Forgive me

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-Non voglio casini.
Intimò subito Faith Davis, girandosi senza paura verso il suo professore che lentamente si stava avvicinando a lei. C'era sempre un piccolo pezzo di lei che graffiava e strillava disperatamente di scappare il prima possibile, di avere paura di Downey il terribile sempre e comunque.
Ma quel giorno la ragazza era arrivata ad un punto dove poteva perdere chiunque, anche la stessa vita, poiché senza la dignità non andava da nessuna parte.
Nessuno che le chiedeva se avesse ancora una casa, solo falsi sorrisi e gratitudine in attesa di infiniti favori.
Sembrava star così bene con la sua solitudine, ma nello sguardo nascondeva un disperato bisogno di aiuto, di umanità.
Nessuno è fatto per restare solo, alla fine quel vuoto che sentiamo è solo la mancanza di affetto.
Chi è solo ha sempre bisogno molto più amore degli altri, ha bisogno di sentirsi vivo e non abbandonato per la strada.
Alla fine la vita sempre è bella e le persone, almeno le ultime che ti seguono fino al letto di morte, degne di fiducia.
Saremo sempre il passato di qualcun altro.
Perciò Faith sentiva quella marea di emozioni vorticare nella testa, ma fisicamente non riusciva a dominare uno tsunami.
L'amore è immemore di fronte ai fantasmi.
Lei si sentiva spenta, lo spirito non muore mai dicono, ma per lei ha voluto fare un'eccezione.
-Non fare la cattiva bambina Davis, lo so che sei codarda.
Disse lui, facendo tremare la terra con la sua voce roca e profonda, sempre tesa sull'ultima vetta del cielo.
-Ebbene sia quel che sia, signore.
Pronunciò l'ultima parola con disprezzo, pensando che un uomo come lui non meritasse nemmeno di essere chiamato tale dopo le orribili cose che aveva fatto su di lei.
Hai paura? Fai che la paura lavori per te.
Voleva tirare fuori il peggio, vedere dove andava il suo male, mostrare il suo demone interiore che faceva a sangue con l'angelo che la proteggeva da tutte quelle spine che il mondo tira nei fianchi.
Downey ormai era ad un sospiro dal suo corpo, non si capiva cosa volesse fare. Combatté come una tigre pur di non farsi pressare contro il muro, ma alla fine la forza fisica maggiore vince sempre.
Non aveva paura, non aveva paura, non aveva paura.
-Non aver paura piccola mia.
Sussurrò roco, alzandole i polsi quando lo prendeva a pugni in ogni dove pur di staccarselo di dosso. Downey aveva uno sguardo strano, incerto e molto insicuro su cosa fare. La biondina all'inizio pensò che fosse sotto effetto di stupefacenti, ma no, nelle sue iridi poteva benissimo vedere il riflesso di una terribile sensazione che se ti prende ti resta dentro finché non paghi il prezzo: il rimorso.
C'era tanto pentimento da come la guardava, ma anche indecisione su cosa farle e lei fece lavorare quelle sue emozioni.
-Fallo smettere...Robert.
Per la prima volta lo chiamò per nome, stava osando tutto.
-N-no.
Mormorò con voce spezzata, il petto si mosse violentemente in avanti quando iniziò a lacrimare con pacata lentezza. Voleva ancora fare il cattivo, ma si vedeva che il buono stava uscendo di prigione.
Faith non mosse più un muscolo, si lasciò accarezzare i fianchi scoperti, pressare ancora di più mentre Downey aveva iniziato a piangere come un dannato, tentennando prima di baciarla in bocca.
Lei aveva ancora la pistola nella borsetta, ma sparò dritto nel cuore il proiettile della freddezza prima che potesse affezionarsi al caro demone.
Si assicurò che l'amore venisse rinchiuso nelle segrete della sua mente, potendo così rispondere al bacio di Robert per la prima ed ultima volta.
Lo faceva solo per aiutarlo a smettere di essere un'altra persona, lei credeva in quella resurrezione.
Sentì le sue calde mani sudate e tremanti prenderle il viso per baciarla con più potenza, lei incespicava dietro la sua ferocia. Per fargli credere di essere davvero interessata, posò leggiadra come una farfalla le mani sui fianchi dell'uomo, sfregando la pelle contro il tessuto della giacca grigia.
Downey il sensibile piangeva a dirotto in quel bacio, non sapeva nemmeno lui perché la stesse baciando e difatti si staccò.
Cadde in ginocchio, mugugnando come un bambino mentre appoggiava la testa sulla pancia di Faith, aggrappandosi alle sue spalle per poi avvolgerle la vita.
Piangeva, sentiva le lacrime bagnarle la pelle nuda e la sua barba graffiarla.
-Perdonami ti prego.
I bagni grazie alla Regina erano insonorizzati, perciò nessuno sentì il gridò straziante è disumano del cupo e maledetto demone che implorava perdono.
Faith non sapeva cosa fare, sentiva che fidarsi di lui era la cosa più sbagliata del mondo.
Non l'aveva perdonato, era ben lungi dal farlo, ma la infastidiva sentirlo singhiozzare così perciò finse dispiacere accarezzandogli il ciuffo.
Senza farsi sentire sbuffò, obbligandosi ad inginocchiarsi alla sua altezza per abbracciarlo e farsi stritolare da quel caldo abbraccio che era diviso a metà.
Sentirlo così vicino le fece un brutto effetto, percepì tutta l'oscurità di Downey uscire dal suo petto e penetrare nel cuore dell'angelo per dar via ad una ascesa al potere epica.
Il demone era passato dalla parte degli angeli, ma ad un prezzo spaventoso: così facendo, il suo male stava uccidendo una creatura purissima come Faith Davis.
Si trovava a decidere cosa fare, se accompagnarlo in paradiso, oppure sacrificarsi e cadere lei nell'inferno.
L'eterno sfidante chiedeva una vita in cambio di quella salvata, ma c'era sempre la possibilità di restare nella luce.
La ragazza doveva solo combattere fino alla morte pur di restare attaccata con gli artigli alla bontà estrema.
-Mi perdoni?
No, mai, ma un giorno forse.
-Si.
Robert la ringraziò alzandola da terra e facendole fare un giro coi piedi per aria, tenendola sotto le ascelle come un padre con la figliola.
Lei rise per finta, rendendo vera quella risata.
Quando la rimise a terra la guardò, e quello sguardo finalmente terrorizzò la Davis poiché era pieno di una cosa che aveva donato a Downey, nonostante ne avesse pochissimo: l'amore.
Solo in quel frangente si accorse di quanto bella possa essere l'alba tramontata in due occhi rimasti cuciti per troppo tempo.
Erano così enormi, così lucidi, così dolci.
-Ti voglio bene, ragazzina.
Sussurrò delicato, baciandole la testa e sorridendole felicissimo per essere passato dalla parte giusta.
Uscirono dal bagno come se non fosse successo niente, la cena alla fine terminò con applausi e anche lacrime di commozione dal nuovo puro di cuore.
-Ehi tu, vuoi che ti accompagni a casa?
Chiese Robert alla protagonista mentre tutti se n'erano andati, quella di geografia fuggita come se nulla fosse.
Salì il panico per trovare al più presto la bugia perfetta.
-La ringrazio, ma no, ho la mia bici.
Downey fece per sbarrarle la strada, ma poi si trattenne e la salutò con un bacio a stampo che le segnarono le labbra per sempre. Di solito azzardava a sfiorarle la guancia, ma non fece in tempo a sgridarlo che il rombo della sua Audi sfrecciò al suo fianco, facendole alzare i capelli.
Si sentiva strana.
Mentre pedalava verso la foresta la macchia nera del male si propagava dentro di lei, coprendole tutto il petto.
Era il cuore che sanguinava nero, cercando di tornare rosso e scintillante.
Però Faith, mio piccolo angelo, non è mai stata questa la vera battaglia.

*si, i ruoli si invertono. Perdonate sempre errori di battitura, ma sono in ritardo sulla tabella di marcia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now