Capitolo Quattordicesimo: Ti ho visto morire

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«Chi sei?» 

Il cuore prese a battergli sempre più forte. Noah lo percepiva palpitare prepotentemente sotto alla maglia e alla carne e per un istante credette essere sul punto d'esplodere. Avrebbe voluto afferrarsi lo sterno per provare a calmarlo, eppure ogni azione in quel momento gli sembrò impossibile: tutto ciò che riuscì a fare fu spostare gli occhi dall'energumeno con i dreadlock a colui che aveva inseguito.
Erano finalmente uno di fronte all'altro e a separarli non c'erano più di una manciata di metri. A quella distanza poteva vedere tutto di lui, dalla postura al modo in cui i capelli gli incorniciavano il viso, dalla montatura degli occhiali sino alla cicatrice che gli solcava in orizzontale lo zigomo destro. Ad ogni secondo la figura dello sconosciuto parve diventare più familiare, rassicurante - eppure nella testa del ragazzo quell'individuo continuava a non avere un nome, anche se sentiva di averlo sulla punta della lingua.

Il tizio tese un sorriso, un ghigno a dire il vero, e infilandosi le mani nelle tasche dei jeans gli chiese: «Chi credi io sia?» 

Se non fosse apparsa come la più ridicola delle risposte, Noah avrebbe detto "un fantasma". In quel frangente non trovò altre parole con cui descriverlo, dopotutto lo aveva visto morto tra le proprie braccia in una moltitudine di allucinazioni; e se all'inizio erano stati solo piccoli frammenti di sogno, con l'andare del tempo il corpo dello sconosciuto si era andato definendo fino a quelle ultime settimane, quando era riuscito a scorgere ogni dettaglio e avvertire ogni sensazione quasi avesse realmente vissuto quel momento. Eppure, come aveva potuto constatare poco prima, non si trattava di un'entità eterea. La persona che aveva davanti era fatta di carne e ossa, era viva e vegeta e l'avevano vista tutti all'interno dell'auditorium, quindi chi o cosa era, in realtà?

D'improvviso l'omone accanto allo sconosciuto gli tirò una gomitata, spezzando il flusso dei suoi pensieri.
«Akh, per favore, sii serio.»
Quella richiesta fu una sorta di fulmine a ciel sereno e Noah, sorpreso, si ritrovò a sussultare. Aveva sentito bene? Sbagliava o anche lui aveva appena usato la parola fratello? Si trattava di un termine così inusuale che faticò a credere alle proprie orecchie, arrivando a dubitare della sua lucidità.  Nonostante ciò, quando l'altro scosse piano la testa, senza però smettere di guardarlo dritto in viso, si rese conto di aver capito bene. 

«Lo sono, cosa credi? Voglio solo sentire la sua risposta.» 

Ma in quel momento, a dire il vero, non c'era. Tutto ciò che gli riempiva la mente era il numero sempre maggiore domande, di lacune. Bastava che loro, quel gruppo di estranei aprisse bocca e lui andava in tilt, come sovraccaricato di informazioni - peccato che in realtà non gli avessero ancora detto nulla. I suoi erano vuoti da colmare, fame da saziare, non pieni da liberare.

Ridestandosi, notò come i due se ne stessero lì in attesa, fermi come statue. Pendevano dalle sue labbra quasi dovesse rivelare il più sensazionale dei segreti, eppure si rese conto di non aver nulla di concreto da dire.
Chi era? Non lo sapeva. Più si sforzava meno gli sembrava di avvicinarsi a una qualsiasi risposta, peccato che fosse proprio sulla punta della sua lingua, la sentiva in bilico tra il dentro e il fuori della sua bocca - così strinse i denti. 

Chi diavolo era quel ragazzo!? 

Le tempie sembrarono gonfiarsi prendendo a fargli male e Noah avvertì la pressione diventare sempre più insostenibile. Aveva le parole bloccate in gola, ancorate nella trachea come uncini che non riusciva a tirare fuori. Gli sarebbe bastato uno sputo per riversarle al di là dei denti, per farle ruzzolare giù dalla lingua, peccato che più si sforzasse più queste sembrarono andare a fondo finché, infine, sbottò. «Non ne ho idea!» E ammetterlo, per qualche strana ragione, gli diede fastidio. Vedere come gli sguardi di quei due si fossero rabbuiati mentre comprendevano il senso della sua frase gli sembrò un'ammissione di colpa, una prova inconfutabile di quanto fosse stupido - ma infondo per quale ragione avrebbe dovuto conoscerlo?

Le Chimere di Salomone: il ReTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang