di lampade che davano la vaga sensazione di trovarsi in paradiso per quanto bianca e calma la rendevano, e c'era caldo lì dentro, troppo caldo.

Guardai Taehyung togliersi la giacca e posarla sullo schienale della sedia, per poi voltarsi verso di me. Rimase con la maglia bianca a maniche corte e fece quel suo mezzo sorriso sghembo, mettendo le mani dietro la schiena. «Allora Song Iseol.» la sua voce mi fece ancora più paura quel giorno. Lo guardai senza dire nulla e lui iniziò a camminare avanti e indietro davanti a me. «Stamattina hai superato proprio il limite. Mi hai fatto ripetere più di una volta di andartene, e non lo hai fatto. Davvero speravi che lasciassi Yoona dirti tutto?» mi domandò ridendo. Lo guardai con gli occhi che mi bruciavano e annuii senza dire nulla. «Che povera ingenua. Tu sarai l'ultima a sapere il motivo di tutto, e sarò io, solo io, a dirtelo, quando il momento arriverà.» continuò guardandomi con quel suo sorriso arrogante. «Oh, ed è inutile che tu continui a chiedere a Yoongi di dirti il motivo. Lui non lo farà, perché si è vero che a te ci tiene e che vorrebbe che tutto questo finisse, ma tiene molto di più a me. Come tutti gli altri tengono molto di più a me che a te. Jungkook si è affezionato tanto alla sua noona, ma il suo migliore amico sono io.» disse diventando d'un tratto serio. Si sedette su una sedia e quasi sudato chiuse gli occhi per qualche secondo. «Taehyung, smettila di fare la parte del cattivo. Tu sei buono, lo so.» risposi facendogli spalancare gli occhi. Era impossibile che anche lui fosse legato alla mafia, lui non era cattivo.

Si alzò velocemente dalla sedia e sussultò di dolore non appena fu in piedi. Si strinse il fianco e mi guardò quasi come se volesse uccidermi, poi fece mezzo passo verso di me. «Che stai dicendo stupida?» mi chiese con la voce che gli tremava. Confusa corrugai un sopracciglio. Possibile che gli facesse ancora male così tanto il fianco? «Li hai aiutati tutti. Yoongi, Jimin, Jungkook, l'orfanotrofio. Tu non sei cattivo, sei solo rancoroso. Mio fratello e mio padre ti hanno ferito, non so come e perché, ma è la sete di vendetta a spingerti a comportarti in questo modo.» continuai con il cuore che mi batteva a mille a causa della paura che mi emetteva quello sguardo così duro. «Quegli idioti ti hanno raccontato tutto eh?» disse deluso, pallido in viso. Annuii semplicemente e lui rise. «Però hai detto bene: è la vendetta che mi spinge a farlo, mi sta rendendo anche troppo cattivo.» sorrise con un ghigno. La pelle mi si riempì di brividi e fissai il moro davanti a me senza dire nulla. «Adesso non farmi perdere tempo con le tue idiozie e siediti.» disse indicando una delle sedie con lo sguardo. Obbedii senza dire nulla, mentre lui faceva lo stesso sempre più pallido in viso. «Che vuoi che faccia?» gli domandai senza guardarlo.

Sul tavolo non vi erano carte, ma foto. Esattamente le foto che Taehyung aveva scattato in quel posto isolato, quando mi mise paura con quella pistola. C'era anche un album bianco, che mi dava l'impressione di essere vuoto. Il moro ci mise un po' a rispondermi, sembrava come assente e quando alzai lo sguardo lo vidi massaggiarsi gli occhi con una mano e con l'altra stringersi lo stomaco. «S-sistemale in quell'album.» balbettò con voce tremante, sempre più pallido, sempre più sudato. «Stai bene?» gli domandai preoccupata, avvicinando la sedia verso la sua. Lui alzò la testa di scatto e cercò di guardarmi male, ma quella volta non ci riuscì dato il dolore che sembrava stesse provando. «Sto bene, f-fai come ti dico!»

Fu un secondo. Vidi i suoi occhi diventare completamente bianchi e me lo ritrovai tra le braccia.

•The Devil Wears Gucci| Kim Taehyung|🦋Where stories live. Discover now