To judge

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-Io...
-Zitta.
La bloccò subito il professor Downey, alzando l'indice in modo severo.
Faith Davis stava sudando dalla paura, voleva solo arrivare in quel bellissimo momento dove poteva starsene nel letto sotto le coperte e dormire senza dover rischiare tutto.
Fu facile comprendere il fatto che Chloe Syvan in realtà stava solo recitando con lei, ma aspettava di fare i conti faccia a faccia con Hannah e la sua combriccola prima di saltare a conclusioni affrettate.
Non poteva più mentire, le prove erano lì.
-Volevi vendicarti, non è così?
Faith teneva la testa bassa, respirò profondamente, chiudendo gli occhi per poi annuire lentamente. Non aveva modo di mentire, sapeva di non tornare a casa tutta intera o senza qualche livido, perciò si limitò ad annuire e stare zitta.
Tanto lo sapeva già che Downey l'avrebbe riempita di botte, forse anche stuprata.
Lo conosceva, poteva farle qualunque cosa.
Alzò il capo per fissare il soffitto, deglutendo solo l'aria e non più la calma che sempre riusciva a trovare, non poteva farlo quando l'uomo si alzò dalla sua sedia. Serrò occhi e denti, tremando fino alle ossa quando lo sentì avvicinarsi.
L'avrebbe sbattuta contro il muro, menata, schiaffi e pugni, calci in faccia.
Le avrebbe rotto il setto nasale, magari spaccando una volta per tutte il suo braccio dolorante, forse entrambe addirittura. Di sicuro le avrebbe fatto ciò che non riuscì a fare quella notte da ubriaco marcio.
-Alzati.
La voce fredda, profonda, come la corda di un basso.
Lei ubbidì, cercando di ricordarsi come il corpo umano si doveva coordinare per alzarsi, per compiere un semplicissimo movimento da tutti i giorni, ma che improvvisamente ci dimentichiamo nelle situazioni dove l'unica via d'uscita è perire.
Downey alzò una mano, lento, per poi afferrarle il mento e alzandolo di scatto per farsi guardare.
Faith aveva vergogna di guardarlo in quel modo, quindi cercò di guardare dietro di lui, oltre le spalle, ma il professore si spostava assieme al suo sguardo così fu costretta a guardarlo in ogni caso.
-Bart ti ha detto di venire qua, non è così?
La studentessa non rispose subito, aveva paura che lui andasse a trovare il vecchio uomo per terminare la sua opera, e almeno voleva proteggere l'ultimo dei suoi cavalieri.
-Non è così?!
Ripeté alzando il tono della voce, facendola indietreggiare spaventata. Downey perse le staffe e cadde dalla sella, afferrandola per il collo fragile con il solo scopo di alzarla da terra e sbatterla sulla superficie della cattedra.
Faith urlò più forte che poté quando uno spillo posato su quella cattedra le infilzò la schiena dato che ci era stesa sopra.
Ma nessuno udì il suo disperato bisogno di aiuto poiché una mano piena di vene in risalto dalla collera le stava tappando la bocca. Voleva implorarlo almeno di soffocarla in un altro punto, non proprio sopra quella spilla appuntita che le penetrava la carne senza però toccare l'osso.
L'aria tornò a fuggire quando strinse la presa, le labbra strette creavano una linea dritta ed invisibile, gli occhi sempre socchiusi e a volte spalancati, segno dei pensieri che si accumulavano nella sua mente.
Come un flash di una macchina fotografica la biondina rivide quella notte, e pregustava già il fatto di dover subire il trauma di nuovo.
Tutte le ferite, anche quelle esterne, in ogni caso lasciano un segno.
E anche se dicono che le peggiori tempeste all'alba vedranno un nuovo sole, esse lasceranno una traccia del loro passaggio.
Perciò Faith boccheggiava, ma non provava più il terrore della volta scorsa, era abituata, lo aveva previsto.
Lo conosceva troppo bene Downey, era da lui.
È proprio nel momento in cui la ragazzina affermò il suo giudizio sul suo nemico, che divenne il suo alleato.
-Non di nuovo!
Gridò l'uomo, lasciandola andare mentre si guardava le mani con labbra tremanti. La Davis si rialzò subito, cercando di togliersi la spilla infilata nella schiena mentre un rivolo di sangue le bagnava la maglietta. Girò su se stessa come un cane che rincorre la propria coda, ma Downey il terribile la bloccò.
Aveva ancora lo sguardo severo e freddo, ma senza dire una parola la girò, obbligandola a piegarsi sulla cattedra.
Ecco che stava per arrivare lo stupro, lo attendeva. Il solo modo in cui la teneva ferma lasciava presagire il peggio, pianse immaginandosi tornare a casa strisciando, ma nulla accade quando sentì la spilla togliersi delicatamente dalla sua schiena.
Lui la fece rialzare tirandola per le spalle, guardandola come se volesse ucciderla, ma si limitava a stringere i pugni e non smettere di fissarla.
C'era una luce diversa nelle sue iridi, un bagliore che li rendeva...più umani.
-Cena, stasera alle dieci. Nel bar dove vanno gli studenti.
Faith non era d'accordo, fece un passo indietro ma si piegò su se stessa sentendo la ferita aprirsi di più. Downey le mise una mano sulla schiena, fermandole il flusso del sangue. Cercò di dimenarsi, ma l'uomo le prese il volto talmente forte da far entrare la parte interna delle guance tra i denti.
-Vieni, voglio solo discutere.
Mise un'unghia nella ferita, facendole stringere i denti e costringendola ad annuire affinché togliesse quella tortura.
-Andiamo in infermeria.
Faith capì che a giudicare le persone, per quanto ci si crede degli esperti nell'anatomia della mente umana, non si ha mai ragione.
Possiamo solo giudicare in base a quello che ci mostrano, non a quello che sono realmente.


*che dire, oggi cena con i compagni di classe e i prof, che non vedrò mai più. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant