Capitolo Ventisettesimo - Parte Prima: Wòréb

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«Sì, tranquillo» abbozzando a sua volta un sorriso, Alex gli carezzò in punta di dita una spalla e il tocco lo fece fremere tra sorpresa e ansia. E se per errore le avesse fatto del male? Se il suo potere fosse esploso in quel momento? Ma nulla accadde. Il viso di lei tornò a fissare fuori dal finestrino e un senso di sollievo lo investì.

Dal sedile anteriore Zenas fece un mezzo sussulto, girando il capo verso di loro. Sul viso un'espressione soddisfatta: «Prima tappa raggiunta, signori!» Annunciò col suo vocione, trasformando Noah in un cane che fiuta un cambiamento nell'aria. Si tirò dritto, come se la cosa potesse fargli scorgere meglio i dintorni, poi prese a guardare in ogni direzione, curioso.
Dove erano? Cosa avrebbero fatto da quel momento?
«Benvenuti a Carry le Rouet» aggiunse Akràv rimettendosi composto.
Da quell'annuncio ci volle un'altra decina di minuti prima che potessero abbandonare l'abitacolo del taxi e le musiche hindi di Ravi, mettendogli in mano una quantità di banconote che Noah mai avrebbe speso per un viaggio del genere. Aveva poi seguito una merenda abbondante in una boiserie del piccolo centro cittadino e, infine, la decisione comune di trovare un nuovo taxista per proseguire il viaggio.

Ne cambiarono due dopo Ravi, ed entrambi più che inclini alle chiacchiere di circostanza - conversazioni a cui Levi, Zenas e Alexandria non si sottrassero, anche se nelle loro espressioni Noah fu certo di intravedere del fastidio. Non capiva ciò che si stavano dicendo in quel francese tanto veloce da mandarlo in confusione, ma era sicuro che se avessero potuto tacere, le Chimere non avrebbero esitato a farlo. Sembravano contrarie all'idea di dover fornire una qualsivoglia informazione, anche se fasulla, eppure per non dare eccessivamente nell'occhio - cosa che all'Hagufah pareva già di per sé difficile - continuavano a rispondere alle domande di colui che stava alla guida; prima un uomo sulla quarantina, poi un vecchio con grossi baffi sale e pepe e una camicia a righe il cui colletto svolazzava nel vento.
La quarta tappa del loro viaggio era stata Port-de-Bouc, un paesino marittimo alle foci del Canale di Caronte, dove cambiare passaggio era risultata essere un'impresa molto più ardua del previsto e poi, a Port-Saint-Louis-du-Rhône, qualche chilometro più a ovest, si erano infilati in quell'ultimo taxi di fortuna, forse nemmeno registrato per fornire quel genere di servizio, e si erano addentrati nel Parco regionale della Camargue. Imboccata la D570 poco dopo, avevano viaggiato per altre due ore, arrivando verso il tramonto in una zona sperduta appena fuori la riserva naturale. A quel punto Zenas aveva preso il controllo della situazione. Dando indicazioni sempre più precise, aveva fatto accostare l'uomo in un'area all'apparenza quasi disabitata, vicino a una deviazione che si spingeva verso l'interno della costa. Per un po' aveva perso tempo a rassicurare il vecchio, dubbioso sul fatto che sapessero realmente dove stavano andando, e di fronte alla sua incertezza sempre più fastidiosa Akràv aveva aggiunto al suo compenso un'altra banconota di grosso taglio che aveva fatto storcere il naso a Noah.

«Theós! (Iddio!)» grugnì appena richiuso il baule della vettura e salutato l'uomo: «Possibile che più la gente invecchia più diventa impicciona?»
Alex gli si fece vicina e in un gesto pieno di stanchezza e comprensione gli poggiò la testa al braccio: «Avremmo potuto fare la stessa fine, sai?» scherzò in un sussurro che fece sorridere anche Noah. Non se le immaginava proprio, le Chimere, vecchie. Persino sforzandosi per lui non poteva esistere altra loro forma se non quella.
«Ti avrei chiesto di tapparmi la bocca con un calzino, piuttosto» rispose Zenas scuotendo il capo, inorridito di fronte a quella possibilità - e con la mano libera aveva poi scompigliato i capelli della sorella, ormai liberi dal giogo della parrucca. A Carry le Rouet infatti avevano tutti e quattro dismesso i propri travestimenti, cambiato abiti e finto di non essere altro che un gruppo di vacanzieri arrivati da Parigi e pronti a godersi qualche giorno di mare. In tutte quelle ore di viaggio l'Hagufah aveva sentito dire loro un'infinità di bugie e il fatto che finalmente potessero smettere di mentire gli tolse un peso di cui nemmeno era a conoscenza dal petto. 

Le Chimere di Salomone: il ReWhere stories live. Discover now