33장~ Park Jimin

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🌙33.박지민🌙

"I miss you but I will erase you because that will hurt less than resenting you."

«Che hai detto?» Ero impaurita.

Yoongi sospirò alzando gli occhi al cielo, poi abbassò la testa. «Se Taehyung non ti avesse portato con sé quel giorno.» disse lui, più a se stesso che a me, con la voce arrabbiata e lo sguardo perso.

Sehun mi stava cercando e da quel momento in poi non mi avrebbero più lasciata da sola, perché poteva venire a prendermi. Ma perché voleva così tanto me? Perché capitava tutto a me?

«Ma perché?» non riuscivo a parlare. Sentivo la gola chiusa in un nodo, gli occhi bagnati dalle lacrime. «Ieri è successo il finimondo, a quanto mi ha spiegato Taehyung, lui e Sehun, sono usciti fuori a fare una passeggiata, su richiesta di Sehun. Hanno parlato di altro, prima che uscissi tu nel discorso. Taehyung mi ha detto che in un primo momento ridendo gli ha chiesto di ripensare a quella proposta di venderti a lui, che così Taheyung avrebbe avuto parte dei soldi che Sehun gli doveva ma lui ha rifiutato. Gli ha detto che non ti avrebbe mai venduta a lui, che era meschino, ma non fino a quel punto, e lui si è arrabbiato. Ha preso la pistola e gli ha sparato un colpo secco. Voleva ucciderlo, così che tu non avessi protezione e prima di lasciarlo lì gli ha detto che ti avrebbe presa con o senza il suo permesso.» mi raccontò. Sentii la pelle riempirsi di piccoli brividi, che mi raggelarono il sangue. Guardai il biondo con gli occhi sbarrati, facendo mezza risatina isterica. «Ci mancava anche questo Sehun! Non bastava solo Taehyung!» esclamai con la voce che mi tremava, di nuovo. Lui mi guardò, lo sguardo fisso sul mio. «Sta' tranquilla, non ti accadrà nulla.» rispose lui. Ma non lo ascoltai.

Mi voltai e corsi di nuovo verso la stanza di Taehyung. Come poteva chiedermi di stare tranquilla? Un maniaco mi stava minacciando e un altro mi stava cercando ed io dovevo stare calma?

Entrai con furia dentro la stanza di Taehyung, facendo voltare tutti verso di me. «Ehi, Iseol, dov'è la mia bevanda?» mi chiese il moro. Arrabbiata andai per rispondergli malissimo, ma Yoongi mi spuntò dietro, precedendomi. «L'ho presa io. Succo alla mela, giusto?» parlò prima il biondo con mezzo sorriso. Tra le mani aveva otto bottigliette, che portò con una certa fatica dentro la stanza del moro. Si avvicinò a Taehyung, passandogli la sua bevanda, poi lasciò le altre sul letto e si voltò verso di me.

Taehyung guardò il suo succo con mezzo sorriso, poi alzò lo sguardo sul mio. «Avresti anche potuto aiutare il tuo ragazzo, eh.» disse sorridendo, aprendo la bottiglia e prendendo un sorso della bevanda verde. Strinsi i pugni lungo i fianchi. «Non è il mio ragazzo! Non potrei mai stare con una persona così indifferente.» risposi arrabbiata. Il moro spalancò gli occhi ridendo, gli altri guardarono prima me e poi il biondo, afferrando dopo le bottiglie che Yoongi aveva lasciato sul letto. Il biondo mi guardò dispiaciuto, sbuffando e sedendosi sullo sgabello dove lo avevamo trovato. «A quanto pare hanno litigato.» rise il moro, continuando a bere. Lo ignorai. Non parlai per il tutto il resto della visita.

Alle sette io, Jimin, Jungkook, Hoseok, Namjoon e Jin tornammo a casa. Yoongi rimase in compagnia del moro, ed era meglio così! Non lo volevo vedere per il resto delle vacanze. Quando arrivammo a casa mi buttai sul divano sbuffando. Odiavo quella situazione. Odiavo tutto. Ma più di tutti odiavo Kim Taehyung. Lui mi aveva messo in tutti quei guai. Era tutta colpa sua.

Mentre gli altri salirono tutti nelle loro camere quando tornammo alla casa in montagna, Jimin rimase con me in salotto. Si stirò le braccia e si sedette sul divano davanti quello dove stavo seduta io, facendo mezzo sorriso. «Tutto bene?» mi chiese con il suo solito sorriso adorabile. Quel giorno era anche più carino del solito; indossava una giacca di lana azzurra, che sul suo viso bianco e con quei capelli rosa gli stava benissimo, sotto aveva una maglia lunga a righe blu e bianche, un paio di jeans chiari e strappati e le scarpe da ginnastica bianche. Alzai le spalle poco convinta e lui sorrise di nuovo. «Quindi davvero tu e Yoongi state insieme?» mi domandò curioso, piegando la testa di lato.

Iniziai a sentire la pelle andarmi in fiamme e lui rise appoggiando la faccia sulle mani. «No! Non stiamo insieme!» esclamai rossa in viso, facendo ridere di più il rosa che annuì, non credendomi per niente. «Beh, se lo dici tu.» disse lui ammiccando. La pelle mi andò in fiamme un'altra volta e non gli risposi più. Ma, Yoongi a me piaceva? Non ne ero sicura, non riuscivo nemmeno a capire perché lo avevo trattato il quel modo un'ora prima, mi sentivo anche in colpa. «Deve essere dura essere trattata in questo modo, dico.» sospirò all'improvviso il rosa facendomi alzare lo sguardo sul suo. Risi, come una pazza. «Non sai nemmeno lontanamente che cosa significa essere minacciati in questo modo!» esclamai arrabbiata. Jimin annuì, facendo mezzo sorriso amaro. «Fidati, so cosa significa essere minacciati, e anche bene. Le minacce che stai ricevendo tu da parte di Taehyung non sono nulla rispetto a quelle che ricevevo io.» sospirò alzando le spalle.

Lo guardai perplessa e dispiaciuta, e lui agitò la testa. «A-ah, io non sapevo che anche tu avessi ricevuto delle minacce.» balbettai in colpa per quello che avevo detto. Jimin sorrise, poi mi rivolse un altro mezzo sorriso. «Non fa nulla! Non lo sapevi.» rispose calmo, con lo sguardo vagamente perso.

Non dissi nulla, avevo paura di sbagliare un'altra volta, stavo torturando tutti con i miei problemi. «Ma la cosa più brutta sai qual é stata?» mi domandò, facendomi alzare lo sguardo sul suo di nuovo. Agitai la testa curiosa, lui sorrise. «Riceverle da mio padre.» rispose duro, con un velo di rabbia negli occhi. «Non riesco nemmeno a ricordare quante di quelle volte mi ha detto che mi avrebbe ucciso se non la smettevo di difendere mia madre dalle sue mani, e posso dirti che le ho prese anch'io.» continuò. Spalancai gli occhi. Non sapevo che dire, tutti avevano passato dei momenti così difficili prima di incontrare Taehyung.

Lui sembrava una specie di angelo che aiutava le anime in pena, ma perché con me sembrava un diavolo? Cosa gli aveva fatto mio padre? Era la prima cosa che gli avrei chiesto quando sarei tornata a casa e avrei incontrato il suo sguardo.

«Mio padre era un tossico dipendente. Era sempre ubriaco, sempre così fuori di sé. Tutti i soldi che avevamo li spendeva per i suoi usi personali, e questo a mia madre dava fastidio. Molte volte non avevamo nemmeno la cena, e questo provocava rabbia, sia in me che in mia madre. Così gli diceva sempre che doveva smetterla di bere, di usare quei soldi per la famiglia piuttosto che per i suoi scopi personali, e lui si arrabbiava. Le alzava le mani, la riempiva di lividi, e a me dava fastidio. La difendevo, e lui mi minacciava. Mi ha spaccato un labbro una volta. Ha riempito anche me di lividi e Taehyung si arrabbiò.» continuò Jimin. Taehyung li aveva salvati tutti. «Non eravamo molto amici a quei tempi in realtà, mi chiedevo che cosa gli importasse a lui se la mia faccia fosse piena di lividi e graffi, non mi conosceva alla fine, eravamo solo compagni di classe senza molta confidenza. Però quel giorno, se ci penso mi viene ancora di sorridere,  lui si è seduto accanto a me.» Jimin sorrise al ricordo.

«"Park Jimin, sei caduto dalla bici?" Mi chiese per strapparmi un sorriso. Lui lo sapeva che non era stata la bici a farmi quei lividi, ha sempre saputo tutto.»

Lui ha sempre saputo tutto. Sapeva della mia famiglia, quello che aveva fatto mio fratello, ma come faceva a sapere tutto? «"A parte lo scherzo Jimin, odio la violenza fisica. Se non lo denunci tu lo denuncio io." E l'ha fatto. Ha salvato me e mia madre. Gli sono così grato.» alzò le spalle.

Lo guardai sorridendo. Ero l'unica a non essere grata a quel deficiente. «Tae è davvero una brava persona! Non odiarlo per quello che ti sta facendo. Raramente se la prende con qualcuno senza motivo. Lui il motivo ce l'ha e come.» disse alzandosi dal divano. Lo imitai e lo raggiunsi in cucina. «E qual è? Jimin dimmelo! Se posso fare qualcosa-» dissi, ma lui si voltò verso di me e agitò la testa. «Non puoi fare nulla.» ripose esasperato.

Stavo per rispondere, ma suonarono al campanello, così Jimin corse ad aprire la porta, lasciandomi da sola in cucina. Quale motivo lo stava spingendo a comportisi in quel modo con me? Ero così curiosa di saperlo. «Sehun...» la voce di Jimin fu un sussurro.

•The Devil Wears Gucci| Kim Taehyung|🦋Where stories live. Discover now