"AVANTI! NON PUÒ ESSERE COSÌ DIFFICILE!" Tuonò Morgan alzandosi di scatto dalla scrivania con la mano che gli formicolava dal desiderio di dare un pugno agli uomini davanti a lui, ma si trattenne, odiava ammetterlo ma gli servivano.

"Sophia Black" tentò ancora uno degli uomini. "Sorella di Dylan, migliore amica di Ariet"

"So chi è Sophia, ma non mi basta" disse Morgan passandosi una mano sul viso.

"Sono stanco di stare qui..." Mormorò l'uomo sullo stipite della porta. Morgan lo sentì e scattò, in un attimo era di fronte a lui.

"Ti annoi? Devo ricordarti ancora perché lavori per me? O forse non ti basta quello che già gli facciamo" disse Morgan fissando i suoi occhi in quelli dell'uomo.

"Fai dei nomi che mi piacciano o userò te per far soffrire loro" sibilò Morgan.

"Forse dovresti" disse l'uomo senza mai abbandonare la sua postura ferma e decisa.

"Sai che non ti conviene" ringhiò Morgan.

"Usa un qualsiasi membro della squadra per i tuoi giochetti, così ferisci tutti loro e ne hai uno in meno da uccidere in seguito" propose l'uomo senza distogliere lo sguardo da quello di Morgan.

"Dimmi tutti i nomi di tutti i membri di quella squadra" ordinò lui a uno degli altri uomini.

"Dylan Black
Ariet Johnson
Sophia Black
Jacob Robbins
Will Davies
Valerie Torres
Roman Tyson
Emmett Welling
Max Harris
Austin Flores" rispose immediatamente l'uomo.

"Sentito, gente? Mettetevi a lavoro, voglio un'idea geniale entro l'ora di pranzo" sorrise Morgan allontanandosi per tornare alla scrivania. Si sedette nella comoda sedia in pelle e allungò le gambe sulla scrivania mentre tutti gli uomini uscivano dalla stanza.

"Spero tu non mi deluda proprio adesso" disse Morgan poco prima che l'uomo appoggiato allo stipite seguisse gli altri, lui si fermò e si girò.

"Lo scopriranno" disse.

"Solo se mi sarà utile, altrimenti no, non sapranno mai nulla" replicò Morgan.

"Mi odieranno"

"E allora? Sai chi è e dov'è la tua vera famiglia, loro non sono nulla" disse Morgan.

"Adesso va', mi servi lì con loro, voglio più informazioni" aggiunse scacciandolo con un gesto annoiato della mano. L'uomo ubbidì e si allontanò stringendo forte il pugno, costretto a subire, senza poter reagire.

~~

Quella mattina mi svegliai ad un orario decente ed ero piena di energia. Ma no, non ero impazzita durante la notte o assunto sostanze stupefacenti, ero sempre io... ma era sabato ed io amavo quel giorno. Niente sveglia, niente urla nel corridoio da parte di Sophia, niente scuola... Era il giorno della settimana migliore, perfetto. Saltellai allegra per la stanza trascinando con me i vestiti che avrei dovuto indossare mentre canticchiavo una canzoncina che mi era entrata in testa senza che io me ne accorgessi. Fu il drin che annunciava l'arrivo di una notifica a distrarmi dai miei pensieri, presi il cellulare e vidi un messaggio. Era Dylan:

-Ciao, Ariet, sono Dylan, non ci conosciamo ma frequentiamo molte lezioni insieme a scuola. Avrei bisogno di alcune ripetizioni in filosofia e letteratura, per puro caso ho notato che hai preso una A nell'ultimo test. Ti va se ci incontriamo per un caffè e magari studiamo qualcosa insieme?
(x quanto dobbiamo continuare quest'idiozia? No, xché l'idea di te ke insegni qlcs a me, mi eccita da morire, c tenvo a dirtlo)-

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